I David di Donatello scimmiottando gli Oscar per una autocelebrazione della retorica di sinistra.
Mercoledì scorso si sono tenuti anche quest’anno i David di Donatello, una sorta di Oscar italiani. Una celebrazione che in Tv ha assunto sempre più importanza, scimmiottando uno show in stile americano, proprio come quello delle famose statuine pelate. Già di per sé patetico e fumoso, nel quale la qualità dei film passa in secondo piano.
La serata di premiazione dei David di Donatello è diventata sempre più una kermesse sinistroide, dove si improntano discorsi retorici, autocelebrativi, ruffiani. Ma anche lo spettacolo che va in scena in mattinata non è da meno. Presentato quest’anno da Geppi Cucciari, che ha ironizzato su tutto, sbertucciando il possibile, fino alla nausea.
David di Donatello, un circo sinistroide
Protagonista il film su Berlinguer, portato sul grande schermo come un santino. Una pellicola per nostalgici radical chic più che per la classe operaia finita da tempo all’inferno. Bravo Elio Germano a interpretarlo, per carità. Camaleontico come sempre.
Un personaggio sul quale qualche revisionismo andrà fatto, prima o poi. Visto che negli anni ’70 tentò di andare al governo con la Dc, per poi improntare un muso duro dopo la morte di Moro, certo che quel progetto fosse ormai fallito (qui un approfondimento).
Chissà se questi attorucoli sanno che Cinecittà l’ha fondata il Fascismo e che la scuola di doppiaggio italiana, stimata in tutto il mondo (a parte la degenerazione degli ultimi anni), è tale sempre grazie al quel periodo. Forse lo sanno ma non possono dirlo. Perché in Italia la cultura è stata sempre monopolio di sinistra, emarginando chi non la pensava così.
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