Chissà cosa avrebbe detto il Principe della risata Totò dinanzi alle scene raccapriccianti del Cimitero di Poggioreale. Dove un nuovo crollo ha squarciato un edificio, con tanto di bare appese, in procinto di cadere.
Lui, che ai morti e al rito di recarsi al cimitero ha perfino dedicato una magnifica poesia. Metafora della vita e della morte come pialla che appiattisce le differenze sociali.
Il Cimitero di Poggioreale non è nuovo a queste notizie. Lo scorso gennaio, a cedere erano state le congreghe dei Dottori Bianchi e di San Gioacchino. La procura di Napoli aprì un’indagine che ha portato anche al sequestro dell’area, solo di recente dissequestrata, nonché a ben 20 avvisi di garanzia.
Nuovo crollo al Cimitero di Poggioreale
Questa volta, si tratta di un’area diversa e non è mancato il puntuale commento, con tanto di video e foto, del consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli. Diventato famoso sui Social anche per la sua diatriba contro la tiktoker Rita De Crescenzo.
Come riporta l’Ansa, il nuovo crollo ha interessato una congrega di quattro piani posta a monte del cimitero di Poggioreale. La costruzione si trova accanto al nuovo crematorio. Le bare coinvolte sono una decina, ma, ancora peggio, sono diverse le salme rese visibili e prive di ogni protezione.
Storia del Cimitero di Poggioreale
Come riporta Wikipedia, il cimitero monumentale di Poggioreale è il principale cimitero della città di Napoli e tra i maggiori in Europa. Si espande per ben 3 quartieri: Poggioreale, Secondigliano e San Carlo all’Arena.
Di importanza culturale, non mancano statue, un gran numero di cappelle e chiese contenute, nonché il Quadrato degli uomini illustri.
Fu progettato nel 1812 da Francesco Maresca e approvato da Gioacchino Murat ma le guerre napoleoniche ne rallentarono la realizzazione. I lavori ripresero nel 1821 sotto la direzione degli architetti Ciro Cuciniello e Luigi Malesci, mentre Stefano Gasse progettò nel 1839 l’ingresso in stile dorico sullo slargo.
Il cimitero fu consacrato nel 1837 sotto Ferdinando II di Borbone. Insomma, un altro lascito dei Borbone che Napoli sta distruggendo.
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