La Cina ha una imponente presenza dello Stato in tutti i settori strategici. La chatbot Deepseek è solo l’ultimo caso.
In questi giorni è arrivata l’ennesima notizia allarmante dalla Cina. L’azienda Deepseek ha rilasciato un chatbot basato sull’intelligenza artificiale generativa e sull’apprendimento automatico. Parliamo di un diretto concorrente di ChatGPT dell’americana OpenAI. La quale, rispetto al corrispettivo cinese, costa molto di più e non è open source.
E’ bastato l’annuncio e il successo immediato sul mercato che in Borsa sono crollate tante aziende tecnologiche americane: Nvidia ha perso in poche ore quasi 600 miliardi di dollari di capitalizzazione (-17%). Poco meno dell’intera capitalizzazione della Borsa di Milano. Non è andata meglio ad altre aziende tech, soprattutto nel settore dei semiconduttori: Broadcom -16,5%, Arm -10%, Amd -6%.
Deepseek ha meno di 2 anni di vita, circa 200 dipendenti e ha investito 6 milioni di dollari per sviluppare il suo prodotto. E qui troviamo la terza differenza con OpenAI: quest’ultima conta un investimento di 100 milioni di dollari per ChatGPT, ha quasi 10 anni di vita e conta circa 4.500 dipendenti. Insomma, rispetto all’azienda cinese costa molto di più ed è molto più pesante.
I numeri della Cina non si fermano qui e sono un autentico schiaffo a quel liberismo anti-statale che dagli anni ’90 ha preso piede anche da noi, con lo smantellamento di tutte le aziende pubbliche, compresa l’IRI. E si ritorna sempre al famigerato discorso tenuto da Mario Draghi sul Britannia nel 1992, col quale preannunciava tale operazione di liquidazione fallimentare. Per la cronaca anche il Britannia – il panfilo della famiglia reale britannica – finirà di navigare di lì a poco.
La presenza dello Stato in tutti i settori in Cina è evidente e dà i suoi frutti. Con questo non si vuole fare discorsi da comunisti nostalgici, ma, semplicemente, si dà peso ai numeri.
La presenza in Cina dello Stato in tutti i settori strategici
Come riporta Maurizio Blondet, che ha riassunto varie fonti statistiche, tra il 2003 e il 2007, gli Stati Uniti erano leader in 60 dei 64 settori coperti dal Critical Technology Tracker dell’ASPI. La Cina in appena 3. Nel 2023 la Cina era diventata leader in 57 settori.
La Cina forma annualmente 8/15 volte (le stime variano molto tra di loro) il numero di laureati STEM (science, technology, engineering and mathematics) degli Stati Uniti nonostante abbia “solo” 4 volte gli abitanti USA (1,4 miliardi contro 335 milioni).
Pochi giorni fa, il “sole artificiale” cinese (l’Experimental Advanced Superconducting Tokamak) ha battuto un nuovo record nel campo della fusione nucleare riuscendo a mantenere stabile uno stato di plasma confinato per oltre un quarto d’ora (1.066 secondi). Il reattore sperimentale di fusione magnetica è stato sviluppato dall’Hefei Institutes of Physical Science che fa parte dell’Accademia Cinese delle Scienze. Un ente pubblico.
In meno di 20 anni, al Cina ha costruito la rete ferroviaria ad alta velocità più estesa al mondo. Dall’inaugurazione della prima linea nel 2007, la rete si è estesa fino a circa 45.000 chilometri (2023), più del doppio della lunghezza complessiva delle altre ferrovie ad alta velocità del mondo. Praticamente è abbastanza lunga da circondare la Terra. Inutile dire che il trasporto ferroviario in Cina è completamente pubblico.
In Cina il mercato dell’auto è controllato dalle cosiddette 5 sorelle: FAW, Dongfeng Motor Corporation, Shanghai Automotive Industry Corporation, Changan Motors e Chery Automobile. Sono tutte aziende pubbliche.
Nel 2024 nell’elenco delle migliori imprese stilato ogni anno da Fortune (Fortune Global 500), ci sono 128 imprese cinesi, (erano 135 nel 2023). Di queste, ben 90 sono imprese statali (più del 70%).
Nella sola Cina, il governo centrale possiede 51.341 imprese di Stato, valutate a 29,2 trilioni di dollari e danno lavoro a circa 20,2 milioni di persone. La Cina è il più grande Paese per numero di aziende di Stato. Stando all’ultimo report OCSE, per quanto riguarda l’Europa, in Germania le aziende interamente pubbliche sono 71, in Francia 51, in Svezia 49, in Finlandia 47, in Danimarca 21. In Italia sono 20.
Molti Paesi hanno una partecipazione (parziale o totale) dello Stato superiore al 10% nelle prime 10 aziende per dimensione e importanza. Così non è per l’Italia. Non vanno meglio per quanto concerne il valore del patrimonio netto contabile delle grandi aziende di Stato rispetto al PIL.
Se si guarda poi al rapporto tra occupazione totale e occupazione nelle imprese di Stato, controllate e partecipate, l’Italia risulti agli ultimi posti tra i Paesi OCSE con il 3%.
Strategico per lo Stato anche il settore bancario, che costituisce le fondamenta economico-finanziarie di un Paese: in Cina la quota di attività bancarie detenuta da banche statali è del 77,3%. In Italia è dello 0%.
Chatbot Deepseek e modello IRI
Sembrano così distanti e non solo per gli oltre 90 anni che li separano. Eppure, la chatbot IA di Deepseek è l’ennesimo frutto di quell’albero prospero chiamato IRI che l’Italia ha istituito nel 1933.
L’IRI è stato protagonista della ricostruzione industriale postbellica, intraprese interventi volti allo sviluppo economico delle regioni meridionali, al potenziamento della rete autostradale, del trasporto in genere e delle telecomunicazioni, al sostegno dell’occupazione.
Tanti sono i primati tecnologici italiani:
- il polipropilene, la plastica più prodotta al mondo;
- la principale azienda europea di semiconduttori (STMicroelectronics);
- lo standard di codifica digitale MPEG (da cui deriva l’MP3);
- la prima centrale a concentrazione solare al mondo a immettere elettricità in una rete nazionale;
- il primo modello commercializzabile di auto ibrida (Alfa Romeo 33 ibrida);
- il sistema di pagamento dinamico più utilizzato in Europa (Telepass).
Nel 1992, poco prima dello smantellamento, l’IRI contava circa 13 mila addetti alla ricerca, 114 laboratori aziendali, 7 centri specializzati (con 9 distaccamenti locali) e 9 consorzi “Città-ricerca” attivi in 16 Regioni.
Trasformato in società per azioni nel 1992, l’IRI cessò di esistere dieci anni dopo. E con essa, la capacità innovatrice del nostro paese.
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