Elezioni europee 2019, i partiti che rischiano di rimanere fuori

Il prossimo 26 maggio si terranno le elezioni europee. Al fine di rinnovare il Parlamento europeo. Elezioni che, come saprete, si tengono a cadenza quinquennale.

Una tornata elettorale che rischia pesantemente di dare una bastonata ai due principali partiti dell’assise europea. Ossia Ppe e Pse. Quelli che hanno pesato di più e negli ultimi hanno collaborato insieme al fine di arginare i partiti nazionalisti ed euroscettici.

Questi ultimi, peraltro, il 26 maggio rischiano di scatenare uno Tsunami che travolgerà i due partiti tradizionalisti, visto che sia i partiti centristi che quelli socialisti stanno perdendo colpi in tutti i paesi europei. Incapaci di dare risposte alle istanze di protezione e sicurezza lanciate dai ceti maggiormente colpiti dalla crisi. Anzi, hanno pure aggravato la loro situazione, preferendo perseguire gli interessi di Banche e multinazionali.

Così come quelli liberali che convergono nel terzo gruppo parlamentare per importanza: l’Alde. Sebbene quest’ultimo abbia avuto un po’ di ossigeno da En marche di Emmanuel Macron, Presidente della Francia. Presidente però fortemente contestato da mesi, come dimostrano le ormai abitudinarie manifestazioni dei Gillet gialli. Diventate più una habitué controllata dalle autorità preposte all’ordine, anziché una pericolosa sorpresa da fronteggiare. Quindi il rischio flop alle prossime elezioni è più che una possibilità.

Soffermiamoci invece sul nostro Paese. Vediamo quali sono i partiti che rischiano di restare fuori dal Parlamento [sta_anchor id=”europee”]europeo[/sta_anchor].

Elezioni europee 2019, i partiti italiani che rischiano di più

elezioni europee 2019

Quali sono i partiti italiani che rischiano di più con le elezioni europee 2019? Escludendo Lega, Movimento cinque stelle e Partito democratico, tutti gli altri rischiano di non entrare nell’Europarlamento. Visto che la soglia di sbarramento è del 4 percento.

A fornire un quadro chiaro della situazione è IlSole24Ore. Rischiano di restare fuori da Strasburgo, +Europa (alleata con Centro democratico), Mdp, Sinistra Italiana, Noi con l’Italia (i centristi del centrodestra), l’Udc, Civica popolare (i centristi del centrosinistra), il Psi, i Verdi e Possibile (il movimento di Pippo Civati).

Nonché Rifondazione comunista, che ha tutt’ora un eurodeputato ma nessun parlamentare nazionale. Per tutti questi partiti, se vorranno eleggere eurodeputati, la strategia è obbligata: o trovare ospitalità con i propri candidati sotto il simbolo di un partito più grande. Oppure tentare aggregazioni con partiti della stessa area politica per fare massa critica e puntare a superare il 4%.

Per quanto concerne il centrosinistra, alle politiche 2018, +Europa (insieme a Centro democratico) aveva ottenuto il 2,6%, riuscendo ad eleggere 3 deputati e un senatore solo nei collegi uninominali grazie all’accordo con il Pd. L’ultimo sondaggio Swg dell’11 marzo dà il partito di Emma Bonino al 2,8%.

E non è un caso che il partito della Bonino abbia provato una disperata alleanza col Pd. Che però è fallita.

Liberi e Uguali (in cui erano compresi Mdp, Sinistra italiana e Possibile) se alle politiche aveva preso il 3,4%, ora Swg dà Mdp, Sinistra Italiana e “altri di sinistra” al 2,6%. Discorso simile per Psi e Verdi, che alle politiche avevano partecipato, insieme a movimenti civici, con la lista “Italia Europa Insieme”: avevano ottenuto appena lo 0,6% (riuscendo ad eleggere tuttavia due deputati e un senatore nei collegi uninominali grazie all’accordo con il Pd). Ora Swg dà i Verdi -Italia in Comune all’1,2%.

Civica popolare dell’ex ministro Beatrice Lorenzin, alleata del Pd, aveva preso alle politiche lo 0,5%, eleggendo due deputati e un senatore ma solo grazie alle intese con i dem all’uninominale.

Per quanto riguarda i partiti di centrodestra, Fratelli d’Italia alle politiche 2018 aveva ottenuto il 4,4% eleggendo 32 deputati e 18 senatori. I sondaggi danno il partito di Giorgia Meloni sopra la soglia del 4% (quello di Swg dell’11 marzo riporta un 4,1%). Proprio il 15 marzo è in programma una riunione del partito per definire le candidature in vista delle elezioni europee.

L’obiettivo è migliorare il risultato del 2014, quando il partito per un soffio non era riuscito a superare la soglia, fermandosi al 3,7%.

Più semplice la partita di Noi con l’Italia e dell’Udc, due partiti di centristi nella coalizione di centrodestra. Pur non avendo superato il 3% alle politiche, esponenti dei due partiti eletti nei collegi uninominali al Senato sono già “ospiti” della lista di Forza Italia. All’interno del partito di Silvio Berlusconi, poi, si sta già ragionando sulla possibilità di allargare la lista alle forze moderate.

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