CONSIDERAZIONI SUL G8 ALL’AQUILA
In questi giorni, un manipolo di potenti si riunirà all’Aquila per decidere come spartirsi le risorse sparse per il Mondo, come far finta di aver rinunciato a qualcosa in nome di un aiuto a chi sta peggio, e per ridisegnare una nuova eventuale mappa geopolitica del potere postuma o itinere alla recessione economica che tanto affligge i loro inconsapevoli rispettivi elettori.
Il tutto avrà come sfondo una città afflitta e ferita da un terremoto, ma soprattutto, dall’ingordigia umana che, sommata all’incompetenza, ha fatto si che un sisma (normale in Stati quali la California o il Giappone) uccidesse più di 300 persone, e ne lasciasse senza casa un bel po’. Le scosse, tra l’altro, si sono avvertite anche oggi, ed è notizia dell’ultim’ora, che c’è anche la possibilità che il G8 si possa trasferire a Roma in casi estremi.
Il Premier ha dichiarato di aver sottratto il G8 alla sua cara Sardegna, per dare un messaggio di speranza e solidarietà all’Abruzzo, visto che la regione isolana da un’aria eccessiva e, fuori luogo, di lusso; ma non nasconde nemmeno il fatto che la scelta sia caduta sull’Aquila per evitare che i ferventi oppositori al G8 facciano danni, in una zona già in macerie e in ginocchio. Ma su questo io non ne sarei sicuro, anche perché i disordini accaduti sabato scorso a Vicenza, o ieri a Torino, sono un ottimo antipasto, il quale dimostra il fatto che, se i “disobbedienti” non potranno o non vorranno sfogarsi all’Aquila, potrebbero tranquillamente deciderlo di farlo altrove, forse nei propri Paesi di origine, con la conseguenza che, anziché creare un paio di giorni di subbugli e feriti raggruppati in un unico focolare acceso in una città, finiranno per accenderne vari in più città del Mondo (come è successo ieri in Cina, mentre il Premier era già qui in Italia). E i dirigenti delle forze dell’ordine italiane, hanno già dimostrato la loro competenza durante il G8 di Genova, che sappiamo tutti a cosa ha tristemente portato.
Poi ci sono i soliti musicisti internazionali, falliti o quasi, che si fanno pubblicità interessandosi dei problemi del Terzo Mondo, come ormai fanno da 24 anni (dal “Live Aid” del 1985), diventando ormai famosi più per questo loro interesse, che per la musica che fanno. Parlo di gente come Bob Geldof di cui pochissimi ne conoscono la musica, o di gente come Bono Vox; certo più famoso ai più, ma passato alle cronache anche per un caso di evasione fiscale qualche anno fa, o per essere stato scovato in una barca lussuosa con minorenni. Poi ci sono altri artisti di contorno, più o meno famosi, anche di casa nostra.
Che il carrozzone legato al G8 inizi a muoversi dunque. Tra chi difenderà i propri grossi interessi economici, chi farà sorrisini e battutine issandosi a grande intermediario tra Stati, e chi protesterà per pulirsi la coscienza senza però smuovere nulla. Mentre miliardi tra centroafricani, sudamericani e asiatici, resteranno sempre lì dove sono: nella propria miseria ed analfabetismo.