Chi è il nuovo Presidente del Senato? Si chiama Maria Elisabetta Alberti Casellati, berlusconiana della prima ora, in Forza Italia dal 1994. Settantun’anni ben portati, avvocata e docente universitaria, esperta in diritto canonico, ecclesiastico e divorzista. E’ stata proposta dopo la bocciatura del capogruppo al Senato ed ex Ministro forzista Paolo Romani e il dietrofront della Bernini, altra senatrice di Forza Italia. Ottenendo 240 voti, facendo il pieno di quelli potenziali.
Il nome di Paolo Romani è stato rigettato tanto dal Movimento cinque stelle, quanto dalla Lega, per una condanna per peculato risalente al 2016. Come riporta Il Fatto quotidiano, la vicenda viene a galla nel 2012, quando il Giornale di Monza scopre che al cellulare anziché l’esponente di Forza Italia risponde sua figlia. Ne nasce un’inchiesta della pm di Monza Donata Costa, in seguito alla quale nel 2014 Romani viene condannato con rito abbreviato per peculato a un anno e quattro mesi di reclusione, con pena sospesa.
Condanna confermata nel 2016 in appello con una sentenza che l’anno scorso viene annullata dalla Cassazione solo nella parte in cui non ha riconosciuto le attenuanti per la tenuità del fatto. La Corte d’Appello di Milano nei prossimi mesi potrebbe ridurre la pena, ma il peculato resta.
“Ero spesso lontano – afferma Romani, in quel periodo anche ministro del governo Berlusconi – e mia figlia quindicenne lo prese. Io me ne accorsi quando mi arrivò una bolletta da 12 mila euro di traffico dati”. Ma la sentenza della Cassazione dice il contrario, confermando quanto stabilito dalla Corte d’Appello di Milano: fu lo stesso parlamentare a dare la sim del Comune alla figlia che, tra gennaio 2011 e febbraio 2012, ne fece “un utilizzo che non è avvenuto all’insaputa del Romani, ma con il suo pieno consenso”. E la sim fu usata pure negli Stati Uniti.
Ma torniamo al nuovo Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Il suo nome sta già creando malumori nell’elettorato a Cinquestelle, per il suo passato attivismo nelle leggi ad personam in favore di Berlusconi e per una vicenda legata alla figlia nel 2015. insomma, qualcuno già parla di un movimento che si è abbassato alle logiche partitiche e che ha perso la sua purezza. Ma vediamo di cosa viene accusata la Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Maria Elisabetta Alberti Casellati piazzò la figlia nel Ministero della sanità?
Come riporta La Repubblica, correva l’anno 2005. Il penultimo del terzo Governo Berlusconi, che in quel quinquennio aveva dato vita ad un precedente rimpasto. Maria Elisabetta Alberti Casellati, fedelissima del Cavaliere, si trovò a ricoprire la carica di sottosegretario al Ministero della Salute, guidato all’epoca dal “tecnico” Girolamo Sirchia. Appena insediata, non perse tempo e piazzò a capo della segreteria del dicastero la figlia Ludovica. Inevitabili, piovvero sulla sua testa le accuse di familismo e clientelismo. Proprio a lei, esponente di un governo a guida Berlusconi, il premier dell'”Italia Azienda” che aveva giurato di fare piazza pulita della vecchia politica e dei suoi metodi.
Casellati non restò in silenzio. O meglio, fu la figlia Ludovica a rispondere a chi la accusava di aver scavalcato a destra (sic) tutti gli altri possibili e meritevoli candidati grazie al cuore della mamma che aveva fatto in modo che il suo curriculum finisse in pole position. Raccontando a mezzo stampa di averci messo 10 anni a liberarsi dell’etichetta “figlia di” e di essersi guadagnata l’assunzione sul campo, grazie a una professionalità nota solo a chi la conosceva davvero”. Davvero pochi, quanto meno nel campo della sanità, dove il suo nome non perveniva nelle ricerche incrociate seguite alla polemica. Lo “skill” nella Salute di Ludovica, davvero un segreto custodito gelosamente, difficilmente intuibile dalla precedente carriera manageriale trascorsa in Publitalia, la concessionaria Mediaset per la pubblicità.
