Domani, nuovo giornale che puzza di Ieri: chi c’è dietro

I giornali sono morti che camminano”, diceva un sociologo di cui colpevolmente non ricordo il nome. Lui si riferiva a quelli cartacei, ormai fuori tempo.

Del resto, si mantengono tutti in vita grazie al fondo pubblico dell’Editoria (che il Governo Monti riuscì a ridurre, ma non quanto avrebbe voluto complice l’opposizione dei partiti in parlamento, che li usano come propri megagoni). E campano malgrado vendano pochissime copie in edicola, alcuni praticamente nessuna. Dato che gli abbonamenti online funzionano poco, mentre gli introiti derivanti dagli Advertisements sono scarsi.

L’unico giornale di un certo spessore che si vantava di non ricevere denaro pubblico era Il Fatto quotidiano. Che però, notizia di metà giugno, ha ricevuto un bel prestitone da Unicredit di 2 milioni e mezzo di euro. Per qualche maligno, grazie all’amicizia di Travaglio con il Premier Conte. Di cui nutre particolare stima, che non manca di ribadire spesso pubblicamente (magari in modo implicito).

E proprio da Il Fatto quotidiano arriva il direttore dell’ennesimo giornale nato in questi mesi: Stefano Feltri. Del quale era vice direttore e scatenò anche non poche polemiche social avendo partecipato lo scorso anno alla misteriosa e tanto discussa riunione di Bilderberg. Dove, per i complottisti, si deciderebbero anno per anno le sorti politiche ed economiche del Mondo.

Il giornale si chiama Domani, ma come editore ha un certo Carlo De Benedetti. Instancabile ottantacinquenne sempre a caccia di avventure finanziarie.

Cerchiamo di capirne di più su [sta_anchor id=”domani”]Domani[/sta_anchor].

Nuovo giornale Domani dove si colloca politicamente

domani giornale logo

Tra le righe, l’editore Carlo De Benedetti ha fatto capire, in una lunga intervista a La7, che Domani si collocherà a sinistra. Da quanto capito, cercherà di rubare lettori a La Repubblica e a Il Fatto quotidiano. Da dove provengono entrambi. E magari pure a giornali ancora più storici, come La Stampa.

Domani sarà sia in formato digitale che cartaceo. Quest’ultimo arriverà a settembre in un formato di 8/16 pagine.

I temi principali saranno Politica, economica e ambiente.

Domani si baserà su un tipo di giornalismo partecipativo. In particolare, di tipo investigativo, sovvenzionato grazie agli abbonamenti e alle donazioni esterne.

Stefano Feltri ha affermato che “Domani avrà un sito web, in parte gratuito e in parte a pagamento”, sul modello di altri giornali. Tra i quali il New York Times. Affermando che i giornali gratis sono di bassa qualità e che è importante dipendere anche dai lettori e non solo dagli inserzionisti.

Come spiega Art Wave, gli abbonati potranno confrontarsi con la redazione durante riunioni telematiche periodiche. Proporre temi di inchiesta da sviluppare. Decidere quali e come sovvenzionarli e concorrere a decidere la linea editoriale e la direzione del giornale.

Un’altra nota positiva di questo progetto è la decisione di De Benedetti di costituire una Fondazione, sul modello dell’inglese Guardian, che, quando lui non ci sarà più, gestirà in toto le azioni della società editrice e che dovrebbe garantire, quindi, maggiore indipendenza fra editore e giornalisti.

Feltri, entusiasta, parla di un giornale inedito per il nostro Paese, visto che viene

creato da un azionista forte ma messo in condizione di essere indipendente e sostenibile, dunque al riparo da pressioni e condizionamenti

Politicamente, si dichiara “neutro ma non neutrale”. Ovvero, non sarà legato ad alcun partito, ma non se ne starà a guardare. Scendendo nell’arena.

