Altro che Siani: 5 imputati ed un indagato, ecco le liste elettorali “pulite” del Pd

Dopo una difficile gravidanza a rischio aborto, tra notti insonni e giornate travagliate, il Pd ha finalmente partorito le liste dei candidati con cui si presenterà alle prossime elezioni. E pensare che qualche giorno prima il Partito democratico si era vantato di aver candidato Paolo Siani a Napoli, fratello di Giancarlo, il giornalista ucciso dalla Camorra nel 1984. La solita candidatura di facciata che nasconde ben altro. Infatti, il Pd candiderà nelle sue liste 5 imputati ed un indagato. La solita doppia morale insomma. Ecco chi sono.

I candidati imputati e indagati del Pd in Campania

vincenzo piero de luca

La lista ce la fornisce Il Fatto quotidiano.

1. Piero De Luca

Il nome più ‘chiacchierato’ è quello di Piero De Luca. Figlio del Governatore Pd Vincenzo De Luca, imputato per bancarotta fraudolenta per il crac Ifil, società satellite degli appalti del ‘sistema Salerno’ quando il padre ne era sindaco, ‘blindato’ come capolista del collegio plurinominale della Camera a Caserta. Cosa c’entri il rampollo salernitano di una dinasty salernitana – il fratello è assessore a Salerno – con il territorio di Caserta, lo sanno solo Renzi e i renziani. Costretti a digerire il diktat di papà Vincenzo. Piero De Luca è candidato anche all’uninominale della Camera di Salerno. Se dovesse perdere qui, dove il padre impera direttamente o per interposta persona dal 1993, sarebbe una sconfitta clamorosa, di quelle che dovrebbero cancellarti per sempre dalla scena politica. Ed invece c’è il paracadute di Caserta. Simile a quello confezionato per Maria Elena Boschi a Bolzano.

2. Umberto Del Basso De Caro

Il Pd ricandida il sottosegretario uscente alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro. E’ capolista al plurinominale di Benevento ed Avellino per la Camera. A novembre Del Basso De Caro è stato raggiunto da un avviso di conclusione delle indagini per tentata concussione e voto di scambio. Le accuse derivano da alcune sue intercettazioni col direttore dell’ospedale Rummo di Benevento: presunte pressioni per favorire la carriera della moglie. Poi ci sono altre telefonate con la signora in cui i due discutono di come raccogliere un pacchetto di consensi attraverso un favore a una funzionaria ospedaliera. L’11 dicembre scorso Del Basso De Caro è stato sentito dai pm di Benevento ed ha chiarito le ragioni della sua difesa. Ma l’inchiesta è ancora aperta.

3. Eva Fossa

Al numero 2 del plurinominale della Camera di Salerno, dietro il ministro Marco Minniti, il Pd candida il vice sindaco di Salerno Eva Avossa, imputata per abuso d’ufficio nei processi per la realizzazione del Crescent e di piazza della Libertà: era vice anche della giunta De Luca ed anche lei ha firmato le delibere finite sotto inchiesta.

4. Nicola Marrazzo

Nicola Marrazzo, consigliere regionale, candidato a Casoria, è imputato per peculato nel processo per la Rimborsopoli della Regione Campania. E’ accusato di essersi appropriato “indebitamente” della somma di 42.495 euro quando militava nel gruppo Idv per spese “non documentate o estranee a finalità istituzionali”. La prossima udienza è fissata il 6 marzo, due giorni dopo le elezioni.

5. Angelo D’Agostino

Angelo D’Agostino, parlamentare uscente di Scelta Civica, è stato piazzato in extremis nel collegio di Avellino città. E’ uno dei 77 rinviati a giudizio nel maxi processo di Roma che proverà a ricostruire il giro di mazzette pagate all’Axsoa da una serie di società interessate a ottenere certificati attestanti il (falso) possesso di alcuni requisiti. Senza i quali non si potevano ottenere appalti pubblici.

6. Francesco Alfieri

Ultimo, ma non meno chiacchierato, l’ex sindaco di Agropoli Francesco Alfieri, candidato all’uninominale nel collegio del Cilento. Attuale capo staff del governatore De Luca, Alfieri è “l’uomo delle clientele come Cristo comanda” citato da De Luca durante il famoso “discorso della frittura di pesce” all’Hotel Ramada di Napoli durante la campagna elettorale per il referendum. Alfieri è imputato a Vallo della Lucania di omissione d’atti d’ufficio per aver lasciato in uso al ‘clan degli zingari’ tre case confiscate e nella disponibilità del Comune di Agropoli. In sostegno alla sua candidatura è stata presentata a Renzi una petizione firmata da 72 sindaci, 113 assessori, 268 consiglieri comunali e 17 segretari di circolo del collegio, rappresentanti il 76% delle amministrazioni locali. Sono stati accontentati.

Insomma, siamo passati da 4 matrimoni e 1 funerale del famoso film a 5 imputati e 1 indagato del Pd.

Altrove non mancano le purghe renziane

Ma a parte ciò, non mancano le purghe renziane. Come riporta Il Giornale, tutte le correnti sono state prosciugate: la sinistra ma anche i franceschiniani, gli ex Ppi, i gentiloniani. Financo i cosiddetti «napoletaniani»: non solo quelli di lungo corso come Ugo Sposetti, che si è tirato fuori da tempo. Anche dirigenti di grande talento, come il sottosegretario agli Esteri Amendola o la milanese Quartapelle, o di preziosa esperienza come Morando o Manciulli: fuori, o in posizioni più o meno impossibili. Nella notte scoppia anche il caso Giachetti: il vicepresidente della Camera sabato ha annunciato che rinunciava al paracadute del proporzionale per giocarsela nel suo collegio di Roma, quello del quartiere di Monteverde dove è nato e cresciuto.

Peccato che su quel collegio (difficile, ma non impossibile) avesse messo gli occhi il segretario dei Radicali alleati col Pd, Riccardo Magi, che hanno posto l’aut aut a Renzi: o ce lo dai o salta l’intesa. Alle 3 di notte Giachetti scopre di essere stato rimbalzato a Sesto Fiorentino, in un collegio che, nonostante le apparenze, è assai complicato per il Pd: un terno al lotto, e fuori casa, insomma. «In una sola notte è nato il PdR, il partito di Renzi», accusa Massimo D’Alema, e si intuisce una certa invidia visto che a lui non riuscì del tutto l’operazione PdA. Contro D’Alema, peraltro, il Pd va alla guerra schierando Teresa Bellanova, viceministro allo Sviluppo Economico e icona della sinistra, nel suo collegio. «Che il 5 marzo, spero, chiameremo “il collegio di Teresa”», chiosa Matteo Renzi.

Questo è quello che succede con le liste bloccate scelte dalle segreterie. Invece di Giancarlo, il Pd doveva candidare Alessandro Siani. Per la vena comica che ha preso questo partito…

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