All’indagine giudiziaria che si è messa in moto in questi giorni per accertare le possibili responsabilità sulla gestione della Pandemia da Covid-19, si affiancherà anche quella politica, mediante una commissione parlamentare d’inchiesta. Proprio come promesso da Fratelli d’Italia in campagna elettorale.
Sia chiaro, non bisogna farsi troppe illusioni. La storia ci insegna che le commissioni parlamentari d’inchiesta in Italia raramente hanno prodotto qualcosa di concreto (ne abbiamo parlato qui).
Tuttavia, è un ottimo inizio ed un buon segnale di rottura di chi è al governo rispetto a certi temi. Senza però dimenticare che anche la Meloni ha firmato l’istituzione del passaporto vaccinale. Ecco quando partirà e su cosa indagherà la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid-19.
Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid: i dettagli
Il Giornale ha dato alcune anticipazioni sulla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione del Covid-19. Ne ha parlato Galeazzo Bignami, viceministro Fdi a Infrastrutture e Trasporti, che la Commissione l’ha fortemente voluta:
Indagheremo su tutto, anche in ossequio alla regolamentazione sanitaria internazionale prevista dal regolamento 1082 del 2013 del Parlamento europeo
Si partirà prima dell’estate, «forse già ad aprile» promette Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari sociali della Camera dove ieri sono state auditi esperti come l’ex Oms Francesco Zambon, giornalisti e parenti delle vittime. Con dichiarazioni però contrastanti.
Tanti i punti oscuri su cui la Commissione dovrà fare chiarezza: È vero che Roberto Speranza sapeva da tempo della pandemia? A quanto pare, lo scrive lui stesso nel libro Perché guariremo, sparito clamorosamente dalle librerie. Perché il ministero della Sanità impedì le autopsie? Che senso aveva inchiodare la cura domiciliare alla «tachipirina e vigile attesa», teoria scientifica demolita da altre scoperte?
Ed ancora, perché il protocollo di Stato sul plasma escluse il medico (poi morto suicida) Giuseppe De Donno, che aveva salvato tutti i suoi pazienti?
Per non parlare delle mascherine farlocche del commissario all’emergenza Domenico Arcuri, sdoganate allegramente (e senza pagare l’Iva) sebbene fossero senza certificazione dopo aver scoperto che ne eravamo sprovvisti, perché Luigi Di Maio le aveva regalate alla Cina.
Il funzionario della Direzione antifrode dell’Agenzia delle Dogane Miguel Martina avrebbe scoperto una presunta truffa. Ma i suoi superiori lo avrebbero invitato a fermarsi, come dimostrerebbe un audio pubblicato da Today.it che ha innescato un’interrogazione della deputata Fdi Alice Buonguerrieri.
Sapremo mai qualcosa su questi ed altri misteri? Chissà.