Australia alla frutta. Uno dei paesi che, insieme a Canada, Italia e Cina, si è dimostrato maggiormente dittatoriale rispetto alIa gestione del Covid. Il lavaggio del cervello inflitto agli australiani non ha risparmiato i giovani, che oggi chiedono la quarta dose di Vaccino pur conoscendo i rischi che ciò comporterebbe.
Infatti, i medici australiani che fanno parte del Gruppo di consulenza tecnica australiana sull’immunizzazione (noto con l’acronimo ATAGI) – una sorta di Comitato tecnico scientifico in salsa australiana – si stanno chiedendo, tormentati dai brandelli di coscienza che ancora gli rimane, se sia opportuna una quarta dose di vaccino Covid-19 alla fascia d’età compresa tra i 16 e i 29 anni.
Giovani australiani chiedono vaccino Covid pur conoscendo rischi
Come riporta il Guardian Robert Booy, un esperto di malattie infettive all’Università di Sydney, ha affermato di aver sostenuto una revisione delle linee guida. Sostenendo che una quarta dose dovrebbe essere messa a disposizione di questa delicata fascia di età, ma non obbligatorio.
Booy ha affermato che le persone che svolgono una vita sociale molto attiva (come i giovani appunto, tra scuola e uscite serali) o che sono in stretto contatto con qualcuno che ha una condizione di salute di base molto precaria, dovrebbero avere questa opzione. In particolare perché impedirebbe la diffusione della malattia e ridurrebbe il rischio di casi Covid più lunghi.
In realtà, non è accertato che il vaccino contro il Covid-19 basato su mRNA impedisca la diffusione del virus, come ammesso dalla stessa Pfizer.
Non a caso, altri esperti non sono d’accordo sulle linee guida che dovevano essere riviste. Nicole Higgins, presidente del Royal College for GPs, ha dichiarato di non pensare che la fascia d’età richieda una quarta dose in questa fase, aggiungendo: “dobbiamo vedere come il Covid si evolverà nei prossimi 3-6 mesi“.
Giovani australiani in cerca della quarta dose di Covid-19
Il Guardian poi racconta alcune storie, che rievocano una sorta di Trainspotting dove però i giovani non cercano droghe ma un vaccino.
Quando il vaccino bivalente – che fornisce protezione contro l’originale e un ceppo di Omicron Covid – è stato reso disponibile in Australia, Greta, 26 anni, ha deciso di trovare un professionista della salute disposto a piegare le regole. La prima farmacia a cui si avvicinò rifiutò, ma la seconda farmacia accettò di darle una quarta dose.
Greta, che ha preferito rimanere anonima, non ha contratto Covid e vive con i suoi genitori, entrambi immunocompromessi. Ha detto che per lei i benefici di ottenere la quarta dose hanno superato i rischi e ha trovato un farmacista disposto a farlo.
Booy ha dichiarato di essere a conoscenza di persone di età compresa tra 16 e 29 anni che hanno approfittato per ottenere una quarta dose che sarebbe altrimenti scaduta.
Alex Faure, 29 anni, ha affermato di volere il vaccino perché il suo partner era immunocompromesso. Ha detto che vorrebbe l’opportunità per il suo medico di famiglia di aiutarla a prendere la decisione, in base alle sue specifiche esigenze di salute.
Vaccino Covid e rischio miocardite
Su queste pagine abbiamo spesso parlato di vaccino Covid e rischio miocardite per i giovani. Un rischio per la fascia d’età è infatti lo sviluppo di miocardite, un’infiammazione del muscolo cardiaco. Secondo i dati di Booy, sono a rischio circa uno su 10.000 uomini e uno su 30.000 donne nella fascia di età 16-29 anni che ricevono una dose di vaccino Covid-19. Ma forse le cose stanno peggio.
Comunque, un portavoce del dipartimento sanitario federale, ha affermato che Atagi si è riunito regolarmente e se fossero disponibili nuove prove, prenderebbe in considerazione e aggiornerà le raccomandazioni come richiesto.
Per i giovani, il calcolo costi-benefici sempre rievocato ogni qualvolta si parla di vaccini pende probabilmente pesantemente verso i primi. Visto che, come detto, non è scientificamente accertato che le persone non vaccinate siano meno infettive di quelle che non si sono vaccinate. Mentre corrono il rischio di ritrovarsi una infiammazione al cuore o altri disturbi.
Il tutto, diventando paradossalmente un rischio maggiore per quanti pensano invece di proteggere, visto che finiscono per non usare più mascherine e distanziamento sociale certi di non essere un pericolo.