Danimarca, islamisti sempre più padroni dei bar

Se in molti locali del Sud Italia (anche se ormai pure del centro nord) i proprietari sono costretti a pagare il pizzo, in altri paesi europei si è vittima della prepotenza islamista. Ne sa qualcosa Copenaghen, capitale della Danimarca e simbolo, come tante altre capitali europee, del multiculturalismo. E di periferie abbandonate a se stesse, sempre più preda degli immigrati. Anche per volere delle amministrazioni, che preferiscono emarginarli ghettizzandoli lontani dal centro. Quel centro che deve restare bello e splendente per uso turistico.

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La situazione critica di Norrebro

Norrebro, un quartiere della periferia nord occidentale di Copenaghen, epicentro economico e culturale della Danimarca. Diventato, grazie all’alta concentrazione di migranti, un’icona dell’ideologia multiculturalista è uno di quei quartieri che le guide per turisti «radical chic» si compiacciono di definire «hipster», «colorato» e «trasgressivo». Così trasgressivo da esser dichiarato «zona della sharia» dalle gang islamiste che da mesi ne pattugliano le strade minacciando i proprietari dei bar dove si serve alcool o si esercitano attività «blasfeme». «Sono entrati nel mio bar urlando ai clienti di andarsene e sostenendo che bere alcool è vietato perché la zona adesso è loro e tutta Norrebro risponde alle regole della sharia». Racconta a Radio24 Syv Heidy Dyrnesli, proprietaria del Cafè Heimdal. Mohammed Ahmed, un proprietario a cui i vigilantes contestano l’«aggravante» d’essere musulmano, confessa al quotidiano della Danimarca Nettavisen di vivere nel terrore: «Hanno aperto la porta a calci minacciando di scorticarmi vivo se non la smetto di servire alcool o, in alternativa, non gli versavo una tassa di protezione di 60mila corone (8mila euro)».

ALTRO CHE PAESE MODELLO: LA DANIMARCA HA I NOSTRI STESSI DIFETTI

Autorità incapaci di reagire

isis terrorismo
Sono tanti i Paesi a rischio terrorismo

In altri casi si è già alle violenze vere proprie. Molti proprietari hanno denunciato il lancio di mattoni e di colpi di lanciarazzi contro i locali. Il tutto sotto gli occhi di una polizia che non muove un dito nonostante le disperate richieste degli imprenditori che «da mesi – riferisce la tv danese – chiedono alla polizia di Copenaghen d’intervenire». Un’inerzia singolare visto che Norrebro è il quartiere dove è cresciuto ed è stato ucciso in un conflitto a fuoco il terrorista palestinese Omar Habdel El Hussein autore, nel febbraio 2015, di un duplice attentato nel cuore di Copenaghen costato la vita a due persone e il ferimento di sei poliziotti. «Non lo consideriamo un grande problema – dichiara al quotidiano Berlingske un portavoce della polizia liquidando il tutto come il gesto di alcuni «teppisti». Un altro portavoce confida invece di voler risolvere il problema «dialogando con giovani e comunità». Una bella illusione visto quel che è toccato mercoledì scorso alla signora Inger Stojberg, il ministro per l’Integrazione e l’Immigrazione della Danimarca arrivato nel quartiere su richiesta degli imprenditori locali esasperati dall’apatia delle forze dell’ordine. Non appena giunta a Norrebro è stata circondata da un gruppo d’immigrati e di estremisti di sinistra che le hanno dato della «nazista» e della «fascista». E così alla povera ministra non è restato che sfogarsi su Facebook: «Vi garantisco – ha scritto – che questa non è una “zona della sharia” e non lo sarà mai. E siete fortunati che non lo sia perché così avrete un regolare processo quando la polizia vi arresterà». Ma succederà mai?

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