Quando si parla di problemi a un reattore nucleare, il pensiero va subito a quanto accadde in quel di Chernobyl, nel 1986. Un evento tragico che portò l’Italia a rinunciare a questa fonte energetica. Oggi però rivalutata grazie alle nuove generazioni tecnologiche e ai problemi energetici recenti.
E dunque, non può non scattare l’apprensione alla notizia che il reattore di Penly, nel dipartimento della Senna Marittima, Francia, gestito dalla multinazionale di Stato dell’energia Edfper, abbia delle crepe. Più profonde del previsto.
E data la nostra vicinanza al paese transalpino, la cosa ci preoccupa non poco. Ma cosa rischia davvero l’Italia?
Crepe a un reattore in Francia: qual è la situazione
Come riporta Il Giornale, Edf lo scorso 24 febbraio ha fermato l’impianto dopo la scoperta di corrosione “significativa” in un circuito di emergenza di un reattore a Penly (Seine-Maritime).
L’Autorità per la Sicurezza Nucleare (Asn) di Parigi ha sottolineato che si tratta di un “tema serio e problematico” per bocca del presidente Bernard Doroszczuk nel corso di una audizione al Senato.
Volendo geolocalizzare il reattore, si trova vicino a Rouen e Le Havre. Penly è una delle più importanti centrali nucleari della Normandia. Il reattore ora è fermo e Dorszczuk ha ammesso che la crepa abbia le seguenti dimensioni: 23 mm di dimensione per uno spessore totale di 27. Il che corrisponde a 6-7 volte la dimensione stimata inizialmente.
Non è la prima volta che di recente la Francia fa i conti con problemi a reattori nucleari. Edf da fine 2021 ha dovuto chiudere 16 dei 56 reattori francesi e nel 2023 prevede di ripararne 10 di loro. Disagi importanti in un anno, come quello scorso, già complicato per l’energia.
Ricordiamo infine che il gruppo Penly è tornato nel 2022 sotto il pieno controllo dello Stato francese per volontà di Emmanuel Macron.
Crepe a reattore nucleare francese: cosa rischia l’Italia?
L’autorità francese rassicura che non si tratta di un danno che produrrà problemi per possibili fughe di materiale fissile. E quindi, non esiste alcun rischio anche remoto di danni alle persone e all’ambiente circostante.
Tuttavia, proprio i silenzi e le omissioni come quelle verificatesi nel caso succitato di Chernobyl o più recente di Fukushima, ci insegnano che omissioni e bugie da parte delle autorità responsabili, non sono da escludere. E non fanno altro che peggiorare le conseguenze dei disastri nucleari.