‘Conservatori e riformisti’ e ‘Coalizione sociale’: altri movimenti politici tra contraddizioni e zombie

IL PRIMO E’ STATO IDEATO DA RAFFAELE FITTO, USCITO DA FORZA ITALIA. IL SECONDO DAL SEGRETARIO DELLA FIOM MAURIZIO LANDINI
La politica italiana continua a partorire movimenti, tutti speranzosi di fare il botto come i Cinque stelle. Peccato, per loro, che da quando esiste la Repubblica, quella, assieme alla Lega Nord, sia stata l’unica eccezione. In genere, partitini e correnti sono rimasti tali, al massimo spifferi che non hanno superato il 4%. Il motivo? Forse perché sono state create da persone che non sono mai state nelle istituzioni. Facce nuove e non riciclati in cerca di ennesime occasioni. Dopo avervi parlato di Possibilee dei Repubblicani, qui parliamo di altri due neonati movimenti rispettivamente di destra e di sinistra: Conservatori e riformisti e Coalizione sociale. I cui rispettivi padri fondatori sono Raffaele Fitto, uscito da Forza Italia e Maurizio Landini, agguerrito segretario della FIOM. Movimenti impregnati di contraddizioni, il primo, e di zombie riemersi dalla terra, il secondo.

LA CONTRADDIZIONE DI CONSERVATORI E RIFORMISTI – Dopo l’addio da Forza Italia e la decisione di correre in Puglia con un nuovo simbolo “Oltre con Fitto” (in appoggio di Francesco Schittulli) e l’adesione al gruppo europeo dei Conservatori, l’eurodeputato ha presieduto intorno all’ora di pranzo una riunione con i senatori fittiani per procedere all’ufficializzazione del nuovo gruppo dei Conservatori (al Senato bastano 10 parlamentari) che sancisce di fatto l’addio definitivo a Forza Italia. Per ora alla Camera dei deputati ancora non si è raggiunta quota 20, numero necessario per dar vita ad un nuovo gruppo parlamentare. Non è escluso però che in “aiuto” ai fittiani possano arrivare deputati già presenti nel gruppo Misto. Intanto, il presidente del Senato Pietro Grasso ha comunicato in Aula la costituzione del gruppo “Conservatori – Riformisti Italiani” al quale aderiscono Bonfrisco che diventa capogruppo, Bruni, D’ambrosio Lettieri, Di Maggio, Falanga, Liuzzi, Longo, Milo, Pagnoncelli, Perrone, Tarquinio, Zizza.
«Nel corso di una riunione svolta oggi alla presenza di Raffaele Fitto – si legge poi in una nota del nuovo organismo parlamentare – è stato ufficialmente costituito il gruppo senatoriale dei Conservatori e Riformisti. Ne fanno parte i senatori Bonfrisco, Bruni, D’Ambrosio Lettieri, Di Maggio, Falanga, Liuzzi, Longo, Milo, Pagnoncelli, Perrone, Tarquinio, Zizza». «Nella riunione – si legge ancora nella nota – è stata eletta capogruppo, a scrutinio segreto, la senatrice Cinzia Bonfrisco. I 12 senatori hanno già partecipato una settimana fa alla conferenza con Raffaele Fitto e i vertici del gruppo Conservatore e Riformista europeo: gli esponenti inglesi Syed Kamall e Geoffrey Van Orden».
Il movimento si ispira a David Cameron e si auspica il suo stesso (presunto) successo delle ultime elezioni in Gran Bretagna. Peccato che il nome già sveli una certa contraddizione: come si può essere conservatori e nello stesso tempo riformisti? Un po’ carne e un po’ pesce, che finirà nella padella dei fallimenti.
L’ALBA DEI MORTI VIVENTI DI COALIZIONE SOCIALE – È una cosa nuova la Coalizione sociale di Maurizio Landini, né di sinistra, né di centro né di destra – dice lui – e non sarà un partito, ma una formazione che dovrebbe «fare paura» all’altra parte, vale a dire al governo Renzi. Ma è, tuttavia, una cosa attraente per personaggi che hanno avuto un ruolo nella sinistra italiana. Ecco, dunque, nei due giorni di «costituente» ideata dal segretario dei metalmeccanici Cgil, apparire il professore urbanista Pancho Pardi, che una notte dell’inverno 2002 Nanni Moretti promosse futuro leader dell’Ulivo e finì senatore con Di Pietro. Ecco Valentino Parlato, ottantaquattro anni, più volte direttore del Manifesto . E Alfonso Gianni, già sottosegretario per Rifondazione nel secondo governo Prodi. E Andrea Alzetta, detto Tarzan, per come si arrampicava ad occupare case. Va sul palco Gigi Malabarba, ammiratore di Trotzkij e del subcomandante Marcos. C’è la costituzionalista Lorenza Carlassarre, che parla della Costituzione «buttata a mare» da Renzi e dai suoi. Si siede in prima fila Corradino Mineo, senatore pd, sostituto in commissione per la sua opposizione alla riforma del Senato.
Si sono visti, nelle sale del centro congressi Frentani, Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social forum durante il G8 del 2001, e Franco Piperno e Oreste Scalzone, leader di Potere operaio e imputati nell’inchiesta 7 aprile. Poi, ci sono i nuovi come Francesco Raparelli, animatore delle Camere del lavoro autonomo e precario, Michele Curto, protagonista dell’occupazione della caserma dismessa di via Asti a Torino e promotore dei Treni della memoria ad Auschwitz, Massimo Covello, sindacalista nella Calabria assediata dalla ‘ndrangheta. E anche – tollerato – Marco Cusano, operaio Fiat dei Cobas, licenziato a Pomigliano d’Arco, avendo inscenato il finto suicidio di Marchionne. Milleottocento presenze, un quarto sotto i 35 anni, metà lavoratori a tempo indeterminato, trecento associazioni.
Da portare dove? L’impianto teorico lo fornisce Stefano Rodotà. Primo: ridare rappresentanza al 50 per cento dei non votanti. Secondo: ricostruire l’etica civile, mentre «il garantismo di Renzi è peloso, ipocrita, dice che non può intervenire sugli indagati finché la sentenza non è definitiva e dovrebbe invece affidarsi alla Costituzione («chi ha funzioni pubbliche deve adempierle con disciplina e onore»). Terzo: interrompere lo sfruttamento nel mondo del lavoro. Quarto: difendere la democrazia da Renzi, che la vorrebbe «senza popolo».
La pratica la spiega Landini: «Non vogliamo essere fuorilegge, ma vogliamo cambiare le leggi che cancellano i diritti delle persone». Pensa all’abolizione dell’articolo 18, agli sgravi fiscali per chi finanzia le scuole paritarie, all’attacco in corso alla contrattazione collettiva. «Renzi è come Monti e Letta, esecutore dei diktat della Bce. Ci siamo rotti di pagare le tasse e non contare nulla». Quindi, moltiplicare le iniziative in spazi pubblici non usati e poi ritrovarsi fra tre mesi «perché anche in autunno possano sbocciare i fiori, un primo maggio in autunno».
In effetti, visto chi vi ha aderito, l’autunno sembra proprio la stagione ideale.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!

Ricevi le notizie via mail

Riepilogo dell'articolo

Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.