La Candy, di proprietà della cinese Haier, potrebbe chiudere il prossimo giugno, con pesanti ripercussioni considerando l’indotto.
“Grazie Candy!” celebra un vecchio slogan di questo storico marchio nato a Monza nel 1946, tra i simboli del boom economico e dell’arrivo degli elettrodomestici nelle case degli italiani. Iconiche le sue locandine, che ancora oggi campeggiano sui siti web e appassionano i collezionisti.
Poi nel 2018 è stata rilevata dalla multinazionale Haier, seguendo così il destino di tante aziende storiche italiane. Ora però rischia lo stop definitivo, a partire dal prossimo giugno, con 1.100 dipendenti che rischiano il posto.
C’era una volta l’industria italiana, con la Lombardia che da sola costituiva un terzo dei prodotti realizzati. Infatti, non è solo Candy a rischiare la chiusura. Si calcola che, sommando le varie chiusure, tra dipendenti e indotto si arriva a circa 45 mila licenziamenti. Una catastrofe sociale.
Candy rischia la chiusura
Come racconta Il Corriere della sera, Haier ha comunicato che si produrranno lavatrici fino al 30 di giugno, poi si vedrà. L’azienda ha firmato un accordo con i sindacati per l’estensione della procedura di riduzione del personale su base volontaria, che dovrebbe coinvolgere 100 dipendenti, e si è impegnata a un progetto di «riconversione» dello stabilimento di Brugherio.
Non va meglio alla Beko (ex Whirlpool) di Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, dove due delle cinque linee del più grande sito europeo per la produzione di frigoriferi saranno chiuse. Qui si parla di 541 esuberi già previsti e sono a rischio 200-250 impiegati e dirigenti, su un totale di circa 2.200 dipendenti. In totale, considerando l’indotto, traballano circa 6 mila posti di lavoro.
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