Carne coltivata potrebbe essere 25 volte peggio per l’ambiente di quella vera

Carne coltivata potrebbe essere 25 volte peggio per l’ambiente di quella vera

Negli ultimi tempi si parla sempre più spesso di carne sintetica o, meglio, coltivata in laboratorio, che promette non solo di ridurre la macellazione di animali, ma anche di avere una minore carbon footprint (cioè, emissione di gas serra) rispetto a quella da allevamento.

I risultati di uno studio recente, però, raccontano una storia totalmente diversa e scioccante: la carne coltivata sarebbe ben più inquinante di quella vera.

Andiamo a vedere perché e come si può migliorare la situazione.

Carne coltivata: come si produce e cosa promette

La carne coltivata è prodotta a partire da cellule staminali di origine animale, di cui viene favorita la differenziazione, in modo da formare i tre componenti principali della carne: muscolo, grasso e tessuto connettivo

Queste cellule sono separate e disposte per “costruire” il tipo di carne che viene prodotto, noto come impalcatura, inserita in un brodo ricco di nutrienti.

Sulla carta, tale procedimento richiede meno appezzamenti di terra, cibo, acqua e antibiotici, oltre a rimuovere la necessità di allevare e macellare gli animali.

Ma come riporta Neil Shaw su Wales Online (qui l’articolo completo), un recente studio diretto dal Dr. Derrick Risner della California University in Davis dimostra come al momento la coltivazione di carne produce un quantitativo di anidride carbonica da 4 a 25 volte superiore rispetto al procedimento tradizionale.

Carne coltivata: perché è così inquinante e come si può migliorare

Il principale responsabile sarebbe il brodo di nutrienti, i cui componenti (zuccheri, fattori di crescita, sali, amminoacidi e vitamine) hanno ognuno il proprio costo energetico per la produzione.

Inoltre, ogni componente deve poi essere purificato, usando tecniche ad alto consumo energetico (la cosiddetta purificazione di “livello farmaceutico”), per scongiurare la presenza di batteri, la cui rapida proliferazione impedirebbe la crescita della carne.

La soluzione potrebbe essere quella di attuare un processo di purificazione di “livello alimentare”, invece che farmaceutico, che ha un costo energetico decisamente inferiore.

Ma il Dr. Risner si mostra scettico al riguardo, in quanto anche solo tracce di contaminanti potrebbero causare la perdita di intere colture di cellule animali.

Altre possibili soluzioni sono quelle di rendere le cellule più resistenti ai batteri e/o utilizzare fonti di energia rinnovabile.Insomma, pare che ci sia ancora molto da fare prima che la carne coltivata possa diventare un’alternativa sostenibile a quella da allevamento.

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Pubblicato da Girolamo Castaldo

I miei interessi principali sono scacchi, sci, anime, manga, videogiochi, musica e (astro)fisica. Storie Semplici: http://storiesemplici.substack.com

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