Di seguito ripercorriamo la storia di Betty Boop, dal successo alla definitiva censura. Ma anche a quali attrici si ispira.
Anche il mondo dei cartoni animati ha le sue Dive. La prima in assoluto è stata Betty Boop, ideata nel 1930 dall’animatore Grim Natwick inizialmente sotto forma di barboncina, per poi assumere le fattezze umane due anni dopo, presentando gli stereotipi di bellezza e caratteriali dell’epoca. Ispirata ad alcune artiste di quegli anni, come Helen Kane e Clara Bow, per quanto manchi l’ufficialità. Tanto che si arrivò anche a delle cause giudiziarie.
Apparsa per la prima volta nel cortometraggio Dizzy Dishes del 1930, prodotto dai Fleischer Studios, fu oggetto di alcune modifiche successive complice la censura. Ironia della sorte, seguì proprio il destino amaro delle attrici a cui si ispira. Infatti, durò solo fino al 1939. Una breve storia triste, ma che ebbe un grande impatto culturale nei decenni successivi, influenzando vari ambiti, dal cinema alla musica.
Ripercorriamo la storia di Betty Boop.
Le caratteristiche di Betty Boop
Betty Boop venne disegnata come una donna provocante e maliziosa, dal corpo esuberante, esaltato da abiti succinti e corti. Giarrettiera ben in vista, così come le spalle, capelli corti e frangiati, quasi mascolini, di sicuro anti convenzionali, quasi a sfidare i canoni estetici femminili standard. Una delle caratteristiche principali che la contraddistinguevano era però la bocca a “forma di cuore“.
Rispecchiava, quindi, le caratteristiche della cosiddetta “flapper“, così come venivano definite le ragazze alla moda degli anni ruggenti, dal carattere irriverente e indipendente. Connotati che saranno portati a un livello superiore, poco dopo, da attrici come Marlene Dietrich.
Betty Boop sembrava essere funzionale a risollevare il morale degli anni post Grande depressione, anche perché era destinata a un pubblico adulto.
Film con Betty Boop
Come riporta Wikipedia, Betty Boop fa il suo esordio il 9 agosto 1930, nel corto animato in bianco e nero dalla durata di soli 6 minuti dal titolo Dizzy Dishes. Come detto però, appare per la prima volta sotto forma di barboncina, mantenendo l’aspetto canino in 12 cartoni animati.
L’anno seguente, avvenne la prima trasformazione: le orecchie da cane divennero orecchini mentre il personaggio di Bimbo, cambiava di volta in volta a seconda delle esigenze della trama, diventando a volte un cane e altre un fidanzato.
Il definitivo passaggio a un aspetto da ragazza avvenne 1932, con il cortometraggio Bamboo Isle. Cambia anche caratterialmente: la vediamo irriverente, perfino sovversiva, ispirata alla celebre cantante molto popolare in quel periodo Helen Kane.
La affiancano gradualmente ad altri personaggi, come Koko il Clown, nuovamente il cucciolo di cane Bimbo e infine Grumpy, un arzillo vecchietto. L’obiettivo fu quello di rendere il suo personaggio più conferme al formato dei cartoni animati. La prima versione era in effetti troppo audace.
In Minnie the Moocher del 1932 avviene un altro passaggio: il suo personaggio risalta come quello di un’adolescente dell’era moderna, ribelle, in contrasto con i modi di un mondo vecchio come quello dei suoi genitori. Non a caso, questo cortometraggio di Dave Fleischer prende il titolo dalla celebre canzone di Cab Calloway e narra la storia di una ragazza che scappa di casa e affronta i pericoli della notte.
La pellicola vede Betty Boop aggirarsi impaurita tra folle di spettri piena di paura, tanto da respirarsi un clima di morte, quasi terrore. Una sorta di antenato di pellicole contemporanee come Nightmare before Christmas o La sposa cadavere. Il film si conclude con l’adolescente che torna pentita a casa: un finale che si ricongiunge con l’epoca, ma resta comunque, per trama e scenari, particolarmente moderno e innovativo.
In generale i cortometraggi che la vedono protagonista erano di vario genere, dal melodrammatico al surreale. In Snow White (1933) c’è perfino un anticipo di Biancaneve e i sette nani, visto che assistiamo a una perfida regina che pronuncia la mitica filastrocca “Specchio, specchio“ quattro anni prima della versione Disney. Non mancano poi moderni video musicali.
Ai cortometraggi si affiancarono le strisce a fumetti, dal 1934 al 1937.
