Qualche giorno fa si è festeggiato il sommo poeta Dante Alighieri, in una giornata chiamata Dantedì, esattamente il 25 marzo. Ma mentre l’Italia tesseva le lodi di quello che viene considerato il “padre della lingua italiana“, tra programmi tv, post sui Social e altre formule tradizionali e moderne, all’estero qualcuno ben pensava di metterselo letteralmente “sotto i piedi“.
Nella fattispecie, le accuse al Sommo poeta autore, su tutte, della complessa Divina commedia, sono arrivate dalla Germania e dall’Olanda. Già, sempre loro. Quei paesi del centro Europa che ci trattano come l’ultima ruota del carro. Che ci danno lezioni di politica ed economia, anche grazie ai governanti locali che non ci fa rispettare a dovere nelle dovute istituzioni (e che si comporta anche in un modo non proprio irreprensibile).
In Germania, Dante è stato accusato di varie cose, tra cui di plagio. In Olanda è stato invece censurato.
Vediamo meglio di cosa si tratta.
Perché Dante accusato di plagio in Germania
Come riporta La Stampa, un editorialista tedesco della Frankfurter Rundschau, Arno Widmann, anche fondatore del quotidiano Taz e traduttore di Eco e Malaparte in Germania, parte dalla data. Ritenendo che la celebrazione del 25 marzo, riferita alla discesa all’inferno di Dante avvenuta in modo immaginario in quella data nel 1300, fosse in realtà non reale, così come la sua data di nascita.
Poi rincara la dose:
L’Italia lo loda come uno di coloro che hanno portato la lingua nazionale ai vertici della grande letteratura. In un certo senso, Dante si è costruito una lingua apposta per la sua opera, e da questa lingua è nata la lingua dei suoi lettori e poi dell’Italia
Ma secondo lui, questa è la “favoletta che si raccontava agli studenti negli Anni 60, visto che non volevano imparare il testo e facevano fatica a leggerlo”. Quella di Dante non era nient’altro che la lingua “volgare”, cioè la lingua del popolo.
Mette poi in dubbio l’esistenza di Beatrice e lo accusa di aver scimmiottato i poeti in lingua d’oil come Brunetto Latini, esiliato in Francia, e di essersi messo in “competizione con lui, volendo provare a superarlo”. Ma l’amico di Dante, Brunetto, anche lui fiorentino, era più furbo e avrebbe scritto il suo Trésor in francese (una forma arcaica) perché quella era la lingua delle poesie d’amore.
E non è tutto, il “disonesto” Dante spedisce Paolo e Francesca all’Inferno, attribuendo il loro destino infausto alla volontà di Dio, in modo da poterlo rimproverare per questo. Ma, dice Widmann, non è stato Dio, ma Dante stesso che si è innalzato a giudice supremo.
L’apice della critica del tedesco mossa a Dante è che sia, citando T. S. Eliot che pubblicò un piccolo trattato su Dante nel 1929, un “autore di facile lettura. E ha ragione”. Lo confronta con Shakespeare giudicando quest’ultimo anni luce più moderno. Ed ecco la stoccata di Widmann:
L’amoralità di Shakespeare è assai meglio del vizio di Dante di avere un’opinione su tutto, portare tutto al tribunale della propria moralità
Arriva infine l’accusa di plagio riferendosi a quanto già disse lo studioso spagnolo Asín Palacios nel 1919, che affermò che Dante si era basato su un poema mistico arabo in cui si narra l’esperienza dell’ascesa al Cielo.
Perché Dante censurato in Olanda
E veniamo al paese alleato della Germania nell’Eurozona e in questa critica frontale a Dante: l’Olanda.
Come riporta Il Primato nazionale, nel paese dei tulipani, la casa editrice Blossom Books ha dato alle stampe una nuova versione dell’Inferno dantesco, privandolo della presenza di Maometto. Autrice di questo taglio è stata la traduttrice Lies Lavrijsen, secondo cui il nome di Maometto sarebbe risultato «inutilmente offensivo per un pubblico di lettori che è una parte così ampia della società olandese e fiamminga».
Ma è davvero così? La censura dantesca in nome del rispetto verso l’Islam, in Olanda ha ancora minor senso considerando che la popolazione musulmana rappresenta circa il 5% della popolazione totale. Mentre il 30% è costituito da due rami della fede cristiana: i cattolici in larga maggioranza al 24% e i protestanti al 6%.
Il poeta toscano, considerando Maometto un eretico dalla vera fede cristiana, lo pose all’Inferno e soprattutto gli riservò delle mutilazioni corporee che l’Islam considera un intollerabile oltraggio.
In realtà la posizione di Dante nei confronti dell’Islam e in generale della cultura araba appare molto più complessa, come già riferiva più di un secolo, nel 1919, lo studioso ecclesiastico spagnolo Miguel Asìn y Palacios, nel suo classico volume L’escatologia musulmana nella Divina Commedia.
Per l’Europa (nella quale personalmente non sarei mai entrato) i prodotti italiani sono dannosi alla salute, i vini buoni sono francesi (dimenticando che tutti i vini francesi, tranne lo champagne, sono tagliati con vini siciliani, calabresi e pugliesi, altrimenti non varrebbero una cicca).
Ci hanno costretto a distruggere agrumi e latte per comprarli da altri paesi europei (come se il latte francese fosse migliore di quello italiano), i salumi italiani non vanno bene (sarà buono il wurstell) e adesso attaccano anche la nostra cultura.
Sarà che l’Italia, essendo il paese europeo più ricco di prodotti tipici e siti archeologici e culturali, fa paura al resto dei paesi europei?
Ma quando capirà il nostro governo che l’Europa è meglio perderla.
Per inciso: sono pronto a scommettere che i soldi del recovery plan non li vedremo mai. E se ci daranno qualcosa sarà a fronte di richieste rovinose