Christian e Cheyenne Brando: la triste storia dei figli del grande Marlon

Christian e Cheyenne Brando: la triste storia dei figli del grande Marlon

Marlon Brando è stato senza dubbio uno dei più grandi attori di tutti i tempi a Hollywood e non solo. Pellicole come Fronte del porto, Il padrino, Ultimo tango a Parigi, Apocalypse now, giusto per citarne alcuni, hanno fatto la storia del Cinema mondiale. Per i primi due vincerà anche due Premi Oscar come migliore attore protagonista. Mentre saranno 8 in totale le candidature.

Non si può dire però lo stesso del Marlon Brando padre. Basta guardare la tragica sorte che è toccata a due suoi figli, Christian e Cheyenne, entrambi morti dopo una vita fatta di errori, delusioni, senza avere al proprio fianco un padre presente. Come ammise lo stesso attore, chiamato a testimoniare in tribunale quando il figlio Christian nel 1990 uccise proprio il fidanzato di Cheyenne, Dag Drollet.

Ricostruiamo la tragica storia di Christian Brando e Cheyenne Brando, vittime però non solo del tanto ingombrante quanto assente padre, ma anche delle rispettive madri che li sfruttavano per fargliela pagare.

La storia di Christian Brando

La difficile infanzia

Come riporta Wikipedia, Christian Brando nacque a Los Angeles l’11 maggio 1958. Fu di fatto il primo figlio di Marlon Brando, avuto con Anna Kashfi. Quest’ultima nacque in India nel 1934 ma da genitori britannici (ricordiamo che l’India era una colonia britannica). Si trasferì in Galles insieme alla famiglia a 13 anni e all’età di 22 anni adottò il nome d’arte Anna Kashfi per intraprendere la carriera di modella e di attrice dal fascino esotico. Il suo nome all’anagrafe era infatti Joan O’Callaghan.

Girerà diversi film, mentre nell’ottobre 1957 sposò Marlon Brando, da cui ebbe Christian già l’anno successivo. Tuttavia, i caratteri burrascosi dei due non tardarono ad emergere e inevitabilmente divorziarono appena dopo 2 anni di matrimonio. Per la cronaca, la Kashfi morì all’età di 80 anni a Woodland nel 2015.

Tornando al loro unico figlio, Christian, tale nome fu voluto dal padre in onore del suo più grande amico Christian Marquand, che lo diresse nel film Candy e il suo pazzo mondo. Christian divenne presto suo malgrado oggetto di una battaglia legale tra il padre e la madre durata 13 anni, fino al 1971, quando il padre riuscì ad ottenere la custodia cautelare del figlio.

Inizialmente era stata la madre Anna ad ottenere l’affidamento del figlio, ma a causa della sua forte dipendenza dall’alcol venne ritenuta non in grado di prendersene cura. Infatti, spesso usava violenza fisica e verbale nei confronti di Christian, che gli ricordava il padre.

Nel 1971 Christian venne così affidato al padre Marlon Brando, e quest’ultimo lo portò a vivere con sé a Los Angeles. Tuttavia, per lui non ci sarà mai pace. Anzi, un giorno del 1972, appena uscito da scuola, fu rapito dalla madre Anna che lo affidò a due hippie che lo portarono in Messico. La Kashfi aveva promesso a entrambi una somma di 10.000 dollari per tenerlo un po’ con loro, sempre per vendicarsi con Marlon. Le cose però si complicarono: la donna non aveva tale somma e alla fine il figlio fu liberato grazie ad una operazione dei militari locali.

Un evento drammatico che segnerà per sempre il piccolo Christian, anche perché sarà vittima di abusi sessuali durante la prigionia, e farà sprofondare definitivamente la madre nella depressione e nella dipendenza dall’alcool. La quale non tornerà mai più sul set, ormai già abbandonato da una decina di anni.

Marlon Brando all’epoca si trovava a Parigi per girare Ultimo tango a Parigi (film del nostro Bernardo Bertolucci) e gestì l’intera situazione al telefono. Pagò due investigatori privati per ritrovare il figlio, missione che riuscì perfettamente.

L’abuso di droghe e la mancata carriera cinematografica

Durante l’adolescenza Christian abbandonò il liceo e cominciò a svolgere vari lavoretti umili: taglialegna, pescivendolo, muratore, macellaio. A 22 anni papà Marlon gli acquistò una capanna dove si dedicò all’attività di scultore, ma fece anche abuso di ingenti quantità di sostanze stupefacenti. Tra questi l’LSD, che danneggerà pesantemente la sua psiche e le sue capacità intellettive.

