Mario Draghi silurato dall’amico Berlusconi: i motivi

E alla fine, anche l’ecumenico Draghi deve piegarsi alle logiche dei partiti. Del resto, siamo in Democrazia e la politica ne è la base principale. Andiamo a votare per questo, per quanto poi, i vari giochini di palazzo, spesso ribaltino l’esito delle urne.

Mario Draghi senza più maggioranza

Mario Draghi ha ottenuto sì la fiducia del Senato, ma non ha più la maggioranza. E così, malgrado i tentativi di Mattarella di tenerlo a Palazzo Chigi, a quelle condizioni non può certo restare. Pure lui, che da buon tecnico, non è avvezzo alle dinamiche proprie della politica italiana.

Il Sì a Draghi al Senato ha superato il No per 95 voti. Decisiva – oltre al non voto di quel che resta del Movimento Cinquestelle, con Conte che si sta prendendo una bella rivincita, e il No di Fratelli d’Italia ed altri gruppi minoritari – l’uscita dall’aula di Lega e Forza Italia. Dunque a nulla sono serviti i tentativi del Partito democratico, da 10 anni al governouscendo dalla porta ma entrando dalla porta”. E dei vari partitini che gli orbitano intorno.

Draghi “tradito” da Forza Italia

Nella caduta del regime del Draghistan, spicca l’atteggiamento di Forza Italia. Che di fatto si sta lacerando internamente con alcune uscite eccellenti (vedi Gelmini e Brunetta, ma chissà che non torneranno). E’ nota infatti la storica amicizia tra l’ex Presidente della Banca centrale europea e Silvio Berlusconi. Che può essere considerato uno degli artefici della sua brillante carriera (ne ho parlato qui).

Come ricostruisce Il Giornale, se è vero che tutto è partito dal diniego del M5S di votare il DL Aiuti, Draghi non ha soddisfatto le richieste di rinnovamento dell’esecutivo. Come la rimozione dei Ministri Speranza e Lamorgese, dimostratisi alquanto inadeguati.

A livello di programma, l’ormai ex Premier non ha soddisfatto delle richieste care a Forza Italia e alla Lega, come la difesa di balneari e tassisti. O la Pace fiscale. Per non parlare di temi cari soprattutto al Partito democratico. Ultimo sgarbo, quello di votare la fiducia su una risoluzione presentata dal Pierferdinando Casini, proprio del Pd.

Insomma, Forza Italia voleva il rilancio di un nuovo esecutivo sempre a guida Draghi ma basato su un nuovo patto programmatico. Possibilmente senza più i Cinquestelle e meno sbilanciato verso il Pd, che peraltro ha un peso parlamentare inferiore sia ai primi che alla Lega.

Oltre alle ragioni ufficiali, comunque, resta da considerare quelle “ufficiose“. Probabilmente Forza Italia si è resa conto che andare appresso ad una maggioranza siffatta si stava solo logorando e, di contro, stava ingigantendo gli alleati (soprattutto la Meloni).

Si vota il 25 settembre

Il Presidente Mattarella, dinanzi all’ennesima crisi parlamentare da affrontare nei suoi 8 anni al Quirinale, ha subito stabilito una data per le elezioni: il 25 settembre. Data unica, a caldo soffocante terminato. Meglio così. Bisognerà ora capire chi ci troveremo a dover votare e se sarà inutile perché non ci sarà una maggioranza netta.

In teoria dovrebbe stravincere il centrodestra, ma sappiamo che all’Unione europea non farebbe piacere…

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