Bergamo e Brescia, altro che capitali cultura: censurano pianista russo

Bergamo e Brescia sono le Capitali italiane della cultura 2023. Quella cultura che dovrebbe essere viatico di messaggi di speranza, di pace, di fratellanza di uguaglianza. Spesso la musica ha unito i popoli e potrebbe farlo anche rispetto alla guerra in Ucraina.

Ed invece, da quando è iniziato il conflitto, abbiamo assistito spesso a censure ai danni di artisti russi. Soprattutto quelli che hanno condiviso delle posizioni politiche evidenti. Magari anche ucraini, come capitato alla Fenice di Venezia.

E così, anche le capitali italiane della cultura 2023, come detto Bergamo e Brescia, non si risparmiano in tal senso, censurando il pianista russo Denis Matsuev. Che avrebbe dovuto esibirsi al Festival Pianistico internazionale di Bergamo e Brescia.

I rispettivi sindaci delle due città lombarde, Giorgio Gori ed Emilio Delbono, entrambe del Partito democratico, hanno così soddisfatto i desiderata dell’Ambasciatore ucraino in Italia Yaroslav Melnyk.

Bergamo e Brescia censurano pianista russo Denis Matsuev

Matsuev avrebbe dovuto esibirsi al Teatro Donizzetti e al Teatro Grande. Come riporta Linkiesta, questa è la nota congiunta dei due sindaci:

Abbiamo raccolto informazioni – a partire da quanto Lei stesso ci ha riferito – e riteniamo che il reiterato ed esplicito sostegno che Matsuev ha espresso nei confronti della politica di Putin, dall’invasione della Crimea alla modifica della Costituzione in vista dell’instaurazione di un regime autocratico, senza una minima presa di distanze dalla scelta di invadere il territorio ucraino, definiscano un profilo non più solo artistico, ma pienamente “politico” del pianista russo

I quali ci hanno tenuto a sottolineare che non si tratta di censure contro gli artisti russi, visto che le date di Michail Pletnev e Grigory Sokolov – due grandi pianisti russi che non hanno approvato né appoggiato pubblicamente l’invasione di Putin in Ucraina – sono state confermate.

Ricordano invece come Matsuev aveva addirittura firmato una lettera di lode all’invasione della Crimea nel 2014.

Perché Bergamo e Brescia sono Capitali italiane della cultura 2023?

Come specifica il sito ufficiale della Regione Lombardia, la scelta del Governo italiano, avvenuta nell’agosto 2020, è stata dettata dalla voglia di voler dare alle due città “luce di speranza e cura in seguito al difficile periodo vissuto dai territori durante la pandemia“.

Contestualmente, vengono poi ricordati gli interventi di riqualificazione e restauro del Museo della Storia di Bergamo o la realizzazione del nuovo allestimento del Capitolium e la valorizzazione e restauro della Vittoria alata. Ed ancora, le opere di valorizzazione del Teatro Romano e del Complesso di S. Giulia-cosiddetto corridoio UNESCO.

Tra i fiori all’occhiello degli interventi sulla scia del titolo di capitali della cultura, troviamo la realizzazione della cosiddetta Ciclovia della Cultura: un percorso lungo circa 75 chilometri, che toccherà le mura venete di Bergamo città fortificata, il Complesso di San Salvatore e Santa Giulia e l’area archeologica del Capitolium.

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Una risposta a “Bergamo e Brescia, altro che capitali cultura: censurano pianista russo”

  1. Ormai va di moda la nuova segregazione, non dico razziale, verso il diverso, ma è un apartheid di tipo culturale inaugurato con la vicenda Covid e i suoi tristi burattini che ancora oggi a spada tratta difendono l’indifendibile vaccino.
    Questa volta la nemesi dell’idiozia ha colpito un artista reo di essere nato e avere la cittadinanza di un paese con quale NON siamo assolutamente in guerra almeno ufficialmente, come se si potessero scaricare le responsabilità di un conflitto su un singolo.
    Così facendo le persone che dai vari paesi sono fuggite alla persecuzione personale e politica durante il secondo conflitto mondiale, avrebbero anch’esse subita la stessa sorte e così non è stato, anzi sono stati accolti soprattutto dagli USA perfino per scopi bellici, uno su tutti Enrico Fermi che ha perfino partecipato agli studi sulla bomba atomica.
    Ma nella fattispecie purtroppo stiamo parlando di Russia e pertanto occorre avallare tutte le porcate degli yankies di cui siamo succubi culturalmente e militarmente avallando iniziative spesso fuori del diritto internazionale e soprattutto fuori da quella che noi occidentali chiamiamo democrazia, di cui tanto pensiamo di portare il vessillo, ma le cui cronache dichiarano morta e sepolta da diversi anni nel nostro paese.

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