Nel 2022 si muore ancora nelle campagne
Tragedie che si ripetono ancora, in barba alle conquiste sindacali fatte dal Dopoguerra in poi. Quando ai lavoratori sono stati riconosciuti molti diritti un tempo inimmaginabili. Pensiamo alle miniere in piena Rivoluzione industriale, quando gli operai passavano più di 10 ore al buio e respiravano aria insalubre. O i braccianti lavoravano sotto il sole cocente e si spaccavano la schiena sotto il comando di un prepotente e avido latifondista.
Dagli anni ’90 abbiamo assistito ad una graduale perdita dei diritti, tanto nelle fabbriche quanto nelle campagne. Perché a trionfare è stato il neoliberismo e il perseguimento del profitto senza scrupoli. Facilitato dalla manovalanza a basso costo proveniente da Africa e Nord Est, che ha abbassato il livello salariale, portando la concorrenza al ribasso.
Chi è il bracciante morto sotto il sole in Calabria
Ultimo caso di cronaca – almeno tra quelli certi ed ufficiali, ma chissà quanti immigrati muoiono all’insaputa delle statistiche – quello di Antonio Lombisani, 59 anni, sposato, padre di una figlia, bracciante agricolo.
Come riporta Contropiano, è morto giorni fa stroncato dal caldo mentre era al lavoro in un agrumeto nella frazione Thiene del comune di Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza. Antonio è stato trovato riverso a terra, alle 14,30 di una giornata in cui il termometro ha superato i 40 gradi. La Procura della Repubblica di Castrovillari ha disposto il sequestro della salma e l’autopsia per chiarire le cause della morte.
Come denunciano i sindacati USB e Rete Iside, Governo e Regioni – tranne Puglia e Basilicata che si sono dotate di attenti regolamenti interni – nulla hanno fatto di fronte all’emergenza climatica e alle alte temperature che colpiscono soprattutto il settore dell’agricoltura.
Del resto, da un governo guidato da un banchiere, cosa possiamo attenderci?
Braccianti morti sotto il sole: i precedenti
Il povero Antonio va ad aggiungersi ad una sempre più nutrita lista di braccianti morti sotto il sole. Si ricorda Camara Fantamadi, 27enne morto in provincia di Brindisi nell’estate 2021, Giuseppina Spagnoletti, 39 anni, morta il 31 agosto 2017 a Ginosa (Taranto). Ed ancora, Paola Clemente, 49 anni, morta ad Andria il 13 luglio 2015 durante l’acinellatura. Pochi giorni dopo morì anche Mohammed, 47 anni, sudanese, mentre raccoglieva i pomodori nelle campagne fra Nardò e Avetrana. E ancora prima di lui un bracciante orientale di 57 anni era morto nei campi di riso in provincia di Pavia, ucciso da un colpo di calore.
Andando a ritroso la lista potrebbe ancora continuare. Se è vero che le leggi ci sono, c’è il solito problema italiano che non vengono applicate nel concreto. Si dovrebbero incrementare i controlli a campione e a tappeto almeno nei mesi estivi (giugno-settembre).