Cutolo, morto il boss sfruttato dallo Stato che si paragonava a Gesù

Raffaele Cutolo è morto a 79 anni, nel carcere di Parma, quello destinato ai condannati al 41-Bis. Fondò la Nuova Camorra Organizzata negli anni ’70, per contrastare le vecchie famiglie che si spartivano Napoli e provincia. Innescando poi una guerra sanguinaria con la Nuova Famiglia, frutto di un’alleanza con chi non voleva restare inerme alla sua espansione.

Raffaele Cutolo, in una intervista a Giuseppe Marrazzo, poi romanzata nel libro Il Camorrista (dal quale è stato anche ispirato l’omonimo film), disse che “quando nasci a Napoli la Camorra ti scorre nelle vene“. E lui ne è stato un esempio eloquente. Non seppe domare questo istinto primordiale di chi nasce in certe terre, ma che per fortuna riesce a buona parte di essi. Cutolo fu un prodotto dell’ingiustizia sociale evidente soprattutto al Sud.

Ma Raffaele Cutolo non fu solo uno dei tanti Boss della Camorra. Sognava il riscatto del Meridione d’Italia. Proponeva un’alternativa, seppur sbagliata, agli atavici problemi dei giovani delle sue parti. Volle e riuscì a sedersi ai tavoli che contavano, lui che proveniva da una famiglia di umili origini (il padre era un mezzadro e la madre una lavandaia). Fu addirittura chiamato in causa dai Servizi segreti per salvare l’assessore democristiano Ciro Cirillo. Quello Stato che lo ha sfruttato e poi abbandonato.

Ma Cutolo porta con sé anche alcuni segreti.

Raffaele Cutolo storia

Cutolo nacque il 4 novembre del 1941 ad Ottaviano, comune vesuviano in provincia di Napoli, da Michele e Carolina Ambrosio. Il padre, detto ‘O monaco per la sua fervente religiosità, era un contadino mezzadro, mentre la madre era una lavandaia. Dopo aver conseguito la licenza elementare svolse numerosi lavori come garzone presso artigiani locali.

Il 24 settembre 1963 commette l’omicidio che gli aprirà le porte del carcere e della malavita. Uccise un ragazzo di Ottaviano, Mario Viscito, poiché, mentre spingeva l’auto rimasta senza benzina, quest’ultimo fece apprezzamenti sulla sorella Rosetta. Ne seguirà una rissa, al termine della quale Raffaele uccide il giovane. Presentatosi spontaneamente dopo due giorni di latitanza presso una caserma dell’Arma dei Carabinieri, verrà condannato all’ergastolo, pena ridotta in appello a 24 anni di reclusione. Da scontare presso il carcere di Poggioreale.

Qui sfiderà a duello Antonio Spavone – boss della camorra rispettato da carcerati e secondini – durante l’ora d’aria ma questi non si presentò. Ciò rese Cutolo una celebrità e gradualmente iniziò la sua scalata al potere, facendo favori a destra e manca ai detenuti e ai loro famigliari.

In carcere veniva chiamato “O’ professore” per il suo modo saggio di discorrere, avendo letto molti libri in carcere. Ma soprattutto, creò la “Nuova Camorra Organizzata” (NCO), un’organizzazione piramidale e paramilitare, basata sul culto di una sola personalità: Cutolo appunto. Si chiamava così per spodestare il potere alle vecchie famiglie che a detta di Cutolo avevano fatto il loro tempo.

Fu condannato ad un totale di 13 ergastoli, record italiano di lungodegenza carceraria.

La sua attività lo vide avere anche intrecci con la Banda della magliana di Roma, nonché contatti, come vedremo, con le Br, la Dc e i Servizi segreti. In definitiva, è stato condannato a quattro ergastoli da scontare a partire dal 1995 in regime di 41 bis. Ha cambiato diversi carceri, fino a quello di Parma dove sono stati reclusi tra gli altri anche i super boss Totò Riina e Leoluca Bagarella, Massimo Carminati e Marcello Dell’Utri.

Raffaele Cutolo e il caso Cirillo

Come riporta Wikipedia, all’inizio del 1981, Raffaele Cutolo viene trasferito nel carcere di Marino del Tronto ad Ascoli Piceno, come aveva richiesto. Il 27 aprile di quell’anno, l’assessore democristiano Ciro Cirillo – responsabile amministrativo della delicata ricostruzione postsismica – venne rapito dalla “colonna napoletana” delle Brigate Rosse. Così, i servizi segreti ed alcuni esponenti politici, si recano a colloquio da Cutolo per chiedere che intercedesse nella trattativa per la liberazione di Cirillo.

Cutolo, coadiuvato dai brigatisti che si trovavano nello stesso carcere, riusci a stabilire una cifra per la liberazione dell’assessore napoletano. Che avviene di fatto il 24 luglio 1981. Si stabilì così un reciproco scambio tra DC, servizi segreti, NCO e Brigate Rosse. Cutolo ottenne dalle Br l’omicidio del vicequestore Antonio Ammaturo, avvenuto il 15 luglio 1982. Ma dai Servizi segreti Cutolo non ottenne nessuna delle richieste avanzate. Tra cui la seminfermità mentale e alcuni trattamenti di favore per sé e per gli affiliati dell’organizzazione.

Non solo, Cutolo fu anche trasferito nel carcere dell’Asinara in Sardegna l’anno seguente e posto in massimo isolamento. Il che portò al cedimento di alcuni personaggi a lui molto vicini, come Giovanni Pandico e Pasquale Barra, acui si aggiunsero quelle di tanti altri pentiti. Ci furono così quasi 900 arresti in tutta Italia, tra cui spiccarono anche nomi eccellenti. Pure personaggi dello spettacolo, come Enzo Tortora e Franco Califano. Poi di fatto riconosciuti estranei ai fatti.

Cutolo fu negli anni via via abbandonato a se stesso e gli fu negata anche la scarcerazione nel 2020 in piena Pandemia Covid-19. Concessa invece ad altri super boss da Bonafede. Scarcerazioni che provocarono anche non poche polemiche. Evidentemente, Cutolo doveva restare dove si trovata, faceva più comodo a tutti.

Cutolo e il caso Moro

Raffaele Cutolo ha sempre sottolineato il fatto che la Dc e i Servizi segreti si fossero prodigati tanto per un assessore regionale, ma non per il presidente del partito Aldo Moro. Lo stesso sequestrato e poi ucciso materialmente dalle Brigate Rosse appena 2 anni prima . Gettando ulteriori ombre sul fatto che, probabilmente, la sua morte sia stata voluta dall’alto.

Come riporta LaRepubblica, Cutolo fu anche ascoltato nel 2015 e la sua testimonianza è raccolta nel documento 316/1, protocollo 1027, data 21-09-2015 contenente files audio. Guarda caso, dei 41 documenti raccolti da parlamentari, magistrati, poliziotti, carabinieri che collaborano con la commissione, proprio il 316/1 è l’unico secretato. Gli altri sono tutti liberi o, al massimo, riservati. Verità che molto probabilmente non sapremo mai, perché come disse lui stesso quell’anno: “se parlo io, crolla lo Stato“.

In una bella intervista a Enzo Biagi, Cutolo si paragona ai grandi profeti delle religioni universali: Gesù, Buddha e Maometto. Asserendo che anche lui, come Gesù, aveva fatto del bene.

Intervista a Raffaele Cutolo

Ecco un’intervista a Raffaele Cutolo di Enzo Biagi

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