Ben 150 vertenze sindacali ancora aperte: il fallimento del Ministro-fantasma Federica Guidi
TRA LE PIU’ GRAVI: Whirpool-Indesit, Termini Imerese, Lucchini, Almaviva e Natuzzi
‘Carneade! Chi è costei?!’ avrebbe detto Don Abbondio, prete vile de I Promessi sposi nel sentire il nome di Federica Guidi. Già, in tanti non sanno chi sia. Eppure è l’attuale Ministro dello sviluppo, un dicastero molto delicato specie nella drammatica crisi economica con la quale conviviamo da anni. Quando il suo nome aleggiava tra i papabili al Ministero, molti storsero il naso giacché una settimana prima delle elezioni politiche 2013 era stata ad Arcore per ottenere un posto nelle liste di Forza Italia per le europee. Ma non era una novità: la Guidi proviene da una famiglia berlusconiana ed ella stessa si professava tale. Poi c’è la questione del conflitti d’interesse. Ma pur volendo (a malincuore) sorvolare su ciò, soffermandoci sulle sue capacità da Ministro, notiamo che sono ben 150 le vertenze sindacali rimaste sul suo tavolo, tra le quali alcune molto gravi.
LE VERTENZE APERTE – La ministra Federica Guidi ha assunto finora il compito di reggere l’impatto delle molte crisi industriali cercando di tamponare i problemi. Nel caso della Whirlpool-Indesit, però, ha dimostrato di non avere tutto sotto controllo. La vicenda, già nota a febbraio, lamentano i sindacati, le è esplosa in mano nel momento della presentazione del piano industriale da parte della nuova proprietà statunitense. L’ipotesi di chiudere lo stabilimento di Carinaro, in Campania, è ancora sul tavolo e nonostante le tante rassicurazioni, anche di Matteo Renzi, non è ancora scongiurata tanto che si sta profilando una nuova spaccatura sindacale.
I tavoli della crisi sono circa 150, quasi sempre gli stessi. Al ministero vengono sottolineate le vertenze chiuse: Electrolux, Ast Terni, Piombino, Termini Imerese. Il problema è che quelle soluzioni alla lunga appaiono davvero fragili.
A Terni i sindacati chiedono l’indizione di un nuovo tavolo al ministero perché dopo la sigla dell’accordo riemergono voci di cessione dello stabilimento e ipotesi di nuovi esodi incentivati. Problemi anche a Termini Imerese dove i sindacati si sono allarmati quando, ad aprile, hanno visto che la nuova azienda, Bluetec, impegnatasi a riprendere la produzione di motori, non ha anticipato la cassa integrazione ai 770 operai. Per quanto riguarda Piombino, e quindi l’altoforno della ex Lucchini, il tavolo è in ancora in piedi per discutere le condizioni del passaggio dalla società commissariata alla nuova Cevital di Issad Rebrav, il più importante uomo d’affari algerino. Tra i punti più delicati, le condizioni della riassunzione dei dipendenti che non si annunciano favorevoli per gli operai.
SI RIMPIANGE CLAUDIO DE VINCENTI– Se ne parla come se fosse morto. “Quando c’era lui”; “lui sì che studiava i dossier…”. Claudio De Vincenti ha lasciato da poche settimane il ministero dello Sviluppo economico (Mise) per assumere l’incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il numero due del governo, al posto di Graziano Delrio ma la sua assenza al Mise si sente.
In quella postazione, da viceministro, ha di fatto guidato la politica industriale sin dai tempi dell’esecutivo di Mario Monti. E ha conquistato un credito di autorevolezza e prestigio in tutte le direzioni: soprattutto sul fronte sindacale dove viene apertamente rimpianto. Per sostituirlo occorre attendere le Regionali del 31 maggio, quando quella casella finirà nel puzzle che il premier ha probabilmente solo nella sua testa e che riguarda gli equilibri del Pd (nuovo capogruppo, presidenze di commissione parlamentare, direzione dell’Unità) e quelli del governo (richieste del Ncd, dell’Udc, di Scelta civica e via discorrendo).