Nel 1981 si sposò con Mary McKenna ma il matrimonio si concluse dopo appena sei anni, nel 1987. Tentò anche la strada del cinema, ma si trattava di parti irrilevanti, affidategli più per il pesante cognome che portava. La sua interpretazione più importante resta quella in un film proprio italiano: La posta in gioco, diretto da Sergio Nasca. Con Lina Sastri, Turi Ferro e Vittorio Caprioli, tratto da un libro del giornalista Carlo Bollino.

L’uccisione di Dag Drollet

La sera del 16 maggio 1990, Christian uccise con un colpo di pistola Dag Drollet, il fidanzato della sorellastra Cheyenne, nel salotto della mega villa di suo padre Marlon a Beverly Hills. I due erano fidanzati da 4 anni e aspettavano un bambino, che sarebbe nato di lì a un mese.

Il gesto inconsulto era nato dal fatto che Cheyenne un po’ prima, mentre erano in un ristorante per la cena, gli aveva confessato che Dag l’aveva picchiata. Quella rivelazione fece scattare in Christian una reazione violenta, frutto di un mix di fattori, come la tossicodipenza ma anche il forte legame con la sorellastra. Che fin da piccoli aveva giurato di proteggere. I due avevano in comune proprio il comportamento reprensibile del padre.

Agli inquirenti giunti sul posto, Christian affermò che lui e Drollet ebbero una colluttazione con in mano la pistola, quando accidentalmente partì un colpo. Ma al processo quell’alibi non resse. Processo che si caratterizzò soprattutto per la testimonianza di Marlon Brando, che sembrava stesse interpretando uno dei suoi personaggi. Tra i passaggi più importanti si ricorda la frase:

Ho fallito come padre. Sono pronto per le conseguenze

Questa la sua deposizione:

Cheyenne non si presentò al processo, e addirittura venne ricoverata in una struttura psichiatrica (pochi mesi dopo si scoprirà che la ragazza fosse schizofrenica). Christian se la caverà con 10 anni per omicidio premeditato scontandone solo 5. Lo stato psichico fragile del ragazzo e il difficile trascorso furono degli ottimi deterrenti per scagionarlo.

Christian, tuttavia, non potrà rivedere la sorellastra uscito di prigione: come vedremo, nel 1995, pochi mesi prima del suo rilascio, Cheyenne, dopo due tentativi falliti, si suicidò impiccandosi nella casa della madre.

Altri matrimoni falliti e problemi giudiziari

Uscito dal carcere, ma sconvolto per il suicidio di Cheyenne, Christian tentò di rifarsi una vita, ma continuava a fare abuso di droghe e alcol.

Verso la fine degli anni novanta cominciò una relazione con Bonnie Lee Bakley, la quale rimase incinta con lui che decise di chiamarlo “Christian Shannon Brando“. Ma si scoprirà che in realtà la donna aveva avuto quel figlio con Robert Blake, che la sposò successivamente. Il 4 maggio 2001 a Los Angeles, Bonnie Lee venne uccisa a colpi di pistola. In un primo momento venne accusato il marito Robert Blake, ma che sarà assolto. Christian non fu accusato ma si rifiutò anche di testimoniare, probabilmente risentito anche con la donna.

Tre anni dopo convolò a nozze con Deborah Presley, un’attrice che ottenne nel 1989 dalla Suprema Corte del Tennessee di essere riconosciuta come figlia del grande Elvis e con esso, anche un’ingente somma dal patrimonio del padre, pari a 22 milioni di dollari.

Ma anche questo matrimonio finì molto male: nel 2005 Deborah denunciò Christian Brando per maltrattamenti, percosse e minacce di morte. Al processo però, quest’ultimo si difese affermando che lei era entrata in casa sua con violenza per chiedere il divorzio.

La morte

Christian Brando morì il 26 gennaio 2008 a causa di una polmonite fulminante, a soli 49 anni. Complici gli abusi di una vita. Suo padre era morto 4 anni prima. Il cerchio si era così tristemente chiuso e passerà alla storia come “La maledizione dei Brando“.

La storia di Cheyenne Brando

L’infanzia da principessa a dimenticata

Come riporta Wikipedia, Tarita Cheyenne Brando nacque il 20 febbraio 1970 sull’isola di Tahiti, un paradiso situato nell’arcipelago della Polinesia francese. Marlon Brando la ebbe dalla sua terza moglie, Tarita Teriipaia, attrice originaria proprio di quelle zone conosciuta durante le riprese del film l’Ammutinamento del Bounty, del 1962.

Purtroppo, anche come per il fratello Christian, suo padre divorziò da Tarita dopo appena 2 anni dal matrimonio, complice i caratteri incompatibili. Nei primi anni di vita, Marlon Brando trattò Cheyenne come una principessa. Il loro era un rapporto molto stretto, tanto che qualche giornale di gossip parlava addirittura di una relazione incestuosa tra i due.

