Camilla non uccisa da vaccino per questo assurdo conteggio

Introduzione

Ai giovani il vaccino è stato presentato come la chiave di accesso per la libertà. Per un riadattamento di uno slogan inquietante di nazista memoria: il Green pass rende liberi. Ma qualcuno di quei giovani ci ha lasciato le penne, come Camilla Canepa. Morta dopo poco più di 2 settimane dalla somministrazione del vaccino Astrazeneca.

Come riportano le cronache, Camilla, 18 anni, il 25 maggio dello scorso anno aveva partecipato all’open day in cui veniva somministrato il vaccino anglo-svedese. Il 3 giugno si era presentata in pronto soccorso a Lavagna per una forte cefalea e fotosensibilità. Al momento del ricovero, dicono i genitori, la ragazza aveva informato i medici della recente immunizzazione.

Risulta poi dalle indagini che Camilla avesse mandato un messaggio a un amico dall’ospedale in cui scriveva che era stata ricoverata proprio “per il vaccino“. Eppure nella documentazione sanitaria il vaccino non è menzionato. Poi altri 2 ricoveri, l’operazione alla testa a Genova e la morte il 10 giugno.

Ora per i genitori di Camilla arriva un’altra beffa: una perizia che accerta che la ragazza sia stata uccisa dal vaccino. Ma per l’AIFA questa morte non rientra nel caso per questo assurdo cavillo.

Per AIFA Camilla non uccisa da vaccino per soli 2 giorni

Come riporta Il Tempo, che attinge da La Verità, la

perizia della Procura ha accertato che la ragazza non soffriva di alcuna patologia, era cioè in salute, e non assunse altri farmaci che potevano interagire con l’iniezione ricevuta. La sua morte è dunque ‘ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi della vaccinazione

Si tratta di una relazione di 74 pagine consegnata ai pm, in cui analizzano le cause della trombosi cerebrale per carenza di piastrine che ha causato il decesso di Camilla.

Tuttavia, la povera Camilla ha avuto la sfortuna nella sfortuna di morire il 16mo giorno successivo la somministrazione. Mentre l’algoritmo dell’Agenzia italiana del farmaco prende in considerazione solo i decessi avvenuti entro 14 giorni dalla somministrazione. Quindi non viene conteggiata tra le vittime del vaccino per soli 2 giorni.

Ma non è la sola. Oltre 220 sarebbero le segnalazioni escluse dal triste computo perché il decesso avveniva oltre le due settimane. O perché non era possibile calcolare l’intervallo temporale tra la vaccinazione e il decesso.

Effetti collaterali già noti

Occorre poi dire che all’epoca dei fatti si era già a conoscenza che fra i possibili, rari, effetti collaterali di Astrazeneca ci fosse la VITT. Una sindrome con trombosi e trombocitopenia indotte dal vaccino.

A maggio esistevano già le prime linee guida per la diagnosi, che prevedono fra l’altro una tac con liquido di contrasto. Tac che a Camilla non è stata fatta. Non subito almeno.

Il problema saranno anche tutti quegli effetti collaterali che compariranno dopo mesi, se non anni. Almeno per i vaccini mRna, sperimentali. Non ancora sufficientemente testati, come ammise qualche voce autorevole ancora libera.

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