Ecco la storia di Calimero e come il personaggio sia cambiato negli anni.
Calimero è un pulcino di colore nero, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 1963, all’interno di uno spot per detersivi di Carosello. Ideato dai fratelli Pagot, in collaborazione con Ignazio Colnaghi.
Calimero, come altri, è nato inizialmente soprattutto per fini pubblicitari, per poi diventare talmente iconico e popolare da aver ispirato storie indipendenti anche nei decenni successivi.
Origini di Calimero
Come riporta Wikipedia, la data di nascita di Calimero può essere individuata nel 14 luglio 1963, giorno in cui fa la sua prima apparizione in televisione.
A detenere i diritti d’autore sono i fratelli Pagot, Nino e Toni, di origini veneziane, entrambi fumettisti, animatori e registi, pionieri dell’animazione italiana. Tra i personaggi più noti da loro creati, troviamo anche Grisù il draghetto e I fratelli Dinamite. Con loro però, nella realizzazione di Cali mero troviamo anche Ignazio Colnaghi, coautore di varie sceneggiature nonché voce italiana del personaggio. Sebbene ad essersi attribuita la paternità del personaggio sia stato un altro fumettista e animatore di successo: Carlo Peroni.
Le prime apparizioni di Calimero risalgono alle pubblicità dei detersivi Mira Lanza inseriti in Carosello. All’epoca contenitore pubblicitario con regole stringenti, poi diventato inadeguato nei primi anni 70, quando le aziende private incalzavano per avere propri spazi pubblicitari.
Tra le frasi diventate iconiche troviamo:
Ava, come lava!
È un’ingiustizia però!
Il nome deriva dalla milanese Basilica di San Calimero dove si sarebbe sposato Nino Pagot.
Le caratteristiche di Calimero
Nel primo Carosello è presentato come il quinto della covata di Cesira, una gallina veneta (che però lo disconosce perché è nero) e di Gallettoni, un gallo burbero (ma solo in apparenza). Completamente nero, in testa ha sempre l’uovo da cui si è schiuso, ed un bel giorno vede un grosso cane dormiglione che inizialmente scambia per sua madre.
Calimero affronta una serie di avventure in cui – nonostante il suo stato iniziale di “brutto anatroccolo” abbandonato dalla famiglia ed esposto alle cattive compagnie – non sempre il bene e la verità trionfano, nonostante la sua buona fede ed onestà. A riscattarlo alla fine è la bontà dell’olandesina della Mira Lanza, dimostrando che Calimero non è nero, «è solo sporco!». Si palesa con il celebre slogan
Ava, come lava!
Il mondo di Calimero non è apertamente ostile ma anzi confortevole anche se popolato di aguzzini; primo tra tutti Piero, che è un maschio papera molto furbo, e il saccente professor Gufo Saggio, i quali fanno da contraltare ai personaggi positivi come la fidanzata Priscilla e l’amico Valeriano. In periodo natalizio ogni disavventura termina con l’aiuto insperato di un personaggio in difesa del povero pulcino.
Seguiranno veri e propri episodi, che sfioreranno i 30 minuti di durata, con storie indipendenti. Per un totale di 290 episodi.
In queste serie Cali mero abita in famiglia con la mamma, la gallina Cesira e il papà, il gallo Gallettoni, che lo amano e accudiscono come il loro figlio unico. Altra notevole differenza rispetto a quanto si vedeva negli spot del Carosello, nel finale il personaggio non perde mai il nero dalle sue piume come se fosse il loro colore naturale. Una sorta di accettazione sociale da imporre anche agli altri, inno alla diversità.
Il successo negli anni
La notorietà di Calimero è molto elevata per tutti gli anni sessanta e almeno fino alla metà degli anni settanta. Tanto che le succitate frasi diventano dei modi di dire popolari.
Non solo: la popolarità di Calimero è giunta anche in campo medico. Infatti, con il suo nome è stata intitolata una sindrome: la sindrome di Calimero appunto. In pratica, chi ne soffre, si sente vittima della sfortuna in qualsiasi momento. Prova un fortissimo senso di sfiducia e di disagio nei confronti della vita, nonché di scarsa, se non nulla autostima. Al primo ostacolo si ha subito la sensazione di non farcela e si sprofonda nello sconforto.
Oltre alle storie originali di Carosello, con questo personaggio sono stati realizzati 290 episodi a colori, doppiati in diverse lingue. Come accaduto per Topo Gigio, anche Calimero diventa molto noto all’estero. In Giappone viene realizzata per esempio una serie animata omonima di 45 puntate tra il 1974 e il 1975.
Alla quale fece seguito una seconda serie animata fra il 1992 e il 1993, sempre omonima ma questa volta di 52 puntate e in coproduzione con la Rai. Diventata molto popolare anche in Italia nel 1996, con la sigla di Cristina D’Avena “Calimero dance“, composta dal cantautore Franco Fasano.
Inoltre, la sigla presenta giri di archi stile disco music anni settanta ideati da Carmelo La Bionda, noto per aver fondato, insieme al fratello Michelangelo, un duo considerato fondamentale per la cosiddetta italo disco. Su tutti, si ricordano i successi dei Righeira nel corso degli anni 80.
Il personaggio di Calimero e i comprimari della serie hanno avuto e hanno ancor oggi un ruolo in numerose altre attività promozionali e di merchandising oltre a quella originale. Tra abbigliamento, generi alimentari, accessori e prodotti scolastici, gadget e così via.
In anni recenti sono state pubblicate altre serie animate, andate in onda su Raidue e Disney Junior. A testimonianza che il suo mito non si è sbiadito nel tempo.
Critiche al personaggio
Anche il dolce e innocuo Calimero non è stato esente da critiche. Infatti, alcuni ci hanno visto degli stereotipi razziali, perfino risalenti al colonialismo italiano in Africa. E’ anche circolata una bufala secondo la quale la serie animata sarebbe stata eliminata dalla piattaforma Disney+ per questi motivi, quando in realtà non ne aveva mai fatto parte.
Calimero è figlio dei suoi tempi e oggi sarebbe improponibile un cartone animato che vede un pulcino diseredato dai genitori perché nero. Per non parlare del fatto che a fine spot viene sbiancato, giustificando il tutto con il fatto che fosse semplicemente sporco e non avesse la pelle nera.
Non a caso, già le pubblicità degli anni ’70 non mostrano più questo finale. Così come, a partire dagli anni ’90, lo si vede figlio unico e va molto d’accordo con i suoi genitori. Inoltre, caratterialmente, non ha più i tratti depressivi e disperati dei primi tempi, ma è un attivo protagonista del proprio destino. Perfino coraggioso.
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