Da Folletto a Murolo: i tanti motivi che stanno trasformando i quarantenni in assassini

I CASI DI CRONACA NERA PIU’ NOTI E RECENTI RIGUARDANO SOPRATTUTTO QUARANTENNI
La cronaca nera ha sempre affascinato la piccola borghesia italiana. Storie di massacri familiari spinti da diversi motivi finiscono per diventare affascinanti gialli da seguire, anche grazie alla romanzizzazione cui ne fanno i mass-media. Soprattutto la televisione, con il proliferare di salotti dove esperti e vip dicono la loro su tristi casi di cronaca. Anzi, si spingono oltre, diventando autentici tribunali via etere. Un tempo c’era ‘Un giorno in pretura’, che si limitava a raccontare le cronache giudiziarie. Poi via via il confine è stato superato ed oggi pare essere la Tv la vera giudice di un assassino. Si dovrebbe correre ai ripari con una legge che vieti la pubblicazione di intercettazioni, di indagini, di nuove prove emerse. E che si limiti solo a riportare le sentenze. Ma una siffatta legge andrebbe contro gli interessi dei colossi televisivi. E bene sappiamo quanto i principali partiti siano ad essi legati. Comunque, un dato particolare è emerso dai recenti fatti di cronaca. Riguardano quasi sempre quarantenni, che diventano assassini da un giorno all’altro. I motivi sono molteplici.

I VARI CASI – La crisi della mezza età e dei 45 anni. Debiti, vizi, situazioni familiari che non reggono più, voglia di evadere e di libertà, sensazione di fallimento o di onnipotenza che ti travolgono e ti stravolgono fino alla follia. Al raptus. Alla cronaca nera.
Pasqualino Folletto – l’uomo (classe 1969) che venerdì ha confessato di avere ucciso con 45 coltellate Maria Luisa Fassi detta «Migia», la tabaccaia di Asti – è l’ultimo caso, la sua è l’ultima di una serie di storie drammatiche che ci hanno accompagnati – e commossi e feriti e terrorizzati – in questi mesi. Pasqualino, ma non solo lui. Da Michele Buoninconti (compie martedì 46 anni) a Massimo Bossetti (45), da Giulio Murolo (48) ad Antonio Palleschi (44) e Padre Graziano (45): tutti presunti assassini, tutti in carcere o già sotto processo.
Tutti quarantenni.
I MOTIVI ECONOMICI – «Questa, con tutto rispetto, è una generazione sfigata – spiega Paolo Crepet, 63 anni, psichiatra, scrittore e sociologo – nel senso che avere 45 anni oggi non è per niente facile. La disoccupazione picchia duro. Perdere il lavoro a 32 anni ti permette di guardare avanti e ripartire, perderlo a 62 ti fa resistere per arrivare alla pensione. A 42 lo si vive come un fallimento, perché non si è più giovani e non si è ancora sufficientemente anziani. Allo stesso modo, pur lavorando, i problemi economici possono diventare devastanti». Già, proprio come nel caso di Pasqualino Folletto, il magazziniere che ha ucciso per 800 euro. E che aveva debiti, doveva sfamare tre figli (due gemelli nati nel 2008 e una bimba di 11 anni sofferente di una rara malattia genetica) e non sapeva come fare. «In più – continua Crepet – diventa importante il livello culturale medio basso che non dà prospettive di cambiamenti».
LA CRISI DELLA FAMIGLIA – I soldi, ma non solo. I moventi che portano alla follia omicida spesso sono legati alla famiglia. Alle donne. Al sesso. Giulio Murolo, l’infermiere di Napoli che lo scorso 15 maggio, a Secondigliano, ha sparato dal balcone di casa facendo una strage (quattro morti tra cui il fratello e la cognata), ha spiegato di aver perso la testa a causa dei pessimi rapporti con i parenti («Uno subisce, subisce, subisce. E alla fine scoppia»). E Massimo Bossetti, il muratore di Mapello sotto processo (l’11 settembre la terza udienza) con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio – sparita da Brembate Sopra il 26 novembre 2010 e trovata morta tre mesi dopo a Chignolo d’Isola – stava vivendo una situazione matrimoniale non facile con la moglie Marita Comi (hanno tre figli), fatta di tradimenti e incomprensioni.
E ancora. Michele Buoninconti, il vigile del fuoco in cella con l’accusa di avere ucciso la moglie Elena Ceste (sparita di casa il 24 gennaio 2014 e ritrovata morta il 18 ottobre), secondo l’accusa (prossima udienza del processo, con rito abbreviato, il 23 settembre) avrebbe ammazzato per gelosia: secondo l’uomo lei sarebbe stata distratta dalla solita vita familiare fatta di quattro figli e una casa grande da mandare avanti a causa di presunti flirt in chat e strani messaggi telefonici di amanti.
«Dal punto di vista familiare siamo in una piena rivoluzione – precisa Crepet – perché la tecnologia, internet, i cellulari e i social stanno stravolgendo le nostre vite con l’illusione di darci la libertà. In passato gli uomini sposati avevano pochi mezzi per evadere dal matrimonio, mentre ora basta aprire Facebook ed è facile socializzare, conoscere. E internet è un mezzo utilizzabile da chiunque, dal muratore semianalfabeta al professore universitario. La tecnologia sotto questo aspetto è democratica. Il problema, però, è che genera delle aspettative che non sempre diventano realtà: il passaggio dal virtuale al reale spesso crea guai».
IL SESSO – Sì, anche questioni di sesso. Quello che ha portato Antonio Palleschi, muratore di 43 anni, ad aggredire e uccidere, lo scorso 1 novembre a Sora, in provincia di Frosinone, la professoressa di inglese Gilberta Palleschi (i due non erano parenti). «Sono uscito di casa, dovevo scopare, ho preso la prima che mi è capitata», ha spiegato l’uomo durante la confessione: il 23 ottobre è prevista la prima udienza del processo in cui è imputato per omicidio volontario, occultamento e vilipendio di cadavere. E sempre una questione di sesso (e una presunta gravidanza) avrebbe spinto, secondo l’accusa, Gratien Alabi, il padre congolese più conosciuto come Padre Graziano (arrestato lo scorso 24 aprile), a uccidere Guerrina Piscaglia, sparita da Ca Raffaello, una frazione di Badia Tedalda (Arezzo), il primo maggio 2014.

(Fonte: Libero)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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