La censura e il ritorno
Nel corso degli anni, il personaggio fu sempre più castigato, fino alla chiusura definitiva. L’ultimo film è infatti Fleischer fu Rhythm on the Reservation del 1939. In Europa incombeva la guerra, alla quale gli Stati Uniti parteciparono poco dopo. Non era dunque più tempo delle storielle di Betty Boop.
I cortometraggi furono rispolverati e riscoperti negli anni 50, sebbene con un interesse diverso rispetto a vent’anni prima. Apparivano così lontani e fuori tempo, una sorta di nostalgica celebrazione di un’America che non c’è più, che aveva perso la propria serenità.
Un nuovo interesse arrivò negli anni 80, grazie alla pubblicazione di nuovi fumetti, anche in Italia, in riviste come Linus, Eureka e Il Grifo. Mentre nel decennio successivo fece capolino nel mensile Paperotti edito dalla Masters Edizioni.
Nel 1988 la vediamo brevemente anche nel film Chi ha incastrato Roger Rabbit, in una scena malinconica nella quale lavora in un Night club verso la fine degli anni 40 e si lamenta con il protagonista di non interessare più a nessuno essendo cambiati i tempi.
Betty Boop a chi si ispirava
Per quanto non fosse ufficiale, il personaggio di Betty Boop si ispirava a due cantanti dell’epoca: la cantante Helen Kane e l’attrice Clara Bow.
Chi è Helen Kane
Per quanto riguarda Helen Kane – nata come Helen Clare Schroeder – fu una cantante molto popolare negli Stati Uniti negli anni 20 del secolo scorso. Tra i brani più noti, troviamo quello del 1928 I Wanna Be Loved by You, che diventerà poi celebre grazie alla versione di Marilyn Monroe nel film A qualcuno piace caldo, del 1959.
Tuttavia, già a partire dagli anni 30 la sua popolarità andò sempre più scemando, per poi tornare alla ribalta tra gli anni 50 e 60, soprattutto grazie a spettacoli televisivi. Come accade a molte dive, ebbe una vita sentimentale turbolenta, con ben tre matrimoni alle spalle, di cui i primi due durati poco tempo. Morì di cancro al seno a 62 anni, nel 1966.
Helen Kane intentò causa contro la Fleischer Studios poiché riteneva che il personaggio di Betty Boop fosse ispirato a lei, rivendicandone i diritti. Ma, alla fine, il tribunale stabilì che era le sue rivendicazioni fossero infondate, poiché tale personaggio poteva implicitamente essere considerato di pubblico dominio. Questa sconfitta accelerò senza dubbio il suo declino professionale.
Chi è Clara Bow
Veniamo a Clara Bow. Nata nel 1905 ebbe un’infanzia tremenda: la madre era schizofrenica, complice anche una caduta quando lei aveva 16 anni, mentre il padre era disagiato e violento, anche nei suoi confronti. Incerta è anche la sua data di nascita, si parla anche del 1907.
Attrice, come la Kane anch’ella divenne molto popolare soprattutto negli anni 20, partecipando in totale a 46 film muti e 11 film sonori. La carriera subì una brusca battuta d’arresto nei primi anni 30 per due motivi: il primo di natura tecnica, a causa dell’avvento del sonoro; il secondo, legato al gossip, poiché la sua segretaria e amica, Daisy De Voe, vendette ad un giornale il suo diario personale, in cui erano riportati dettagli della sua vita sessuale piuttosto controversa. La censura dell’epoca non la perdonò.
Gli anni a seguire li passò soprattutto presso case di cura, poiché le sue condizioni mentali si fecero via via più instabili. Non la aiutò neppure il matrimonio con Rex Bell, attore piuttosto popolare tra la fine degli anni 20 e i primi anni 30, con il quale ebbe due figli. Bell ebbe anche una carriera politica nelle fila dei repubblicani, diventando vice governatore del Nevada nel 1955 fino alla sua morte, avvenuta nel 1962. Clara Bow morirà invece 3 anni dopo, per un attacco di cuore. Aveva 60 anni.
Per quanto la somiglianza con Betty Boop fosse evidente, non pretese mai nulla per ciò, forse sulla scorta di quanto già accaduto a Helena Kane.
L’interesse per questo personaggio è stato rinverdito di recente grazie alla Popstar Taylor Swift, che gli ha reso omaggio nel suo nuovo album, The Tortured Poets Department, con un brano dedicato avente come titolo proprio il suo nome.