CASO TABACCI A CASORIA, BOSSI AVEVA RAGIONE
Dopo le elezioni comunali del ’93, IL COMUNE A NORD DI NAPOLI CONTINUA ad essere un caso nazionale per la SUa vocazione socialista
Dopo aver appreso il grande successo dello Psi alle elezioni amministrative casoriane del 1993 – all’indomani dunque degli scandali giudiziari che riguardarono il partito socialista, che subì un crollo elettorale in tutta Italia, tranne da noi – il leader della Lega Umberto Bossi affermò che Casoria meritava di essere cancellata dalla cartina geografica dell’Italia, proprio per la clamorosità del risultato elettorale generoso con un partito da tutti ritenuto sinonimo di ruberia. Sono passati più di diciannove anni e lo Psi a livello nazionale non si è più ripreso, con tanti ex socialisti rifugiatisi in Forza Italia (ora Pdl); eppure Casoria resta ancora fedelmente socialista. Ne è la riprova l’incredibile risultato conseguito al primo turno delle primarie di centro-sinistra dall’Onorevole Bruno Tabacci, Assessore e Presidente del consiglio comunale di Milano, che come noto sul nostro territorio ha ottenuto il 62% dei voti, a fronte di uno scarso 1% a livello nazionale.
PANZER SOCIALISTI – Tabacci è, dopo Rutelli, il massimo esponente dell’Api ed noto anche quale sia la forza elettorale di questo partitino a Casoria, avendo goduto del passaggio dei socialisti nella sua compagine. Se a livello nazionale l’Api naviga intorno a un misero 1%, da noi è risultato il primo partito alle passate elezioni amministrative, con il 12% dei consensi.
Tabacci forse non era neppure a conoscenza dell’esistenza di Casoria, così come degli altri comuni a Nord di Napoli che lo hanno sostenuto alla grande: a Caivano ha conseguito il 50%, ad Afragola il 30, a Frattamaggiore pure è stato un successone. Il voto in democrazia va sempre rispettato, ma è altresì giusto che sia analizzato. Tornando a Casoria, è palese come in favore di Tabacci si siano mossi i Panzer socialisti, con la stessa possanza con cui nel secolo scorso invadevano i Paesi dell’est Europa. All’impegno dei fedelissimi del garofano si è aggiunto quello dei nuovi adepti facenti parte dell’attuale Giunta Carfora. Il risultato finale è stato di oltre 2300 voti. Un numero che l’esponente dell’Api non ha conseguito neppure nella sua Quistello, piccolo Comune di Mantova dove è nato.
VOTO, UN DIRITTO SVENDUTO – Molto probabilmente, tante persone che lo hanno votato non sanno neppure chi sia; non ne conoscono il volto, figuriamoci il curriculum. L’esercito si è poi mosso in favore di Bersani, visto che il segretario del Pd ha ottenuto al primo turno un misero 20% (il più basso d’Italia a quanto pare), mentre al ballottaggio ha conseguito uno schiacciante 76% (a fronte del 61 nazionale).
Come al solito, tanti votano per seguire la linea di un partito, l’indicazione di un influente esponente locale. Non si informano, non riflettono, ma si limitano a porre una crocetta “a comando”. Dietro promesse o favori ricevuti? Chissà. Quel che è certo è che questi cittadini tolgono ogni valore a un proprio diritto fondamentale: il voto, la libertà di decidere. L’importanza della democrazia viene così drammaticamente svuotata.
Eppure le primarie sono state un bel momento democratico; una bella risposta all’anti-politica incalzante incarnata da Grillo. Al primo turno hanno votato quasi quattro milioni di italiani; al secondo oltre due milioni. Ma la provincia a Nord di Napoli, con Casoria in testa, è stata invece una nota stonata. Non per l’affluenza ai seggi, alta pure dalle nostre parti. Ma per il risultato adulterato, drogato.
LA DIFFERENZA NORD/SUD – E’ un destino politico beffardo quello di Umberto Bossi. A vent’anni dalle sue dure parole nei nostri confronti, ad essere stata punita è invece proprio la sua Lega; la quale, dopo gli scandali riguardanti suo figlio Renzo e il cassiere del partito, fa registrare nei sondaggi uno sciatto 4% (il Carroccio era arrivato all’11%). I settentrionali alle prossime elezioni probabilmente la puniranno duramente per gli errori commessi e per le promesse non mantenute nonostante i diversi anni passati al Governo. E non meravigliamoci né offendiamoci quando ci prendono in giro o si pongono con superiorità nei confronti di noi meridionali. Almeno loro, prima di votare, quanto meno riflettono. Ce lo meritiamo.