Morto Don Luigi Condurro: la storica pizzeria Da Michele sempre più relegata ad attrazione turistica
Nato nel 1922, era uno dei figli di Michele che nel 1906 fondò, alle porte di Forcella, la famosa pizzeria
Pizzeria ‘Da Michele’. Come si direbbe a Napoli: ”belli tiemp ‘e na vot”. Salvando la pace, sempre come si dice a Napoli, della pasta con cui vengono lavorate le pizze, ancora unica e imbattibile per la leggerezza e come ”si scioglie” in bocca, per il resto è relegata da anni a mera meta turistica. Pomodoro inacidito, cottura eccessiva, velocità da take away. Del resto, già a partire dalle 11 del mattino o dalle 19 della sera, la folla all’ingresso comincia a divenire corposa. Pertanto, occorre velocizzare il servizio ai tavoli, cuocere le pizze velocemente. E il forno deve mantenere una gradazione alta e costante.
DA MICHELE ORMAI SOPRATTUTTO META TURISTICA – E così, chi abita a Napoli e provincia e ci va abitualmente, avrà sicuramente percepito il peggioramento degli ultimi anni. Chi invece arriva a Napoli come turista, la annoterà come tappa obbligatoria, al pari di Piazza Plebiscito o di San Martino al Vomero. Basta farsi un giro sui tanti siti dedicati a consigli per turisti, per accorgersi che la Pizzeria Da Michele viene sempre annoverata.
LA STORIA DI DON LUIGI – Lo scorso 20 novembre poi, se ne è andato uno degli ultimi due pezzi storici rimasti della Pizzeria: Don Luigi Condurro. Assieme a Raffaele, 87enne ancora attivissimo, era figlio di quel Michele che fondò l’omonima pizzeria nel 1906 a un passo dal difficile quartiere Forcella. A sua volta Michele era figlio di Salvatore, il capostipite dell’arte di famiglia iniziata nel 1870. Ma lui la perfezionò con i segreti dei maestri di Torre Annunziata, esperti nella lavorazione della pasta e della cottura della pizza.
«Da giovanissimo» – racconta il nipote Michele Capurro al Corriere del Mezzogiorno, figlio di Raffaele e pizzaiolo a sua volta «zio Luigi – iniziò a lavorare con il padre. Poi, però, partì. Per un periodo scelse la strada del commercio. Faceva il magliaro. Viaggiò in tutto il mondo e a cinquant’anni tornò in pizzeria. Aveva imparato molte lingue straniere e divenne subito quello che s’occupava delle pubblic relation del locale, un vero simbolo e maestro. È venuto in pizzeria a lavorare fino a sette mesi fa (quindi a 92 anni ndr). Poi un paio di brutte cadute, una frattura al femore e ci ha lasciati».