Vediamo come funziona la carta di credito di carbonio che la BCE presto inserirà per controllare i nostri consumi.
L’ipotesi è stata avanzata durante la Pandemia, in particolare, quando fu introdotto il Green pass. Nome quanto mai azzeccato per abituare le persone a fare sacrifici in nome della tutela dell’ambiente. Parliamo della carta di credito basata su punti, scalabili o accumulabili in base a quanto carbonio contribuiamo a diffondere nell’ambiente.
Fanno riflettere le parole di Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea. Quella che impone le scelte economico-finanziarie dei paesi membri europei, a sua volta gestita da grandi fondi finanziari.
Come funziona la Carta con credito di carbonio
Come riporta Maurizio Blondet, il Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde:
Il cambiamento climatico” ci impone di ridisegnare l’intera economia e il sistema finanziario, in linea con la transizione “verde” Net Zero, compresa la necessità di “ridurre la nostra impronta di carbonio in tutto ciò che facciamo, dalle banconote al modo in cui supervisioniamo le banche
Vogliono di fatto assegnarci un credito di carbonio in modo da poter controllare ciò che acquistiamo, dove andiamo, cosa mangiamo e soprattutto quanto ci spostiamo. Un assaggio di quanto già accaduto con il Green pass, uno strumento senza alcuna valenza scientifica e sanitaria.
L’impronta di carbonio potrebbe essere proprio un credito, un metodo molto simile al credito sociale a punti fatto in Cina, solo che in occidente, oltre al reddito universale, daranno a disposizione un tot di punti per accedere ad alcuni servizi o cibi dichiarati da loro inquinanti.
Per esempio, viaggiare, mangiare carne, frutta e verdura, faranno scalare molti punti, in modo da limitare il loro consumo o utilizzo. Poiché considerati dannosi per l’ambiente, dato che comportano alte emissioni di Co2 e consumo di suolo.
Di contro, sarà premiato il consumo di carne sintetica, insetti e cibi OGM, poiché sottrarranno pochi crediti dalla carta. Poiché considerati cibi “puliti”, a bassa o nulla emissione di Co2.