Dahmer, di cosa parla serie Netflix che fa discutere

Dahmer, di cosa parla serie Netflix che fa discutere

Spesso il Cinema attinge dalle storie di spietati serial killer per farne film o serie Tv. Anche se il più delle volte sono affossati da critiche pesanti, riguardo la spettacolarizzazione della violenza e del dolore, l’eccessiva poca attinenza della sceneggiatura rispetto ai fatti reali, la qualità del girato, la scelta degli attori e così via. Non fa eccezione la serie Tv di Netflix Dahmer.

La serie Dahmer di Netflix narra la storia di Jeffrey Dahmer, violento serial killer i cui appellativi dicono già tutto di lui: “The Milwaukee Cannibal” (Il Cannibale di Milwaukee) o “The Milwaukee Monster” (Il Mostro di Milwaukee). Egli infatti, oltre ad aver ucciso 17 giovani, si accaniva contro di essi con una crudeltà spaventosa. Oltre che dissacrarne i cadaveri con atti sessuali o facendoli a pezzi. Conservando poi spesso in casa dei resti a mo’ di trofeo.

La serie Netflix Dahmer ha, come detto, incassato già molte critiche. Anche di razzismo ed omofobia. Eppure, sta macinando numeri da record: come riporta Iodonna, la serie partita in contemporanea mondiale dal 21 settembre, ha raggiunto oltre 196 milioni di visualizzazioni nella settimana di debutto, conquistando la vetta nella classifica delle serie più viste in lingua inglese. È nella Top Ten Netflix di 92 Paesi ed è prima in Italia.

Numeri che rievocano quelli di Squid game, partita anche essa nello stesso periodo dello scorso anno e per la quale è in lavorazione un sequel (qui gli ultimi aggiornamenti). Serie utilizzata anche come simbolo delle proteste.

Dahmer Serie tv Netflix di cosa parla

Come detto, la fortunatissima serie Tv Netlix Dahmer narra le vicende di Jeffrey Dahmenr, serial killer che oltre ad aver ucciso 17 ragazzi, compiva su di essi violenze sessuali, necrofilia, cannibalismo e squartamento. Non a caso, il colosso dello streaming ha classificato la serie con la categoria “Horror”.

La serie non risparmia scene cruenti, del resto è inevitabile. Come l’autoerotismo di Jeffrey ricordando animali sventrati oppure come quando frigge un rene umano a mo’ di Hannibal Cannibal. Aveva poi trasformato la sua casa in un museo con tanti cimeli del suo macabro operato, come una testa mozzata in frigo oppure un paio di genitali in freezer. Conservava crani e perfino uno scheletro nel comò.

La serie pone molto l’accento sul lato psicologico, tanto da essere soprattutto un thriller psicologico, seppur disturbante.

Chi è Jeffrey Dahmer

Come riporta Wikipedia, Jeffrey Dahmer nacque il 21 maggio 1960 a Milwaukee, nel Wisconsin (USA), primogenito di Lionel Harbert Dahmer (1936), studente di chimica e Joyce Annette istruttrice di telescriventi. Si trasferì a Doylestown, Ohio, a sei anni. E’ qui che il piccolo Jeffrey inizia a maturare un carattere chiuso e apatico, complici le prolungate assenze del padre e la depressione della madre. La quale passava buona parte della giornata a letto.

A 8 anni iniziò a collezionare resti di animali morti che seppelliva nel bosco antistante la loro nuova abitazione e iniziava a chiedere al padre chimico cose strane sul trattamento dei cadaveri animali con alcune sostanze, per esempio la candeggina. Più cresceva e più aumentava la sua attività disturbata sugli animali, oltre a maturare una deviata fantasia erotica nella pubertà, avente come oggetto esseri umani morti.

A 16 anni iniziò a consumare alcolici e scoprì anche di essere gay. Raggiunta la maggiore età, lasciò la casa della madre (i suoi avevano pure divorziato) per tornare nella prima abitazione dell’Ohio.

La sua prima vittima fu Steve Hicks, un autostoppista di 19 anni. Era il 1979 e il ragazzo gli chiese un passaggio per raggiungere un concerto. Dahmer gli propose di fare prima un salto a casa sua per offrirgli birra e qui, dopo un po’ di dialogo, lo colpì con un manubrio di 4,5 kg e lo soffocò. Poi si accanì sul suo corpo proprio come fino ad allora aveva fatto con gli animali. Da allora le sue vittime furono soprattutto ragazzi gay adescati nei bar, non perdendo però il suo raccapricciante hobby sugli animali.

Fu scoperto grazie ad una mancata vittima che riuscì a scappare accortosi delle strane reliquie che aveva in casa. C’è da dire che la sua attività si intensificò proprio quando ottenne la libertà condizionata ed era in attesa del processo. Come se avesse voluto dare un colpo di coda alla società prima della condanna certa: uccise dal 1990 al 1992 ben 12 persone, mentre fino ad allora ne furono 7.

Il processo di Dahmer iniziò il 30 gennaio 1992 a Milwaukee, in cui dovette rispondere ai 15 capi di imputazione e ottenne 957 anni di prigione (la somma di tutti i reati computatigli). La polizia locale fu anche molto criticata per la scarsa attenzione mostrata nelle indagini e per non aver dato il giusto peso alle denunce del suo vicinato.

Nel 1994 fu vittima di 2 tentativi di omicidio, il secondo andato a segno: Christopher Scarver, un detenuto sofferente di schizofrenia, lo colpì con l’asta di un manubrio trafugata dalla palestra del carcere. Dahmer morirà il 28 novembre durante il trasporto in ospedale a causa del trauma cranico riportato. Il suo cervello fu in seguito prelevato e conservato per studi scientifici.

Serie Tv Netflix Dahmer: le critiche e le polemiche

La serie sta facendo discutere per vari aspetti. Oltre alla questione spettacolarizzazione della cronaca, assai comune tra questi prodotti cinematografici, l’allora procuratore distrettuale di Milwaukee Michael McCann, ha dovuto difendere gli agenti della Polizia dall’accusa di non aver dato peso all’operato di Dahmer per questioni di razza e/o sessuali (buona parte delle sue giovani vittime sono state persone di colore e gay).

Una critica simile riguarda però la serie stessa, giacché Kim Alsup, in un’intervista al Los Angeles Times, ha detto di essere stata «trattata in modo orribile» sul set. Di essere solo una delle due persone di colore ad aver lavorato alla serie e che spesso veniva chiamata come l’altra «solo perché avevamo entrambe le treccine».

Un’altra polemica riguarda il fatto che, nel pubblicizzare la serie sui Social, Netflix abbia usato l’hashtag Lgbtq+ per rimarcare l’omosessualità di Dahmer. La comunità Lgbtq è insorta e Netflix lo ha rimosso.

I familiari delle vittime hanno poi accusato il colosso dello streaming di non essere state interpellate e ce non c’era alcun bisogno di un’opera del genere.

Infine, c’è anche la questione merchandising. TMZ riferisce che Taylor James, gestore del sito Cult Collectibles a Vancouver, possegga gli occhiali indossati da Dahmer durante la prigionia ed è disposto a venderli a non meno di 150mila dollari. Ma pure le sue posate, la sua bibbia personale, le foto originali di famiglia e una pila di documenti.

Pronti per essere venduti, cavalcando l’onda mediatica del momento. Il perché poi si collezionino gli oggetti di un serial killer, è un’altra questione da comprendere. Il macabro del macabro.

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