Coronavirus, Governo Conte sapeva tutto il 12 febbraio? Spunta Report inquietante

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 3 Novembre 2020

Nel periodo del Lockdown, Giuseppe Conte è stato dipinto come l’eroe dei due Mondi. Che ha salvato gli italiani da una ecatombe e che è stato un esempio per tutto il Mondo.

Giuseppe Conte si è accentrato i poteri, il parlamento per 3 mesi è stato esautorato e il Governo è andato avanti a colpi di decreti. Dipingendo come dittatore chi ha fatto più o meno la stessa cosa, ma era già visto come un mostro prima. Vedi Orban in Ungheria.

Poi però, finita l’emergenza, la verità sta venendo lentamente a galla. Come una parte dei documenti che ha rivelato come il Governo abbia chiuso tutta l’Italia ad inizio marzo, mentre il Comitato tecnico scientifico chiedeva di farlo solo per le zone del Nord inizialmente interessate.

E ciò rievoca le accuse di Lukashenko rivolte al Fondo Monetario Internazionale, riguardo i soldi offerti in cambio di un Lockdown imposto alla popolazione (ne ho parlato qui).

Ieri però è emerso un altro Report che inguaia il Governo Conte. Facendogli perdere ulteriormente credibilità. Stando alle carte, infatti, l’esecutivo in carica era già stato avvisato in data 12 febbraio su un virus che avrebbe potuto uccidere 60mila persone. Ecco cosa è venuto fuori.

Governo Conte responsabilità Covid-19

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Come riporta LaRepubblica, mercoledì 12 febbraio 2020 il Ministero della Salute aveva vari incontri. Con la Cina, per l’invio di aiuti sanitari. Con gli omologhi del G7 per vedere come contrastare la diffusione della Pandemia. E una riunione con il Comitato tecnico-scientifico.

Ed è qui che casca l’asino. Ed il Governo Conte. L’oggetto della riunione era la presentazione di uno studio – realizzato da Stefano Merler – intitolato “Scenari di diffusione di 2019-NCOV in Italia e impatto sul servizio sanitario, in caso il virus non possa essere contenuto localmente”.

In molti avevano etichettato il Covid-19 come una semplice influenza, ma il ricercatore fin da subito aveva messo le cose in chiaro: “È una cosa seria, anzi serissima“.

Il 5 febbraio Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, lo avrebbe invitato a Roma a una riunione a porte chiuse per poi sollecitarlo a produrre lo studio ufficiale del 12 febbraio.

I due scenari considerati più concreti erano R0 1.3 e 1.7: nel primo caso il numero di contagi avrebbe toccato quota un milione; nel secondo addirittura due. Inclusi i casi gravi che necessitavano di cure, che potevano oscillare tra 200 e 400mila. Il fabbisogno totale di letti in terapia intensiva variava tra 60 e 120mila. Dalla studio si apprende che nel momento di picco ci sarebbe stato un gap di circa 10mila letti nei reparti di terapia intensiva.

Il tasso di letalità registrato in Cina applicato agli scenari italiani avrebbe potuto provocare tra i 35 e i 60mila morti da Coronavirus. Andrea Urbani, direttore generale del Ministero della Salute, aveva riferito dell’esistenza di uno studio epidemiologico italiano sul Covid-19.

Le opposizioni hanno ovviamente colto con durezza la notizia. Criticando aspramente il Governo. Certo, è impossibile sapere come avrebbero gestito Salvini e Meloni l’emergenza.

Del resto, la Lega ha dato prova di sé in Lombardia, facendo morire tanti anziani nelle Rsa (ne ho parlato qui). La Meloni invece rifugge da ogni responsabilità istituzionale, preferendo i Talk televisivi. Certo, è stata Ministro della gioventù per tre anni (2008-2011). Ma senza lasciare traccia.

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