Stefano Feltri scende poi più nei particolari, parlando di un giornale con una posizione

Liberaldemocratica, con particolare attenzione alle disuguaglianze sociali all’interno di un quadro di economia di mercato e libera iniziativa, sempre dalla parte di chi nel contesto sociale ha meno e sempre con l’occhio critico nei confronti di tutti i poteri, senza alcuna pregiudiziale

Il consiglio di amministrazione della società è composto da:

  • Giovanni Canetta, capo del Family Office di De Benedetti
  • Federica Mariani, nota come ideatrice del Festival della tv di Dogliani
  • Massimo Segre, storico commercialista
  • Virginia Ripa di Meana, figlia di Vittorio già consigliere del Gruppo Espresso
  • l’avvocata Grazia Volo

Presidente è Luigi Zanda, che ha dato le dimissioni da tesoriere del Pd, di cui rimane però senatore.

Già consigliere per dieci anni del Gruppo Espresso, Zanda afferma di essere stato

sedotto dal coraggio di un uomo di 85 anni che scommette ancora su un’impresa fatta da giovanissimi

Chi c’è dietro nuovo giornale Domani

Carlo De Benedetti domani

Dunque, da quanto capito fino ad ora, siamo di fronte ad un giornale che cerca di mettere insieme un editore ed imprenditore di lunghissimo corso quale Carlo De Benedetti, con un giovane già però con un discreto curriculum come Stefano Feltri.

Tra i due, importanti nomi di spicco sia nel campo editoriale, che economico. Oltre al giornalismo partecipativo. Non manca poi lo zampino del Pd, dato che come Presidente ci troviamo il senatore Luigi Zanda, tesoriere del partito fino a poco tempo fa.

Un insalatone misto che vedremo quanto andrà avanti. Il progetto rievoca un po’ quanto tentato da Enrico Mentana, che nell’autunno 2018 fondò Open. Presentandolo come un giornale pensato per i giovani. Ma in realtà, è finito per essere più un suo megafono personale. Anche perché la sua personalità ingombrante ha fatto ombra su tutti gli altri, per non parlare del suo iperattivismo Social e televisivo (mitiche sono le sue nottate elettorali, chiamate maratone).

Scrivere la biografia di Carlo De Benedetti richiederebbe troppo tempo e una lettura stancante e noiosa. Parliamo di un personaggio di 85 anni, soprannominato anche l’“Ingegnere”. Già editore de “la Repubblica” e di altre testate del Gruppo Espresso, vendute in blocco pochi mesi fa dai suoi figli agli Elkann.

Carlo De Benedetti è anche una figura controversa. Come fa notare Il Giornale, occorrerebbe dire basta con la favola di De Benedetti – e dei suoi giornali – più puro dei puri.

Fino a ieri non è stato così e lo sanno anche i muri della Repubblica oltre a quelli del Banco Ambrosiano, di Olivetti, di Omnitel e di Sorgenia. Le più famose delle aziende che lui ha spolpato con l’aiuto di denaro pubblico e politici compiacenti. Salvo poi abbandonarle in stato fallimentare sul groppone di banche e creditori, mentre lui accumulava miliardi con la finanza più spregiudicata.

Nel 2015, è stato accusato anche di Insider trading. Mettendo a frutto in Borsa un’informazione super riservata che Matteo Renzi, allora premier, gli aveva soffiato al telefono su un’imminente riforma delle banche popolari.

Peraltro, la stessa Repubblica non lesinò attacchi al pm Augusta Giannini. Il quale, forse non a caso, osò firmare un ordine di custodia in piena Mani pulite (1993) contro lo stesso De Benedetti. Con il giornale che fu querelato e dovette risarcire per calunnia in modo importante la Pm.

Stefano Feltri è invece il volto giusto per dare al progetto editoriale una parvenza di novità. Nel più classico stile gattopardiano.

Classe 1984, ha studiato economia alla Bocconi, ha lavorato per la Gazzetta di Modena, Radio24, il Foglio, il Riformista e poi dal 2009 al Fatto Quotidiano, di cui è stato prima responsabile dell’economia e poi vicedirettore.

Nell’estate 2019 si è trasferito negli Stati Uniti per lavorare e studiare alla University of Chicago – Booth School of Business, dove ha curato il sito ProMarket.org dello Stigler Center.

