Introduzione
Il Donbass è uno dei principali oggetti del contendere tra russi e ucraini. Ufficialmente il vero nome è bacino del Donec, bacino dell’omonimo fiume della Russia e dell’Ucraina: il Donec. Un affluente del Don. È una regione storica, economica e culturale, il cui territorio ricade tra gli oblast’ di Donec’k, Luhans’k e Dnipropetrovs’k.
La guerra va avanti dal 2014, sebbene i media occidentali abbiano finto di non vedere fino ad oggi. Cioè da quando il 21 febbraio 2022 il presidente russo Vladimir Putin ha ufficialmente riconosciuto l’indipendenza delle due repubbliche separatiste.
Ma gli ucraini, contro i filorussi, hanno compiuto le peggiori barbarie. E sarebbe proprio la salvaguardia dei russofoni ad aver spinto Putin all’evento di cui sopra, oltre che all’invasione dell’Ucraina tre giorni dopo.
Tuttavia, ci sono anche altre ragioni che rendono il Donbass così ambito. Come quella geopolitica, visto che, per controllare il corridoio fra Rostov e la Crimea, serve Mariupol ma anche l’area più a nord.
E poi ci sono le immancabili ragioni economiche, quelle che muovono davvero le guerre. Il Donbass è infatti ricco di materie prime.
Le materie prime del Donbass
Come riporta Il Fatto quotidiano, il Donbass, storicamente, è ricco di miniere per l’estrazione del carbone, di ferro ma anche metano, manganese, cobalto e quei metalli rari che sono sempre più preziosi per lo sviluppo tecnologico. In particolare, per costruire gli smartphone e le fibre ottiche, o il titanio e il litio per l’automotive elettrico.
Come spiega Marco Di Liddo, analista “senior” del Ce.S.I., Centro Studi Internazionale
Mariupol è il secondo porto per importanza di tutta l’Ucraina e può ospitare navi cargo. Oltretutto, conquistando la città costiera, la Russia porrebbe una seria ipoteca sui giacimenti di gas offshore nel mare d’Azov mentre sulla terra ferma esistono diversi depositi di rocce bituminose dalle quali si estrae il gas di scisto. Si tratta di un bacino esplorato solo in parte: non si sa esattamente quante siano le risorse a disposizione ma vale la pena approfondire la ricerca
In generale, l’Ucraina vanta 8.500 depositi minerari di rilevanza industriale e circa 110 tipi di minerali diversi. L’industria estrattiva, fino al 2014, generava 15 miliardi di dollari l’anno. Nell’estrazione del carbone, di cui il Donbass è particolarmente ricco, il Paese è al decimo posto al mondo.
Il Donbass ha zone più e meno sviluppate
Il Donbass, in ogni caso, presenta territori piuttosto dissimili: l’area di Donetsk è più sviluppata mentre Luhanks molto meno. Non a caso, come rivela il centro di ricerca ucraino YouControl, delle mille più grandi imprese del Paese, nella regione di Luhansk sono registrate solo sei.
L’altro aspetto da considerare è che in tutto il Donbass vengono estratte circa 23-24 milioni di tonnellate di carbone all’anno. Di queste, nelle due autoproclamate repubbliche controllate da Mosca già da otto anni, ben 18 milioni. E’ evidente quindi come le aree più redditizie siano già in mano russa.
Oltretutto, se nell’epoca dell’Unione Sovietica questa zona era fra le più prestigiose, nell’ultimo ventennio c’è stato un lento declino, acuito dalla guerra che qui è iniziata già nel 2014. Le giovani generazioni se ne sono andate e sono rimasti per lo più gli anziani e le categorie meno abbienti.
Nel 2013, le province di Donetsk e Luhansk rappresentavano quasi il 16% del Prodotto interno lordo dell’Ucraina, seconde solo a Kiev, ma negli ultimi otto anni la produzione di carbone è diminuita di quasi tre volte. Ci sono circa 80 imprese metallurgiche ma molte non sono più in funzione già da prima del 24 febbraio.
Diverse grandi compagnie minerarie e numerose realtà petrolchimiche, inclusa la mastodontica raffineria di Lysychansk, sono ormai inattive e non a causa del conflitto in corso. Rimane un enorme potenziale di crescita ma in un’area in declino.
Da vedere se alla fine della guerra ci sarà una ripresa realizzata dalla parte vincitrice o resteranno solo macerie e una fine definitiva.