De Vincenti era quello che dava sicurezza a tutti per via della competenza. Professore universitario alla Sapienza viene “portato” in politica da Vincenzo Visco quando questi assume la carica di viceministro nel governo Prodi del 2006. Componente del centro studi Nens, che fa riferimento allo stesso Visco, viene notato da Pier Luigi Bersani che lo coinvolge nell’Agenda Industria 2015. Nel 2011, quando si forma il governo “tecnico” di Mario Monti, è il tecnico che lo stesso Bersani indica per il Mise. La Uilm lo definisce “un elemento di grande certezza al ministero”. Salvatore Barone, responsabile Industria della Cgil, inconsapevolmente ne parla al passato: “Era uno davvero molto impegnato, garantiva una presenza continua, soprattutto un ruolo politico”.
Il ruolo politico di De Vincenti, tecnico, lo si è visto nel corso dell’incontro tra il governo e i sindacati sulla Scuola dove lui rappresentava Palazzo Chigi. E solo grazie all’interlocuzione strappata all’ultimo momento da Susanna Camusso Cgil, Cisl e Uil sono riusciti a ottenere la convocazione di un tavolo di confronto.
All’indomani della nomina, di lei Berlusconi disse: ‘Abbiamo un Ministro pur restando all’opposizione’. Almeno fosse stata utile…
(Fonte: Il Fatto quotidiano)
"Una specie di regolamento di conti, un rendersi la pariglia con una operazione di teppismo giornalistico sicuramente prezzolata"Che paroloni. Ma rileggi le cose ridicole che scrivi? E da chi poi? Io ho un blogghetto, non il Corriere della sera. Per il resto, è chiaro che la deindustrializzazione che si sta consumando in Italia non è colpa della Guidi. Ma un maggiore impegno e una maggiore incisività sarebbe gradita. Del Governo Renzi si sente parlare al massimo della Madia, della Giannini e della Boschi. Che almeno delle riforme, magari pure sbagliate, le portano avanti.Per il resto, non è trascurabile il voltagiro politico che ha fatto, né i conflitti d'interesse che ha. Mi ero preoccupato che non avessi nominato Cosentino e Giggino a purpetta. Poi ho letto gli ultimi righi e mi sono rassicurato. Ora dirai che sono pure prezzolato da loro e magari li difendo e li voto ^_^
L'articolo postato è fuorviante e in quanto tale sicuramente in cattiva fede perché attribuisce il dramma delle fabbriche che chiudono a un ministro colpevole, a quanto pare, di un "tradimento" berlusconiano. Una specie di regolamento di conti, un rendersi la pariglia con una operazione di teppismo giornalistico sicuramente prezzolata. Venendo al tema, ci vuole una gran faccia tosta se non una spudorata disonestà per omettere di dire che la Campania è oggetto di una deindustrializzazione feroce da più di 10 anni. Se in particolare si guarda la provincia di Caserta, dove si colloca la vicenda Whirlpool-Indesit, le fabbriche che hanno chiuso non si contano. Con i relativi "manufatti" industriali che sono ormai completamente avvolti dalle erbacce. Fatevi un giro, pusillanimi che non siete altro! Andate a vedere come è ridotta la Italtel di Santa Maria Capua Vetere, fiore all'occhiello della Marisa Bellisario. Un nome che a voi, ignoranti di mezza tacca, non dice nulla. Andate a vedere come è ridotto lo stabilimento Olivetti di Marcianise. E quello della 3M Italia. E la Morteo, La Gallino Sud. La Face Standard. La Siemens. O la Texas Instruments di Aversa, dove gli immobili sono stati accaparrati da Giggino 'a Purpetta e fratelli, la Banda Bassotti della Forza Italia dei Cosentino & C. Siete la rovina della vostra terra!