Elezioni: per chi votano i giovani?

Per chi votano i giovani alle prossime elezioni politiche? Una bella domanda. Per ora, sappiamo di certo che al Senato potranno votare anche gli Under 25, da sempre preclusi alla camera più importante del Parlamento.

Come riporta Domani, i giovani italiani tra i 18 e i 25 anni aventi diritto al voto sono sette milioni. Stando alle stime, avranno il 9 per cento di incidenza sull’elettorato. Sebbene il loro peso elettorale varia da regione a regione. Questa fetta di elettorato si trova soprattutto al Sud, dove la popolazione è più giovane. Basta fare il confronto tra due regioni: in Liguria ci sono 260 anziani ogni 100 giovani, in Campania il rapporto è 134 su 100.

Ma torniamo alla domanda di partenza.

Per chi votano i giovani?

Se alle elezioni del 2018 i giovani si erano rivolti soprattutto al Movimento cinque stelle, con punte del 40 per cento, mentre secondo, ma molto più indietro, c’era il Partito democratico, oggi i Cinquestelle hanno perso credibilità agli occhi di molti di loro. Visto che, andati in parlamento, sono finiti al governo con tutti i partiti e personaggi fino a quel momento pesantemente criticati. Oltretutto, hanno sostenuto un esecutivo guidato da Mario Draghi, loro che si dichiaravano addirittura No Euro.

Oggi i Cinquestelle dovrebbero essere ancora la forza principale da loro scelta, ma il Partito democratico ha recuperato molto. Del resto, le forze progressiste storicamente sono quelle che più attirano i giovani. Anche se il Pd, seppur molto aperto ai giovani, di progressista e di sinistra abbia sempre avuto poco e ultimamente quasi più nulla.

Sul podio dovrebbe poi rientrare Fratelli d’Italia, che da un decennio si è sempre posto all’opposizione del governo di turno. Ponendosi come punto di riferimento per il dissenso. Certo, alcuni punti del programma ufficioso che riguardano proprio i giovani, fanno un po’ discutere. Come l’algoritmo per rintracciarli e farli lavorare (ne ho parlato qui).

Per i giovani del Nord la Lega potrebbe ancora essere un punto di riferimento, anche se la forza rinnovatrice di Salvini si è ormai sfiatata. Il Carroccio è forse l’unico partito che ancora fa la politica in strada in modo permanente e non solo sotto elezioni.

Berlusconi ha attratto il voto giovanile, soprattutto dei benestanti ma anche dei meno abbienti che speravano di diventare come lui, agli esordi nel ’94 e nella prima metà degli anni 2000. Da un decennio, invece, punta al voto di casalinghe e pensionati.

In realtà, se dovessimo proprio fare un ragionamento oggettivo, chi dovrebbe prendere molti voti tra i giovani dovrebbero essere i Verdi. Per la questione Greta e Green Generation. Tuttavia, i Verdi in Italia non hanno mai avuto numeri importanti (sempre sotto il 3 percento), a differenza di altri paesi come Germania e Francia. Ma potrebbero sfruttare l’onda verde a proprio favore ed essere un punto di riferimento per il voto giovanile.

Purtroppo, come dice Paolo Natale, docente di Analisi dei sondaggi all’Università di Milano ed esperto di flussi elettorali, nella fascia giovanile c’è oggi un 40-45 per cento di elettori indecisi o che sono già certi di non andare a votare.

Per chi votano i giovani? Meglio l’estero!

La triste verità è che in Italia i giovani preferiscono andare all’estero anziché cambiare le cose. Del resto, lo sfruttamento, il clientelismo, le barone, il nepotismo, che asfissiano da sempre questo paese, lasciano poche speranze.

Tra l’altro, negli ultimi anni l’esodo verso l’estero è stato pesantemente frenato dalle tristi vicende sanitarie a livello mondiale e da altri eventi come la Brexit. Visto che la Gran Bretagna è uno dei paesi che maggiormente attraeva i giovani per un nuovo futuro. Ma l’uscita dall’Ue ha pesantemente complicato le cose, tanto che molti italiani sono dovuti rientrare in Patria, avendo perso molti diritti ormai acquisiti.

Poi si è messa l’ennesima recessione, spinta anche dalle ultime crisi internazionali, con una contrazione del mercato del lavoro a livello mondiale.

Infine, in confronto a quanto accadeva fino a qualche anno fa, stiamo assistendo ad una inversione di tendenza rispetto al fenomeno della Globalizzazione. Con una maggiore chiusura dei confini nazionali.

Insomma, forse ai giovani davvero potrebbe convenire provare a cambiare questo paese, ritrovando un’interesse verso la politica che dagli anni ’80 in poi è stato gradualmente perso. Ma il sistema è marcio e l’uomo pensa al proprio tornaconto.

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