Cos’è lo Stigler Center? Come si legge dalla pagina ufficiale di Facebook, si presenta così:

Il Centro Stigler promuove e diffonde la ricerca sulla regulatory capture, sui gruppi di influenza e varie distorsioni del sistema capitalista

In un recente post pubblicato, si legge

L’obiettivo principale di ProMarket è educare il pubblico sui molti modi in cui gli interessi speciali sovvertono la concorrenza al fine di far funzionare meglio il sistema di mercato. Fin dalla sua istituzione nel 2016, abbiamo raggiunto oltre 1 milione di pagine viste, accumulato centinaia di collaboratori e abbiamo ricevuto citazioni recenti in The Financial Times, Bloomberg, MarketWatch, Elizabeth Elizabeth e molto altro. ProMarket occupa e offre una posizione unica colmando il divario tra ricerca accademica e giornali.

Insomma, tra le righe mi sembra un progetto di stampo liberalprogressista, di quelli che piacciono ai democratici statunitensi. Ovvero, quelli che disprezzano e vogliono combattere le storture del capitalismo, ma poi ci sguazzano dentro.

Oltretutto, l’Università di Chicago che fa capo a ProMarket, è dove lavora Luigi Zingales, come Robert C. McCormack professor of Entrepreneurship and Finance. Zingales è un ultraliberista convinto ed è colui che insieme a Giannino creò Fare nel 2012, per poi svelare ad una settimana dalle elezioni che quest’ultimo non aveva né Master né Laurea.

Fu poi nominato dal Governo Renzi nel nuovo C.d.A di Eni, dimettendosi il 4 luglio 2015 per incompatibilità.

E chissà che la succitata comparsata a Bilderberg di Stefano Feltri, non sia stata funzionale anche per la nascita di questo progetto editoriale pseudo-nuovo…

Giornale Domani redazione

Stefano Feltri

Difficile trovare informazioni su quale sarà la redazione di Domani. A parte i free lance e il giornalismo investigativo “dal basso”.

Secondo quanto riporta Linkiesta, il vicedirettore sarà Emiliano Fittipaldi dell’Espresso, il quale sarà affiancato da Giovanni Tizian e Stefano Vergine. Provenienti entrambi dal settimanale del gruppo Gedi, i quali garantiranno a Domani quel genere di inchieste, alcune fortunate altre meno, che hanno caratterizzato la gestione di Marco Damilano del settimanale.

A Domani arriveranno anche due giornalisti di area Comunione e Liberazione, provenienti dal Foglio di Claudio Cerasa: Mattia Ferraresi e Nicola Imberti. I quali saranno rispettivamente il caporedattore e il vice del nuovo quotidiano di Feltri.

Ferraresi è un fior di giornalista, ex corrispondente del Foglio dagli Stati Uniti, Nieman fellow ad Harvard, collaborazioni internazionali prestigiose, saggista raffinato ma al dunque un intellettuale reazionario di destra, cantore delle gesta di Donald Trump e autore di una biografia dove Barack Obama è descritto come una specie di Anticristo. Culturalmente, Ferraresi è più vicino alla Verità di Belpietro, che al mondo di Repubblica.

Imberti ha lavorato al Tempo, il quotidiano nero della Capitale, e poi ha guidato il sito internet del Foglio di Claudio Cerasa. Sempre dal Foglio, dove collabora alla pagina su Roma, arriverà il giovane Alessandro Luna.

Tra gli altri nomi che si fanno ci sono Davide De Luca de Il Post, fustigatore social dei liberisti che adesso, se dovesse accettare l’offerta e la giornalista garantista Daniela Preziosi ex Manifesto.

Feltri ha assicurato che metà della redazione sarà composta da donne. Tra le quali potrebbe esserci anche Selvaggia Lucarelli, conturbante fustigatrice Social e televisiva. Sebbene pare essere più orientata a rimanere a Il Fatto quotidiano. Anche perché questa estate parteciperà a un quiz televisivo condotto da Marco Travaglio sulla tv del giornale.

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