Quanto alla mamma, avvocata e docente universitaria, esperta in diritto canonico e ecclesiastico diventata parlamentare di Forza Italia con la discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994, “sistemata” Ludovica (si scrisse di uno stipendio da 60mila euro annui) e commossa dalla sua appassionata autodifesa, si era elegantemente sottratta a qualsiasi provocazione, domanda e pubblica richiesta di chiarimento su un presunto personale conflitto d’interesse. Perché, come spesso amava dire, “noi della Casa delle Libertà governiamo solo nell’interesse dei cittadini”.
L’attivismo per le Leggi ad personam
Sempre La Repubblica ricorda come la Casellati viene ricordata e “celebrata” per il suo attivismo negli anni del confronto tra il Cavaliere e le “toghe sporche”. Quando buona parte dello staff legal-politico del premier-imprenditore fu impegnato nel disegno di quell’architettura di provvedimenti consegnata alla storia contemporanea d’Italia come “leggi ad personam”. Casellati lavorò tanto dietro le quinte, da esperta in materia, quanto in prima linea, sul piano della comunicazione.
In particolare da sottosegretaria alla Giustizia, nel triennio 2008-2011, quando assunse su di sè la sentitissima missione di contrastare la narrazione di un Ministero piegato sulle esigenze difensive del premier e del tutto assente su tutto il resto della materia, dai tempi esasperanti dei processi alla riforma carceraria. E, autentica frontwoman, regalò un grande momento televisivo quando si trovò faccia a faccia con Marco Travaglio a Otto e Mezzo. Casellati si schierò a favor di telecamera in difesa del Cav, i toni inevitabilmente salirono e lei arrivò al punto di minacciare l’abbandono dello studio.
Casellati contro le unioni civili
Ma non finisce qui. Sul web c’è chi tiene a ricordare altre pagine della storia personale di Elisabetta, dalla strenua difesa di Berlusconi nel caso Ruby alla radicale opposizione alle unioni civili. “Lo Stato non può equiparare il matrimonio e unioni civili, né far crescere un minore in una coppia che non sia famiglia. Le diversità vanno tutelate ma non possono diventare identità, se identità non sono”, diceva nel 2016 Casellati, all’epoca membro laico del Csm.
Insurrezione web contro la Casellati
Un profilo che divide, dunque, quello di Maria Elisabetta Alberti Casellati, di quelli che non ti aspetti da chi dovrebbe essere garanzia di imparzialità nella super partes seconda carica dello Stato. E che finisce col mettere nel mirino degli sfottò via social soprattutto il Movimento 5 Stelle. A quest’ultimo, la Casellati aveva rinfacciato su Facebook il caso dei mancati rimborsi elettorali dei suoi candidati: “La campagna elettorale dei 5stelle è iniziata con la ricerca delle ‘nefandezze’ dei competitori politici. La macchina del fango si è rovesciata su di loro”.
Post al fiele in risposta all’ordine impartito in chat ai candidati veneti del movimento, scrivevano le cronache locali a inizio febbraio, dal capo della comunicazione del M5s, Ferdinando Garavello: “Cercate nefandezze e foto imbarazzanti dei concorrenti. Tutto il peggio che si può tirare fuori. Tutto quello che può servire a fare campagna negativa su di loro“.
Insomma, un profilo meno pronunciato per la seconda carica del Senato, avrebbe fatto iniziare meglio la legislatura. Giusto era stato bocciare Romani, in quanto, una condanna per peculato, quindi un danno contro lo Stato, non si addice certo a chi è chiamato a ricoprire la seconda carica più importante dello stesso. L’intesa M5S-centrodestra sembra già realtà, ma ne sapremo di più nelle prossime settimane.
Con la Lega che ha preferito lasciare ad altri le due presidenze delle camere, per poi alzare la voce quando si tratterà della formazione del Governo. Il Ministero più agognato per il Carroccio sarà sicuramente quello degli interni, dove la Lega si gioca molto per la questione immigrati.