In Corea del sud il presidente in carica ha dichiarato la legge marziale e restrizioni ai partiti di opposizione, scatenando le proteste.
Molti italiani hanno imparato a conoscere la Corea del sud soprattutto grazie ai recenti prodotti cinematografici, peraltro eccellenti. Si pensi a serie tv come Squid game o a film come Parasite, primo film asiatico a vincere un Oscar. Entrambi denuncia tra le righe della società sudcoreana, che ha abbracciato dal dopoguerra il capitalismo più estremo e la tecnologia nella sua versione più alienante.
In pochi però sanno perché si chiama così e il fatto che uno stesso popolo sia diviso in due parti, per un retaggio ideologico della Guerra fredda che ormai non ha più senso. Che ha imposto alla penisola di Corea di essere divisa in due blocchi ideologici, come accadde in Europa a Berlino: a Nord i comunisti, nell’orbita russa e cinese. A Sud i liberisti, nell’orbita americana.
Costa sta succedendo in Cora del sud
In questi giorni, la Corea del sud ha dato scena di sé mostrando immagini da film e serie tv, con la popolazione scesa in strada per protestare contro il dispotismo del governo in carica, guidato dal presidente Yoon Suk-yeol, ex procuratore capo del Paese dal 2019 al 2021. Il quale, intorno alle 15 (ora italiana) ha perfino proclamato la legge marziale d’emergenza.
Roba che non si vedeva dai primi anni ’50 del secolo scorso, quando le due fazioni arrivarono al punto più estremo del loro conflitto. Poi risolto nel 1956 con la divisione della penisola appunto in due metà. Poi solo minacce reciproche, armamenti e qualche missile lanciato da Kim Yong-Un come fossero fuochi d’artificio a capodanno.
Come riporta SkyTg24, in un discorso alla Nazione Yoon Suk-yeol accusava il Parlamento, controllato dalle opposizioni, di simpatizzare con il Nord comunista e di paralizzare volutamente l’azione del governo:
Sradicherò le forze filo-nordcoreane e proteggerò l’ordine democratico costituzionale. Attraverso questa legge marziale, ricostruirò e proteggerò la libera Repubblica di Corea
Un decreto andava a bandire le attività parlamentari e dei partiti politici, abolendo le manifestazioni e mettendo sotto controllo i media.
Coloro che violano la legge marziale possono essere arrestati o perquisiti senza mandato
si intimava nel decreto.
La legge però è stata ritirata nella sera stessa, di fronte alle proteste di piazza e all’opposizione unanime del Parlamento. Oltre che alle pressioni dell’alleato americano. Il presidente si è detto preoccupato dell’alleanza tra Kim e Putin, con il primo che sta inviando soldati e armi sul fronte ucraino.
In Corea del sud la solita teoria del caos
Come fa notare Cesare Sacchetti sul suo blog
se c’è una volontà di destabilizzare tale Paese, è da ricercarsi con ogni probabilità negli stessi poteri che ne hanno permesso e controllato l’esistenza nel corso degli ultimi 76 anni, poiché questi adesso ritengono più congeniale ai loro interessi alzare artificialmente le tensioni in questa zona del mondo per arrivare poi ad uno scontro con il grande spauracchio della Corea del Nord, da sempre sulla lista nera dello stato profondo americano e dello stato di Israele
La logica del caos è stata teorizzata da Albert Pike (considerato il papà della massoneria) e il nostro Giuseppe Mazzini, che ne parlavano in una corrispondenza privata. Essa è essenziale per scatenare crisi e guerre artificiali senza le quali non esiste alcuna possibilità di togliere di mezzo le nazioni e accentrare tutto il potere nelle mani del moloch del Nuovo Ordine Mondiale.
Le stanze dei bottoni oggi si trovano a Washington, Londra e Tel Aviv, e sta operando alacremente anche in Ucraina, Siria e Georgia. Per non parlare di Africa e America Latina.
Da ricordare, infine, che il vituperato Donald Trump aveva portato le due parti a stringersi la mano, in uno storico incontro che aveva riavvicinato le due coree come mai prima d’ora in questi settant’anni di brutale divisione di uno stesso popolo.