Chi era Aylan, bimbo siriano la cui morte è l’emblema di un Mondo senza futuro

AVEVA 3 ANNI ED E’ STATO RITROVATO SULLA SPIAGGIA DI BODRUM. RIENTRAVA TRA I 12 SIRIANI MORTI NEL TENTATIVO DISPERATO DI RAGGIUNGERE LA GRECIA
Doveva servire una foto drammatica per convincere il Mondo dell’immane tragedia che si sta consumando nel Medio Oriente. Fino a poco fa un problema che doveva sbrigare l’Italia, avente l’unica colpa di trovarsi a pochi chilometri dalle coste della Libia. Poi però, gli immigrati che hanno bussato alle porte della Francia provenienti da Ventimiglia, i tanti profughi costipati in Turchia, quelli che hanno invaso l’isola turistica di Kos e gli immigrati che hanno occupato la stazione di Budapest, hanno reso ‘il problema’ di respiro europeo. Ma a scuotere ulteriormente le coscienze ci ha pensato la foto di un corpicino esanime disteso su una riva, di un bambino di soli tre anni: Aylan Kurdi. Bimbo siriano morto assieme ad altri undici connazionali su un totale di trentaquattro siriani disperati, i quali dalla città turca di Badrum cercavano di raggiungere l’isola greca di Kos. Sperando in un futuro migliore. La loro Kobane, regione settentrionale siriana ai confini con la Turchia, è in guerra da oltre quattro anni, con il dittatore Assad che bombarda la popolazione nel tentativo di sedare l’opposizione. Ma i curdi devono vedersela anche con l’avanzata dell’ISIS. Ed ecco che la foto ha fatto il giro delle tv, ma anche dei social. Costringendo anche i più pigri e refrattari all’informazione, a guardare ed indignarsi. Spingendone, almeno due su dieci, a capire di più su quanto sta accadendo.

Vale la pena raccontare la storia di quel bimbo morto. Emblema di un Mondo che, nel 2015, ancora prevede profughi e gente costretta a lasciare le proprie terre. Per fame, disastri ambientali o guerre. Un Mondo che fa morire i bambini in quel modo, è un Mondo senza futuro.

LE POCHE INFORMAZIONI SU DI LUI– Aylan Kurdi aveva tre anni. Ed era nato a Kobane, nel nord della Siria. Scappava da una guerra che ha ridotto in polvere la sua città e ucciso migliaia di suoi compagni di giochi. Aylan, sempre secondo i giornali turchi che hanno anche definito il nome del piccolo, è morto insieme al fratello Galip, 5 anni. Su Twitter sono circolate anche delle immagini dei due bambini, vivi e sorridenti. In mezzo a loro un orsacchiotto bianco. E tanti, tantissimi sono stati i messaggi di dolore arrivati da tutto il mondo. I quotidiani britannici sono quelli che più hanno insistito sull’atrocità della condizione dei migranti, costretti a tentare il tutto per tutto pur di salvarsi dalla guerra, mentre l’Europa chiude loro le porte in faccia.
Ma paradossalmente, dato che la Gran Bretagna vuole chiudere le porte pure ai comunitari.
Un attivista anti Isis di Raqqa, Abdalaziz Alhamza su Twitter ha scritto che la madre di Aylan e Galip sta bene, era ad Atene e ora è tornata sull’isola di Mytilene, il suo terzo figlio sta bene. Si tratta però di informazioni che non sono verificate. Altri media riportano invece che tutta la famiglia, compresa la madre di nome Rehan, sia morta durante la traversata. Un quotidiano canadese, Ottawa Citizen, spiega come la zia di Aylan, Teema Kurdi, che ora vive a Vancouver in Canada, sia stata contattata dal padre del bambino, sopravvissuto alla traversata, che le ha dato la notizia della morte dei figli e della moglie. Teema avrebbe tentato invano di far ottenere asilo alla famiglia in Canada. Ma la richiesta sarebbe stata rifiutata in giugno. A quel punto la famiglia Kurdi avrebbe deciso di tentare la traversata dalla Turchia da dove si trovava da qualche tempo («vivevano in condizioni terribili, i curdi vengono trattati male in Turchia», ha raccontato ancora la donna).
Secondo l’agenzia di stampa turca Dogan in quella traversata, tra Kos e Bodrum, insieme ad Aylan, sono morte 12 persone. Teema Kurdi ha riferito che il fratello Abdullah ora vorrebbe tornare a Kobane per seppellire la famiglia.
LA SITUAZIONE IN SIRIA E A KOBANE– In questi mesi il flusso di persone che scappano dalla Siria attraverso la Grecia è aumentato drammaticamente toccando la quota di 205 mila rifugiati solo nel 2015 (sono 4 milioni dall’inizio della guerra, nel 2011), secondo i dati dell’Alto commissariato per i rifugiati. Di questi la maggioranza (il 69 per cento) sono siriani. In particolare, Kobane, negli ultimi due anni, è stata teatro di combattimenti violentissimi che hanno visto contrapporsi le milizie curde ai jihadisti di Isis. Ma non solo. I rifugiati siriani scappano anche dalle bombe di Assad che dal 2012 colpisce duramente la popolazione con ogni tipo di arma per soffocare l’ascesa dell’opposizione.
Scusaci Aylan, nella vita reale non sempre c’è un lieto fine. Anzi, quasi mai.

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Riepilogo dell'articolo

Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

4 Risposte a “Chi era Aylan, bimbo siriano la cui morte è l’emblema di un Mondo senza futuro”

  1. veramente anche la madre è morta il padre è tornato a Kobane per seppellirli tutti e tre e ha detto che vuole restare là, vicino a lorosperiamo che almeno queste morti non siano state inutili e davvero qualcosa smuova tante coscienze un po' 'addormentate' nei confronti dello schifo della guerra e di chi le provoca per sete di potere

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