Elezioni, da Di Maio a Sgarbi: tutte le vittime illustri

Le elezioni da poco concluse hanno visto la netta affermazione del centro-destra, trainato da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Qui un’analisi della sua vittoria e le prospettive future.

Come ad ogni tornata elettorale, però, non manca qualche vittima eccellente. Ossia quei candidati dal nome altisonante che non ce l’hanno fatta ad essere eletti. Del resto, il dimezzamento del numero dei parlamentari può provocare più facilmente la sconfitta di candidati illustri.

Ecco chi sono.

Le vittime illustri delle elezioni 2022

Aiutandoci con Avvenire, vediamo chi sono gli sconfitti illustri di queste elezioni.

Luigi Di Maio

Luigi Di Maio, colui che aveva gridato alla sconfitta della povertà grazie al Reddito di cittadinanza, resterà fuori dal Parlamento. Sconfitto proprio da quel M5S da cui era fuori uscito per fondare Impegno civico insieme a Bruno Tabacci (che invece nel milanese ce l’ha fatta, unico del partito). A sconfiggerlo, proprio in quella Fuorigrotta dove ha lavorato nello stadio Maradona (quando si chiamava ancora San Paolo), Sergio Costa.

Carlo Cottarelli

Carlo Cottarelli, indicato spesso come possibile Premier tecnico, è stato candidato dal Pd ma ha perso la sfida con Daniela Santanché nella sfida all’uninominale a Mantova e Cremona. Tuttavia, essendo stato candidato anche nelle liste del proporzionale, è riuscito a farcela. Quindi è una vittima a metà.

Emma Bonino

Dopo anni di presenza parlamentare, figurando tra i politici più presenti in parlamento (qui la Top five), non ce l’ha fatta Emma Bonino. Ha perso nell’uninominale di Roma Centro, dove ha trionfato la candidata del Cdx Lavinia Mennuni.

Umberto Bossi

Un altro decano del Parlamento italiano non ce l’ha fatta: Umberto Bossi e proprio nella sua Varese. Complici sia la debacle della Lega ma anche il taglio dei parlamentari. E così, dopo 35 anni, il Senatùr non siederà sugli scranni parlamentari. Con lui anche il tesoriere Giulio Centemero, e questo è un altro caso visto che il tesoriere solitamente in Parlamento ci finisce sempre.

Vittorio Sgarbi

Il vulcanico Vittorio Sgarbi è un’altra vittima illustre di queste elezioni. Nel collegio uninominale di Bologna del Senato Pier Ferdinando Casini lo ha infatti sconfitto per 40 per cento contro 32,3. Per lui neppure la speranza di un ripescaggio, dato che la lista in cui era candidato, Noi moderati, non ha superato la soglia di sbarramento del 3 percento.

Luigi De Magistris

L’ex sindaco di Napoli ha registrato un risultato alquanto deludente con la sua neonata creatura Unione popolare (1,5%). Del resto, l’ex Pm aveva qualche speranza in Campania e in Calabria (dove è stato famoso Pm), ma il seguito è quasi nullo al centro-nord.

Gianluigi Paragone

Deludente anche il risultato di Italexit di Gianluigi Paragone, fermo a 1,9%. Dato però tra i partiti anti-sistema con maggiori chance di superare il tre percento. Probabilmente, il voto degli arrabbiati è finito in gran parte alla Meloni.

Italia sovrana e popolare

Male anche Italia sovrana e popolare, malgrado i vari volti noti che ne facevano parte. Come Marco Rizzo, Antonio Ingroia, Gina Lollobrigida e lo youtuber Lambrenedetto XVI. Ha infatti a malapena superato l’un percento.

Simone Pillon

Non ce l’ha fatta neanche il tanto discusso sui Social per le sue affermazione Simone Pillon, soprattutto in favore della famiglia e contro la teoria gender. Pillon era stato inserito nella lista del plurinominale di centrodestra in Umbria in seconda posizione, dietro a Valeria Alessandrini, dove la Lega ha preso il 7,7 per cento dei voti.

Stefania Prestigiacomo

Stefania Prestigiacomo, candidata al Senato nel collegio plurinominale (P02), dopo 28 anni trascorsi ininterrottamente in Parlamento, non potrà sedere tra gli scranni di Palazzo Madama. Eletta dal 1994 e 2 volte Ministro, era stata candidata alla presidenza della Regione Sicilia, ma proprio il diniego della Meloni aveva fatto virare per il poi vincente Renato Schifani.

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