Silvio Berlusconi e la lezione di Politica estera

Introduzione

Ho sempre criticato in modo fermo il Berlusconi politico, ritenendo che fosse “sceso” in politica per interessi personali. In effetti, la produzione legislativa è stata soprattutto caratterizzata da leggi ad personam, intervallate ogni tanto da qualche provvedimento per il popolino.

Per esempio, l’innalzamento delle pensioni minime, la social card, la rimozione dell’ICI. Sebbene quest’ultima sia stata sì una promessa elettorale mantenuta nel 2008, ma che ha portato problemi finanziari ai Comuni che ne erano destinatari e l’introduzione successivamente dell’IMU da parte del Governo Monti. Peggiorativa sia per i comuni stessi, che sono diventati degli esattori per il governo centrale, sia per i contribuenti stessi, visto che è molto più onerosa. Ne parlai qui.

Berlusconi ha tradito i propositi di una rivoluzione liberale che ha sempre sostenuto, e con essi, il cosiddetto “popolo delle Partite Iva” che tanto aveva creduto in lui.

Detto questo, la cosa che ho apprezzato sempre di Berlusconi Premier è stata la politica estera. Certo, non sono mancati imbarazzi come il gesto delle corna e qualche battuta di troppo. Ribattezzata la diplomazia del cucù. Tuttavia, come egli stesso ammise, era un modo per stringere rapporti informali con i capi di stato, avere la loro fiducia e sciogliere le rigidità dei formalismi.

Berlusconi alleato fedele degli Usa ma anche amico di Putin

Berlusconi capì che l’Italia doveva mantenere un ruolo neutrale a livello internazionale, mantenendo un rapporto di amicizia sia con l’America di Bush, sia con la Russia di Putin.

Berlusconi appoggiò militarmente, fatto questo però deprecabile, le guerre che gli americani vollero in Afghanistan e in Iraq in nome di una fantomatica esportazione della democrazia. Quando in realtà a dettare quei conflitti, mascherati come missioni di pace, furono gli idrocarburi fossili e la posizione geografica. E l’11 settembre fu solo un pretesto, probabilmente architettato ad arte proprio per muovere guerra.

Fu molto amico di Bush, ma anche con il successore Obama, come quest’ultimo ammise, malgrado la diversa posizione politica. Come riporta Wikipedia, Obama disse di lui:

Devo dire anche con il premier Berlusconi abbiamo sviluppato un rapporto forte. Quando ci incontriamo è sempre un piacere, ridiamo, scherziamo, facciamo cose concrete e serie. Il premier Berlusconi è stato un grande amico degli Stati Uniti e mio personale. In questo senso l’Italia è fortunata di avere un ottimo premier e un ottimo presidente

Ma il Cavaliere è stato anche un grande amico di Putin, con visite continue in Russia, anche quando non era più Premier. Sapeva bene che dalla Russia provengono molte importanti materie prime, cosa che oggi viene imprudentemente messa in secondo piano.

Berlusconi ha sempre cercato di tenersi alleato della Russia, tanto che al G7 del 1994, quando fu eletto per la prima volta Presidente del consiglio, volle fortemente anche la loro presenza.

Nel 2009 Berlusconi visitò anche la Bielorussia di Lukashenko, unico capo di stato occidentale a farlo.

Berlusconi e lo sguardo sul Mediterraneo

Oltre a ciò, il patron di Mediaset e Mondadori divenne anche un punto di riferimento sul mediterraneo e sul Medioriente, tanto con gli arabi quanto con Israele. Un modus operandi che ha preso in eredità dal suo mentore e grande amico Bettino Craxi.

Si ricorderà il rapporto privilegiato con Muammar Gheddafi, il dittatore libico, con le proverbiali visite a Roma del Raìs, tra tendoni e baciamano. Il tutto, per farci ottenere prezzi di favore sul gas, per fermare l’afflusso di immigrati dall’Africa e per facilitare l’ingresso delle imprese italiane nel paese. Tutte cose che abbiamo perso quando Gheddafi fu destituito per volere della Francia.

Importante anche il rapporto con Mubarak, presidente dell’Egitto, importante in chiave anti-islamista. Sebbene alla storia sia passato il caso Ruby, che Berlusconi spacciò per sua nipote.

Oltre ai paesi arabi, l’ex Premier di Arcore ha sempre mantenuto un rapporto privilegiato con Israele, difendendone l’esistenza e ribadendo la sua amicizia. Portando pure Fini, come noto di estrazione neofascista, a parlare male dell’Olocausto e ad indossare la kippah dinanzi al muro del pianto. Attirandosi non poche critiche.

Il Cavaliere intuì anche l’importanza di inserire la Turchia nell’Unione europea, così da occidentalizzare il paese ed avere un alleato importante nella lotta al terrorismo. Ma la sua proposta fu sempre rigettata dall’Ue. D’altronde la Turchia fa parte della NATO dagli anni ’50 ma da quando c’è Erdogan alla guida del paese, esso è tornato ai tempi dell’Impero Ottomano. Con annesse ripercussioni negative per il nostro paese.

Negli anni successivi l’Italia ha perso propria sovranità e spessore internazionale

Un atteggiamento che l’Italia a guida Partito democratico degli ultimi 10 anni ha completamente perso. Schiacciata com’è sulle posizioni atlantiste e germanocentriche, perdendo completamente sovranità e ogni velleità di porsi come mediatrice nelle questioni internazionali.

Siamo diventati una periferia dell’Unione europea, mentre Berlusconi ebbe diversi contrasti con la Germania della Merkel, guida dell’Ue. Non a caso, ormai è acclarato che quello consumatosi a fine 2011 sia stato il golpe dello Spread, per fare in modo che a Roma ci andassero personaggi graditi a Bruxelles e Berlino. Come infatti è accaduto. Si sono susseguiti Premier non eletti dagli italiani e che hanno svolto il compitino dettatogli dall’alto.

Eccetto la breve parentesi del Governo Conte I, quando Lega e Cinquestelle hanno tentato di alzare la voce con l’Unione europea e hanno cercato di porsi in una posizione più bilanciata tra Usa e Russia.

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