Bella Ciao diventato inno della sinistra: ma le origini sono altre

Bella Ciao” è ormai un inno cantato in ogni manifestazione organizzata dall’universo della sinistra italiana. Dalle manifestazioni sindacali, al 25 aprile, passando per il Primo maggio, il 2 giugno, Pasqua, Natale e Ferragosto.

Ad ogni occasione e ovunque ci siano bandiere rosse, ecco che parte la canzoncina dei partigiani. Bella Ciao è una canzone che dovrebbe unire tutto il paese e tutti i partiti democratici, visto che è stata ideata durante la Seconda guerra mondiale e nel corso della ribellione dal nazi-fascismo.

Quindi, dovrebbe appartenere non solo ai partiti di sinistra, ma anche a quelli di centro e quelli di destra. Intendendo per essi però quelli liberali e ovviamente non post-fascisti. Invece, Bella ciao è diventato un inno che divide, di esclusiva matrice di sinistra. Come se ci avesse posto il copyright.

Eppure le origini di questo inno sono altre. Ecco cosa è cambiato nel corso degli [sta_anchor id=”bella”]anni[/sta_anchor].

Bella Ciao origini quali sono

bella ciao accordi

A spiegare bene le origini di Bella Ciao è un articolo de Il Gazzettino, scritto dal Direttore Roberto Papetti in risposta a un lettore.

Bella Ciao non è stata la canzone della Resistenza italiana. Come si ricorda anche in uno dei più bei libri su quel periodo, Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio, le brigate partigiane, in larga parte egemonizzate dal Pci, avevano eletto a loro inno altri testi, primo fra tutti Fischia il vento. Bella Ciao non faceva parte del repertorio canoro della sinistra e non ne farà parte per diversi decenni nel Dopoguerra.

Come riporta Wikipedia, la Bella ciao partigiana riprendeva nella parte testuale la struttura del canto Fior di tomba, mentre sia musicalmente che nella struttura dell’iterazione (il “ciao” ripetuto) derivava da un canto infantile diffuso in tutto il nord, La me nòna l’è vecchierella (già rilevato da Roberto Leydi).

Un’altra possibile influenza può essere stata quella di una ballata francese del Cinquecento, che seppur mutata leggermente ad ogni passaggio geografico, sarebbe stata assorbita dapprima nella tradizione piemontese con il titolo di Là daré d’côla môntagna, poi in quella trentina con il titolo di Il fiore di Teresina, poi in quella veneta con il titolo Stamattina mi sono alzata, successivamente nei canti delle mondariso e infine in quelli dei partigiani.

Il legame con la Bella ciao delle mondine è invece un falso storico.

Nei cortei del 25 aprile era cantata solo nei settori in cui sfilavano i partigiani bianchi e il segretario della Dc Benigno Zaccagnini la faceva suonare alla conclusione dei lavori delle assisi di partito. Allora sotto le bandiere rosse riecheggiavano altre note.

Bella Ciao perché inno di sinistra

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La svolta avviene nel 2002 quando Michele Santoro in una puntata della trasmissione Sciuscià la intona polemicamente all’inizio di una puntata dedicata alla libertà di informazione, dopo le dure dichiarazioni di Berlusconi contro lo stesso Santoro, Biagi e Luttazzi (il cosiddetto editto bulgaro).

Da quel momento il destino di Bella Ciao cambia. La canzone diventa prima l’inno semi-ufficiale dei cosidetti girotondi ( il movimento anti-berlusconiano guidato da Nanni Moretti), poi assurge al ruolo di canzone prediletta della sinistra post-comunista, rimasta orfana di melodie storiche come Fischia al Vento e Bandiera Rossa.

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