Tuttavia, ben presto anche lei si accorgerà della scarsa indole di padre di Marlon Brando, il quale preferì che la piccola Cheyenne e suo fratello Tehotu, avuto anch’egli con l’attrice polinesiana, non lo seguissero in America. In una dichiarazione del 1976 disse:

Non credo che lascerò che [ Cheyenne e Tehotu ] vadano negli Stati Uniti. Come tahitiani sarebbero distrutti al ritmo della vita negli Stati Uniti

Da bambina, secondo quanto riferito, Cheyenne adorava suo padre e si vantava di lui. Quando è entrata nella sua adolescenza, i suoi sentimenti nei confronti di suo padre sono cambiati. In un’intervista del 1990 dichiarò

Sono venuta qui per disprezzare mio padre per il modo in cui mi ha ignorato quando ero bambina. Veniva sull’isola forse una volta all’anno, ma in realtà non sembrava preoccuparsene se mi vedesse o no. Forse non ci voleva davvero

L’abuso di droghe nell’adolescenza e l’incidente che la sfigurò

Cheyenne lasciò la scuola superiore e iniziò a prendere droghe, incluso LSD, PCP, marijuana, e tranquillanti. Durante questo periodo, aveva però iniziato una carriera da modella.

Nel 1989, è rimasta gravemente ferita in un incidente d’auto con la Jeep, che guidava probabilmente arrabbiata dal fatto che Marlon avesse rifiutato di permetterle di fargli visita mentre stava girando La matricola a Toronto. Le conseguenze sono state: una mascella rotta, una lacerazione sotto l’occhio e un orecchio frantumato.

Marlon Brando la portò a Los Angeles per assicurarsi che metterla nelle mani di un importante chirurgo estetico, che gli riducesse quanto più possibile i danni riportati. Forse colpito anche dal rimorso. Per quanto tali danni furono ridotti, purtroppo i segni permanenti posero fine alla sua carriera di modella.

L’incidente, però, non comportò solo ferite al corpo, ma anche all’animo: iniziò infatti a sperimentare attacchi di depressione e ha tentato il suicidio.

L’uccisione di Dag Drollet da parte del fratello

Abbiamo già parlato di questo evento prima. Nel maggio 1987, Cheyenne iniziò a frequentare il 23enne Dag Drollet. Suo padre, Jacques Drollet, era un membro del Assemblea della Polinesia Francese. I loro padri erano amici. Nel 1989, Cheyenne rimase incinta. La coppia si trasferì negli Stati Uniti sulla Mulholland Drive, in una villa di Brando.

Il 16 maggio 1990, come raccontato in precedenza, Drollet fu ucciso dal fratellastro di Cheyenne, Christian, venuto a sapere che egli aveva usato violenza contro di lei.

Cheyenne si rifiutò di testimoniare e fuggì a Tahiti. Il 26 giugno 1990, ha dato alla luce Tuki Brando. La nascita del bambino non fu per lei un lieto evento, anzi, sprofondò in una depressione post-parto e tentò 2 volte il suicidio. Si sentiva sola, senza più il compagno, col fratello in carcere e il padre sempre assente.

Fu ricoverata in un ospedale psichiatrico per disintossicazione da droghe e il 22 dicembre 1990 fu dichiarata “disabile mentalmente” da un giudice francese ed è stata ritenuta incapace di testimoniare nel processo di suo fratello.

La mancata testimonianza di Cheyenne e il suo stato psichico aiutarono sicuramente la posizione di Christian, poiché i giudici misero anche in dubbio il fatto che davvero il compagno l’avesse picchiata.

La morte

Da quel momento, per Cheyenne fu una continua discesa verso il basso. Fu dichiarata ufficialmente schizofrenica, si isolò dagli amici e perse anche la custodia del figlio, che fu affidato alla madre che lo crebbe a Tahiti.

Il 16 aprile 1995, Cheyenne si è impiccata a casa di sua madre a Tahiti. Né suo padre né il fratellastro Christian furono in grado di partecipare al suo funerale. Fu sepolta nel cimitero cattolico romano di Uranie a Papeete nella cripta della famiglia di Dag Drollet.

Sua madre Tarita pubblicherà a pochi mesi dalla morte di Marlon Brando, avvenuta il primo luglio 2004, le sue memorie in un libro intitolato “Marlon, My Love and My Torment“. È l’unica moglie di Brando oggi ancora in vita, dopo che Movita Castaneda e Anna Kashfi sono morte rispettivamente il 12 febbraio e il 16 agosto 2015.

Suo figlio Tuki, oggi modello, sarà invece estromesso dall’eredità patrimoniale lasciata dal nonno Marlon. Un ultimo sfregio ad una figlia che chiedeva solo il suo amore.

Suggerisco anche la visione della puntata del bel programma in onda il sabato notte su Raitre Stelle nere, intitolata “La maledizione dei Brando“, visibile a questo link.

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