Biden bombarda la Siria: prime prove da Guerrafondaio

Prima operazione militare ordinata da Joe Biden da Presidente americano, in Siria. Sarà la prima di una lunga serie?

E’ così iniziata ufficialmente l’Era Biden. Il nuovo Presidente americano non ha perso tempo a confermare la sua indole da guerrafondaio, dipinta approfonditamente in questo articolo.

Gli Usa, infatti, hanno bombardato la Siria il 26 febbraio, riprendendo così una tradizione ormai consilidata demo-repubblicano di esportare la democrazia in Medioriente. Una tradizione a cui Donald Trump aveva posto fine. O, quanto meno, aveva imposto un altro modus operandi, più circoscritto. Oltre a promuovere vari accordi bilaterali tra Israele e alcuni paesi arabi (oltre alla pace tra le due Coree e quella tra Serbia e Kosovo).

Ma torniamo alla prima operazione militare dell’era Biden. Comprendendone i motivi e le eventuali conseguenze negative che porterà.

Perché Biden ha bombardato Siria

siria biden bombardamento

Lo spiega bene Insider Over. Come ha affermato il portavoce della Difesa, John Kirby, l’attacco è avvenuto espressamente “su ordine del presidente”:

Questi raid sono stati autorizzati in risposta ai recenti attacchi contro personale americano e della coalizione in Iraq e alle minacce continue a questo personale, colpendo siti usati da vari gruppi militanti sostenuti dall’Iran, compresi Kaitaib Hezbollah e Kaitaib Sayyid al-Shuhada.

Ha poi aggiunto:

il raid invia un messaggio inequivocabile: il presidente Biden agirà per proteggere il personale della coalizione americana. Allo stesso tempo abbiamo agito in modo deliberato puntando a calmare la situazione sia nella Siria orientale e sia in Iraq

L’operazione ha avuto come precedente il fatto che il 15 febbraio è iniziata un’escalation contro le forze Usa in Iraq che ha portato a diversi attacchi nei confronti delle truppe americane. Biden ha voluto colpire le forze filo-iraniana presenti in Iraq. Paese diventato in questi anni principale alleato dell’Iran nel Medioriente. Il che rappresenta un’ulteriore prova del fallimento della guerra americana in Iraq avviata nel 2003.
Del resto, proprio in Iraq il Pentagono aveva ordinato la morte del generale iraniano Qasem Soleimani.

Ora invece il teatro di scontro Usa-Iran è la Siria. Paese dove gli Usa hanno perso influenza, favorendo l’avanzata di Russia e Turchia. Ma ciò che più interessa agli americani è l’accordo sul nucleare con l’Iran fortemente a cuore per la vicina Israele, preoccupata dal nucleare iraniano.

Conseguenze bombardamento Usa in Siria

joe biden foto

Biden ha dunque cambiato strategia nei confronti dell’Iran rispetto al predecessore Trump. Quest’ultimo è voluto uscire dall’accordo, uccidendo Soleimani e inviando bombardieri strategici e navi nel Golfo Persico. Biden invece ha optato per un freno agli accordi con le monarchie arabe, per far capire di non essere allineato alla politica di Trump, congelando gli F-35 agli Emirati e le armi ai sauditi in Yemen.

Tuttavia, si sta mostrando anche meno propenso contro l’Iran rispetto ad Obama. Da buon falco qual è. Riprendendo quindi, come detto nell’incipit, quel modus operandi da “invasore democratico” in Medioriente. Mettendo anche il becco in Siria, che Trump “aveva lasciato” all’amico Putin.

In questi 4 anni ne vedremo delle belle. Anzi, delle brutte. Cosa dicono i pacifisti?

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