La guerra dei dazi arriva su TikTok. E così i cinesi stanno sbugiardando tanti brand di lusso, affermando che producono i loro prodotti costosi in Cina pagando pochissimo in termini di manodopera, per poi rivenderli a prezzi comunque cari nei negozi. Come fossero prodotti nei paesi in cui hanno la sede legale (quella fiscale, invece, spesso è situata nei cosiddetti paradisi).
Del resto, il Social è un prolungamento virtuale delle nostre vite e non è ovviamente esentato da quanto accade nella realtà. Per quanto, comunque, si fonda e si confonda con essa, talvolta pure pericolosamente.
Nulla di nuovo, ovviamente. Tutti sappiamo, o, almeno, dovremmo sapere, che questi brand producono i loro prodotti luxury laddove la manodopera costa pochissimo e dove i diritti dei lavoratori sono un optional. Cina, certo, ma anche Vietnam e Bangladesh. Giusto per citare i paesi più convenienti per lor signori.
Lo fanno direttamente o indirettamente, appaltando la produzione ad altre ditte che poi lo fanno appunto in queste località. Non a caso, nella black list dei dazi di Trump proprio Cina e Vietnam risultavano essere tra le più colpite.
Video su TikTok contro i brand di lusso
Su TikTok non si contano i video atti a sbugiardare questi marchi, ma molti vendono questi prodotti a prezzi stracciati e ormai è partita la caccia all’affare.
Per quanto, comunque, occorre stare attenti, perché molti account potrebbero essere fasulli e cavalcare l’onda per fregare soldi e dati sensibili al prossimo per poi sparire nel nulla. Dunque, fate molta attenzione.
Comunque, hanno fatto bene a ricordarlo. La vituperata app SHEIN, quanto meno, vende i prodotti quasi all’ingrosso e ciò non va bene a chi deve speculare. Di qui, le campagne contro la fast fashion e roba simile.
Quanto ai dazi, Trump sta semplicemente proteggendo l’economia americana. Basti pensare che Apple, simbolo per antonomasia del consumismo americano e dell’american dream come status symbol, produce i suoi dispositivi in Cina.
Dovremmo ricordarci di farlo anche noi, dato che siamo stati sacrificati sull’altare dell’economia globalista da gente che ancora oggi prende incarichi a destra e a sinistra.
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