In Rai cambia sempre tutto per non cambiare niente. Megafono del potere, gestito da chi va al governo fin dalla sua fondazione nel lontano 1956. Pure il pagamento del Canone obbligatorio non è cambiato. Storie di ieri e di oggi, di giornalisti faziosi che su una rete pubblica ricevono le chiavi di una trasmissione per colpire l’avversario di turno. L’ultimo caso che sta facendo scalpore è quello di Marco Damilano.
Damilano, infatti, è nell’occhio del ciclone per aver ospitato nella sua trasmissione “Il cavallo e la torre” il filosofo francese Bernard Henri Levy. Il quale lunedì scorso, in collegamento, ha dato vita ad un monologo contro Salvini e Meloni e la solita litania sul pericolo di un ritorno del Fascismo. Fantasma invocato dalla sinistra puntualmente ad ogni elezione, con la speranza di spaventare il prossimo. Prossimo in realtà più spaventato dalle bollette di luce e gas.
Marco Damilano cura e conduce un programma che somiglia molto a Il fatto di Enzo Biagi. Sia per la durata (10 minuti), sia per il format, sia per l’orario nel quale va in onda. Ma i due leader del centrodestra ne chiedono le dimissioni e la soppressione del programma, anche a fronte del lauto stipendio che percepisce.
Marco Damilano chi è
Come riporta Wikipedia, Marco Damilano è nato a Roma il 25 ottobre 1968. E’ un giornalista, saggista e opinionista italiano, direttore de l’Espresso dal 25 ottobre 2017 al 4 marzo 2022. Giornale di cui era però già parlamentarista e cronista politico dal 2001, diventando vicedirettore nel 2015.
Formatosi professionalmente nel solco dell’Azione Cattolica, in televisione appare spesso ospite di molte trasmissione. Soprattutto su La7 e Raitre. Inoltre, sulla rete di Cairo era ospite fisso dal 2017 al 2022 in Propaganda Live, condotta da Diego Bianchi (in arte Zoro). Prima ancora lo era a Gazebo su Raitre, sempre condotta da Zoro.
E’ uscito da L’Espresso in polemica per il cambio di proprietà e da aprile è stato ingaggiato dalla Rai per una striscia quotidiana di informazione. La quale è iniziata a fine agosto, con Il cavallo e la torre appunto. Il titolo trae ispirazione da un libro di Vittorio Foa e si riferisce ovviamente agli scacchi e ai movimenti di queste due pedine, metafore anche dell’agire umano: la torre è il simbolo di chi fa una mossa ripetitiva, il cavallo salta e spiazza.
Inoltre, dal 27 giugno 2022 collabora con il quotidiano Domani come editorialista, giornale di De Benedetti per il quale curerà anche un periodico mensile.
Sulle pagine di Libero, Francesco Storace parla di “paracadute rosso” per Damilano. Il quale ha avuto il coraggio di dimettersi da un grosso periodico come L’Espresso per poi trovare, stranamente, subito un lauto ingaggio in Rai. Chiamandolo ironicamente “reddito di militanza“.
Marco Damilano quanto guadagna
Ma quanto guadagna Marco Damilano? Sul web cifre ufficiali non ne circolano, ma solo tante voci che hanno quasi tutte una cifra comune: mille euro a puntata, per 200 puntate totali. Quindi, un contratto da 200mila euro totali.
Il caso ha anche riportato sotto i riflettori la questione dell’obbligatorietà di pagare il Canone Rai. Visto da decenni, anche su queste pagine, come una tassa iniqua perché pagata anche da chi la Rai, e magari la Tv in generale, non la vede mai. Oltre alla questione dei programmi Faziosi (la “f” maiuscola è puramente voluta), appunto, e al fatto che con il digitale l’offerta è così ampia che i tempi in cui sul piccolo schermo c’era solo la Rai appaiono preistoria.
Da anni il centrodestra promette una sua abolizione, ma pur avendo governato più di dieci anni degli ultimi 30 (considerando anche la presenza singola di Lega o Forza Italia in una coalizione larga), non lo ha mai fatto concretamente. Mentre il Pd non solo non si è mai lasciato andare a questa promessa, ma durante il Governo Renzi fu addirittura imposto nella bolletta della corrente elettrica.
Infine, i Cinquestelle avevano promesso maggiore trasparenza ed equità a Viale Mazzini. Ma sappiamo come è andato a finire pure questo cavallo di battaglia. Insieme a tanti altri (elenco completo qui).
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