Diritto all’oblio, ennesima minaccia alla libera informazione: cos’è e come funziona

Cos’è il diritto all’oblio? Come funziona il diritto all’oblio? La domanda da porsi è sempre la stessa: dove finisce il diritto alla privacy e dove inizia il diritto all’informazione?

In effetti, la linea di confine tra le due sfere del diritto è molto esigua, al punto che l’una spesso finisce per invadere l’altra. Se ne è parlato molto riguardo le intercettazioni, quando spesso sono emerse notizie che andavano ben oltre il caso giudiziario per cui sono state utilizzate.

Dal 2018, l’Unione europea ha reso praticamente legge il cosiddetto Diritto all’oblio. Del quale avevo sentito parlare, ma vagamente, senza approfondire. Ma negli ultimi tempi mi sono accorto della sua esistenza sulla mia pelle. Con diverse richieste da parte di soggetti che tramite un proprio rappresentante legale, mi hanno chiesto di rimuovere contenuti potenzialmente lesivi nei loro riguardi.

Per quieto vivere, ho provveduto a rimuovere i contenuti in questione. Anche perché non ho certo i mezzi per difendermi delle importanti realtà editoriale. Le quali, nonostante ciò, in genere accontentano senza troppi problemi chi avanza queste richieste.

Tuttavia, ho iniziato a pormi la questione su quando e quanto sia davvero lecito evocare il diritto all’oblio. Ecco dunque lo scopo di questo articolo. Vediamo cos’è, come funziona e come esercitare il diritto all’oblio.

Diritto all’oblio cos’è

diritto all'oblio cos'è

Cos’è il diritto all’oblio? Come riporta Diritto.it, si tratta del diritto di ognuno ad essere “dimenticato”. In che modo? Rimuovendo tutti quei link e riferimenti che rimandano ad un contenuto online che una persona ritiene lesiva nei suoi confronti. Ovvero, potenzialmente può danneggiarne l’immagine.

Tali contenuti sono praticamente quelli facilmente raggiungibili online, in quanto ben indicizzati sui motori di ricerca (in primis Google, in più usato. Ma non è l’unico ovviamente).

Di contro, l’operazione inversa, ovvero la rimozione di quei contenuti viene definita “deindicizzazione”. Che diventa quindi basica affinché venga assolto il richiesto diritto all’oblio.

Tecnicamente, però, la rimozione di un contenuto viene attuata su più passaggi. Sia da parte del motore di ricerca, sia da parte del proprietario del sito che gestisce il contenuto “incriminato”. Vedremo più in avanti come si esercita il diritto all’oblio all’atto pratico.

Diritto all’oblio storia

diritto all'oblio come richiederlo

 

Il diritto all’oblio nasce ufficialmente dopo una Sentenza della Corte di Giustizia Ue del 2014 (v. Corte Giustizia Europea, C-131/12 del 13 maggio 2014), con la quale la Corte ha condannato Google alla deindicizzazione di alcuni siti internet che riportavano notizie lesive della sfera privata e della dignità di un cittadino europeo di origine spagnola.

Nel nostro Paese, è stato invece introdotto tramite due sentenze: Trib. Roma, n. 23771/2015 e della Suprema Corte, n. 13161/16. Nonché varie pronunce favorevoli dello stesso Garante della Privacy italiano.

La disciplina definitiva che ha reso il diritto all’oblio ufficiale per tutti i Paesi Ue è giunta tramite art. 17 del GDPR (Regolamento Generale sulla protezione dei dati personali). La quale introduce espressamente il “diritto alla cancellazione (<diritto all’oblio>)”. Armonizzato dai Paesi membri nel proprio ordinamento giudiziario dal 25 maggio 2018.

Quali contenuti rientrano nel diritto all’oblio

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Riguardo il contenuto che può essere oggetto di richiesta di rimozione, esso deve rimandare ad una notizia in cui si segnala che a carico dell’interessato alla cancellazione vi sono precedenti giudiziari sia civili che penali (condanne per reato, pignoramenti, vendite all’asta etc.).

Le condizioni principali sono due:

  1. bilanciamento tra il diritto (privato) alla reputazione e riservatezza con il diritto di cronaca e l’interesse (pubblico) alla conoscenza di certe informazioni, connesse in special modo con il ruolo ricoperto da tale persona nella vita pubblica (cfr. Corte Giustizia Europea, C-131/12 del 13 maggio 2014)
  2. il o i link di cui si chiede la rimozione devono avere ad oggetto notizie o contenuti risalenti nel tempo (ma non viene precisato un lasso di tempo minimo)

Qualora la richiesta resti inascoltata, l’interessato ha facoltà di rivolgersi direttamente al Garante della Privacy o all’Autorità Giudiziaria (conf. ancora Trib. Roma, n. 23771/2015).

Occorre però anche aggiungere che la rimozione dei contenuti da parte di Google non è così scontata ed automatica. Spesso, infatti, Big G fa valere all’editore il diritto all’informazione. Salvo caso in cui ci sia tanto di querela o denuncia da allegare alla richiesta.

Di solito, il colosso di Mountain View è più magnanimo quando il contenuto lede in concomitanza anche le sue linee guida.

Come esercitare diritto all’oblio

come rimuovere contenuti obsoleti google

Due sono le strade da intraprendere. Ciò in quanto la richiesta di rimozione da avanzare a Google non è sufficiente. Dato che Big G eliminerà eventualmente il link dal proprio motore di ricerca, ma non ovviamente dal sito che pubblica il contenuto in questione. Per questo, occorre contattare il Webmaster del sito sul quale il contenuto è stato pubblicato.

Quindi, ricapitolando, affinché si voglia esercitare il diritto all’oblio, occorre fare due passaggi:

Contattare il Webmaster

cercando un modo per contattarlo. Generalmente una email, indicata in una sezione “Contatti” o “Per contattarmi” collocata da qualche parte sulla Home page del sito.

Se il sito è di grandi dimensioni, in genere ci sono più email o moduli di contatto in base al problema. Generalmente, occorre contattare alla voce Redazione.

Chiedere rimozione a Google

Sono tante le tipologie di contenuti per i quali si può chiedere la rimozione (testo, video, immagini, documenti, ecc.).

Google prevede un modulo da compilare in tutte le sue parti, raggiungibile a questo link.

Esistono poi i contenuti cosiddetti obsoleti, che rimandano a quei contenuti ancora indicizzati ma di fatto non più esistenti o profondamente modificati. In tal caso, occorre

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