Introduzione
Domenica scorsa i francesi sono stati chiamati a votare il nuovo Presidente della Repubblica. Perché loro possono farlo direttamente, mentre noi dobbiamo assistere al teatrino dei “grandi elettori” che scelgono per noi. E ultimamente, considerando la riconferma di Napolitano e Mattarella, senza neanche troppa fantasia.
L’astensionismo non è ancora ai nostri livelli, visto che si è attestato al 26,2%, in crescita rispetto a 5 anni fa, quando è stato del 22,2%. E’ comunque un dato che deve preoccupare, perché vuol dire che un elettore su 4 ha preferito astenersi.
Guardando al risultato, si andrà al ballottaggio tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, proprio come 5 anni fa. Risultato alquanto scontato, data la crisi della sinistra moderata e della sinistra moderata. Mentre il terzo incomodo è stato Mélenchon e non Zemmour.
Ma vediamo meglio i risultati e come potrebbe finire.
Elezioni in Francia, Macron riconfermato per mancanza di alternative
Certo, nulla è da dare per scontato, visto come è diventata “liquida” e mutevole la politica oggi.
Come riporta Ansa, Macron ha superato la Le Pen 28,4% contro il 23,4%. Marine Le Pen potrebbe avere qualche chance se il 7 percento del candidato alla sua destra, Zemmour, convoglierà in suo favore.
Tuttavia, il sorpasso sarebbe di due punti, ma i francesi hanno confermato in questi ultimi vent’anni che preferiscono fare quadrato intorno al candidato moderato rispetto ai Le Pen di turno (padre o figlia). A prescindere che si tratti di centro-destra (Chirac), centro-sinistra (Hollande) o centro (Macron).
Grande sorpresa al terzo posto, dove il candidato della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon, è arrivato per la prima volta oltre il 20%. Il suo elettorato è però diviso, tra chi preferisce astenersi, chi preferirà Macron e chi potrebbe anche votare la Le Pen, essendo molto arrabbiato con Macron. Il quale non ha disdegnato politiche neoliberiste, scatenando continue proteste tra diverse categorie di lavoratori (dagli insegnanti agli operai passando per i camionisti).
Dietro di loro, il vuoto. Zemmour, candidato alla destra della Le Pen, dato al 16 percento nei sondaggi, ha preso meno della metà. Secondo gli analisti, hanno pesato le dichiarazioni filo-russe.
Valérie Pécresse, prima donna a candidarsi all’Eliseo per i Républicains neogollisti, sprofonda dal 16-17% dei sondaggi, al 5%. Peggio ancora i socialisti, ormai da anni fuori dal giro che conta, con il 2% di Anne Hidalgo, sindaca socialista di Parigi. Non è bastato essere il primo cittadino della capitale. La quale aveva già preannunciato la debacle.
Deludente anche il risultato dei Verdi, che alle ultime amministrative avevano travolto Macron. Ma a questo giro con Yannick Jadot sono finiti sotto la soglia del 5%. Quindi, non è bastato il tema dell’emergenza climatica o la possibilità di drenare voti a sinistra.
Conclusioni
Insomma, facendo due calcoli Macron dovrebbe essere riconfermato. Un presidente “creato a tavolino” dall’establishment per fermare l’onda nera della Le Pen. Resasi più presentabile cambiando nome e simbolo e ancora una volta capace di ottenere i voti dalle periferie abbandonate dal centro.
Ma Macron è criticabile su più fronti: non è riuscito a rendere la Francia di nuovo paritaria nella leadership dell’Unione europea, malgrado l’uscita di scena della Merkel in Germania. A livello interno, come detto, ha provocato molte proteste sociali. Su tutte, quelle dei gilet gialli.
Ma le alternative a destra e a sinistra, per sua fortuna, mancano. Anzi, sono quasi sparite, come capita alla torre Eiffel nelle giornate uggiose che rendono fitte lo smog della capitale transalpina.