Dazi, Trump dichiara guerra a Prosecco e Pecorino italiano: tutti i prodotti italiani a rischio

Viviamo nell’era post-globalizzazione. Accortisi, dopo averla sostenuta, che la globalizzazione ha creato soprattutto effetti nefasti più che benefici, negli ultimi anni i paesi stanno tendendo a chiudersi. Complice anche la recessione economica del 2008, che ha stravolto l’economia globale.

E così, si è tornati al protezionismo, alla paura dello straniero. Visto come una minaccia per le proprie risorse. Si stanno di nuovo ergendo muri, fili spinati, referendum per uscire dall’Ue (vedi Brexit), si eleggono governi populisti con venature xenofobe.

Anche la vittoria di Donald Trump nel paese globalizzato per antonomasia, è un chiaro segnale di tutto ciò. Forse il più evidente. Il Paese che dalla Seconda guerra mondiale in poi si è aperto al Mondo, pure troppo. Intromettendosi negli affari degli altri e spalancando le porte agli immigrati che, del resto, lo hanno fatto grande.

Durante la sua entusiasmante campagna elettorale, Trump ha attaccato sovente la Cina e la Corea del sud. I cui bassi costi di produzione sono una minaccia anche per l’economia statunitense. E, eletto Presidente, ha imposto dazi ai loro prodotti. Soprattutto agli elettrodomestici. Ma ha anche promesso di rivedere gli accordi commerciali con l’Unione europea, a suo dire, troppo svantaggiosi per gli Usa.

Ed ecco che ora tocca a noi. Trump minaccia dazi a tanti prodotti provenienti dall’Ue, tra cui, ovviamente molti sono italiani. Ecco quali prodotti nostrani rischiano di [sta_anchor id=”dazi”]più[/sta_anchor].

Dazi, perché Trump minaccia Ue

trump gerusalemme

Come riporta Il Giornale, l’ultima mossa di Trump è una significativa escalation della tensione tra Washington e Bruxelles e arriva in un momento particolarmente delicato per il futuro dell’Unione europea, con le elezioni al Parlamento europeo fissate per il prossimo mese e coi vertici alle prese con un difficile negoziato sulla Brexit.

I prelievi proposti dagli Stati Uniti sui prodotti europei si aggiungono alle tariffe americane già imposte sulle importazioni europee di acciaio e alluminio e alla minaccia dell’amministrazione statunitense di incrementare anche le tariffe sui prodotti automobilistici per ragioni di sicurezza nazionale.

Lo scorso luglio, durante una visita a Washington, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, aveva stretto un accordo con il numero uno della Casa Bianca per avviare negoziati commerciali e astenersi dall’imporre ulteriori dazi. Quei negoziati non sono mai iniziati ufficialmente e le trattative preliminari non hanno fatto molti progressi. Gli Stati Uniti si sono sempre lamentati della riluttanza dell’Unione europea a includere l’agricoltura nei colloqui.

Da ultimo gli aiuti alla Airbus hanno creato nuovi mal di pancia spingendo Washington a una nuova rappresaglia.

La Commissione europea giudica “ampiamente esagerato” il livello delle contromisure minacciate da Washington in risposta all sovvenzioni accordate alla Airbus. E fa subito sapere che non rimarrà inerme dinnanzi all’aggressione commerciale di Trump. Stando a quanto fatto trapelare dal portavoce Daniel Rosario, sarebbero stati avviati “i preparativi” per misure analoghe di rappresaglia nel caso degli aiuti americani alla Boeing.

“Mettere i dazi è stupido”, commenta il ministro italiano alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio.

“Trump mette i dazi, e noi li metteremo sugli Stati Uniti, e di nuovo Trump li metterà su vari prodotti – continua – ci saranno problemi per tutti coloro che importano ed esportano”. “Così si fa uno sgarro all’Italia che non è fatta di stupidi – conclude il leghista – se qualcuno mette i dazi sui nostri prodotti vorrà dire che andremo a cercare altri mercati. Poi, però non si lamentino…”.

Qualcuno però dica a Centinaio che Trump piace tanto al suo leader Matteo Salvini. Ma questo forse è un assaggio di come potrebbe essere l’Ue dopo le elezioni del prossimo maggio, se a vincere saranno i partiti nazionalisti in ogni paese membro.

Dazi di Trump, quali prodotti italiani sono a rischio

trump mussolini

Le esportazioni negli Stati Uniti sono senza alcun dubbio il principale mercato del vino made in Italy. Un giro d’affari da 1,5 miliardi di euro che nel 2018 ha avuto un aumento record del 4%. I nuovi dazi di Trump, secondo un’analisi della Coldiretti, colpirebbero in particolar modo gli spumanti italiani e il Prosecco. Ma non solo.

Nella black list sono finite anche altre etichette come il Marsala e persino i superalcolici. Poi, c’è tutto il comparto dell’agroalimentare nazionale, a partire dall’olio di oliva e dai formaggi come il pecorino. E ancora: gli agrumi, l’uva, le marmellate, i succhi di frutta, il Marsala e perfino l’acqua.

Questi prodotti vanno ad aggiungersi ai già colpiti acciaio e carbone.

Il valore complessivo di queste esportazioni è pari a 4,2 miliardi e rappresenta circa il 10% del totale delle esportazioni nazionali che nel 2018 è stato di 42,4 miliardi. Per questo il presidente della Coldiretti,

Ettore Prandini, spera che Trump e le istituzioni europee facciano il possibile per “evitare uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati”.

Benvenuti nel mondo post-globalizzato.

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