Addio a bustine di zucchero e ketchup: ma c’è un rischio sanitario

Addio a bustine di zucchero e ketchup: ma c’è un rischio sanitario

Molto presto potremmo dire addio ad alcune abitudini che ci accompagnano da sempre. Come aprire una bustina di zucchero nel bar per riversarlo nel caffè. Oppure aprire bustine di ketchup, maionese, senape o crema barbecue da spalmare in gustosi panini o sopra invitanti patatine fritte. Ed ancora, a scroccare lo shampoo o il sapone liquido anche essi proposte in bustine di Hotel e B&B.

Già perché l’Unione europea, nell’ambito del nuovo regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggi, vuole mettere al bando alcune forme di packaging ritenute eccessivamente inquinanti. Giacché producono una notevole mole di rifiuti.

Del resto, l’articolo 38 del regolamento impone a ciascuno Stato membro di ridurre progressivamente i rifiuti di imballaggio prodotti pro-capite del 15% entro il 2040 (rispetto a quelli prodotti nel 2018).

Sebbene il settore Horeca (Hotel, restaurant and cafè) stia già cambiando alcune abitudini. Per esempio, alcuni pub stanno già offrendo dei contenitori ricaricabili per le salse, così come gli Hotel per i saponi. Ma, probabilmente, si vuole fare di più. Ma con quale rischio per la collettività?

Non solo bustine da zucchero e ketchup: addio anche a vassoi e bicchierini monouso

Come riporta Il Fatto quotidiano, sono tantissimi gli oggetti che usiamo quotidianamente pronti per essere messi al bando. Si pensi a vassoi, piatti e tazze usa e getta, borse, pellicole e scatole. Ed ancora, pellicole estendibili, barattoli, confezioni monouso.

Insomma, tutto ciò che porta a produrre rifiuti ma che viene utilizzato per pochi minuti e/o per un quantitativo ridotto di prodotti. A meno che non si dimostri che l’imballaggio in questione è necessario per evitare, ad esempio, perdita di acqua o rischi microbiologici.

I settori coinvolti in questa rivoluzione sono tantissimi:

  • Caffetterie
  • fast food
  • ristoranti
  • bistrot
  • pizzerie
  • bar
  • osterie
  • trattorie
  • pub
  • discoteche
  • club
  • mense e strutture ricettive per gli eventi
  • fruttivendoli
  • hotel
  • B&B
  • ecc.

Messa al bando di bustine zucchero e ketchup: quali rischi

Ovviamente, tutto ha un contraltare, anche questa iniziativa in nome della salvaguardia ambientale. Per esempio, come riporta Il Primato Nazionale l’azienda Europen nutre forti dubbi e preoccupazioni. Pur ammettendo la necessità di fare sforzi collettivi per raggiungere il famigerato obiettivo di riciclabilità del 2030, non si possono «Ignorare le funzionalità del packaging per proteggere alimenti e prodotti e prevenire gli sprechi, o imporre restrizioni e divieti arbitrari».

Sulla stessa lunghezza d’onda Coldiretti, se la cosa dovesse andare in porto, finirebbe con lo sfavorire «la filiera del packaging italiano e quelle aziende che in particolare hanno investito nei materiali tecnologicamente avanzati sostenibili e riciclabili». E poi ci sarebbe il solito problema del carico dei costi sul consumatore finale.

Mettiamoci infine anche la questione sanitaria. Si fa un gran parlare della necessità di pulirsi spesso le mani e di evitare di utilizzare oggetti in comune che finiscono da una persona all’altra. Pensiamo quindi ad un barattolone di ketchup spostato tra un tavolo e l’altro e che quindi passa tra le mani di decine di clienti in una sola sera. Oppure uno shampoo ricaricabile usato già da chissà quante persone. Ed ancora, il cucchiaino del contenitore dello zucchero che finisce da una mano all’altra nel bar di una stazione o di un aeroporto (e torna subito alla mente la scena di Totò e Peppino in La banda degli onesti).

Purtroppo l’invenzione del monouso, per quanto inquinante, è stata importante da un punto di vista sanitario nei luoghi pubblici. Del resto, da anni si stanno facendo enormi sforzi per rendere questi oggetti biodegradabili. Nelle private abitazioni, invece, è giusto cercare di evitarlo.

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