Turchia ancora mirino dei terroristi. Qualche giorno fa è toccato al simbolo dell’apertura del Paese al mondo occidentale: l’aeroporto internazionale Ataturk di Istanbul che ha causato 41 morti e oltre 230 feriti, di cui alcuni in gravi condizioni. Almeno 13 delle vittime sono di nazionalità straniera. L’attacco terroristico è stato realizzato alla vigilia della lunga festività del bayram, la fine del ramadan. A iniziare la campagna contro il turismo l’attentato che il 12 gennaio scorso aveva colpito il quartiere di Sultanahmet, la zona antica e monumentale di Istanbul affollata di visitatori stranieri. Poi il 19 marzo era toccato alla zona commerciale di Istiklal Caddesi. Non a caso, gli effetti sul turismo, una delle principali risorse del paese, sono stati disastrosi: ad aprile i visitatori sono crollati del 28%, a maggio di un altro 35, e l’ultima strage all’Ataturk darà probabilmente il colpo di grazia all’industria turistica turca. Già pesantemente colpita dalla sanzioni decise dalla Russia dopo l’abbattimento, alcuni mesi fa nei cieli della Siria, di un caccia di Mosca da parte dell’aviazione militare di Ankara. Ma il vero responsabile di questo terrorismo contro il popolo turco è lo stesso Presidente Recep Tayyip Erdogan, il quale protegge da anni l’Isis, permettendone la proliferazione anche nel proprio Paese.
Il terrorismo di Erdogan
Come ben dice Contropiano, questa volta il regime turco e i media non hanno neanche provato a citare e a coinvolgere, come altre volte era successo, l’insorgenza curda – il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) o i TAK (Falconi per la Libertà del Kurdistan), autori di vari attacchi contro interessi governativi e soprattutto contro le forze di sicurezza che in alcuni casi hanno causato anche alcune vittime civili – e si sono concentrati direttamente sulla matrice jihadista della strage, pur mancando una rivendicazione del grave attentato.
Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha affermato in un comunicato che “l’attacco ha dimostrato, ancora una volta, il volto oscuro delle organizzazioni terroristiche che prendono di mira i civili innocenti”, mentre il premier turco Yildirim ha detto chiaramente che i primi indizi indicano l’impronta dell’Isis, anche se le indagini sono ancora in corso. Yildirim ha sottolineato che l’aggressione è avvenuta in concomitanza con i passi di riconciliazione avviati dalla Turchia con Israele e la Russia in questi ultimi giorni.
La strage di ieri sera a Istanbul, l’ennesima ad opera dello Stato Islamico in suolo turco negli ultimi mesi, evidenzia tutte le responsabilità di un governo che ha ampiamente supportato il jihadismo strumentalizzandolo nel tentativo di utilizzarlo per il rovesciamento del governo siriano e il contrasto alle forze curde e a quelle dell’asse sciita all’interno di una guerra globale che coinvolge ormai da anni tutto il Medio Oriente.
Se all’inizio alcune stragi e attacchi di matrice jihadista avevano colpito esclusivamente i nemici del regime – le sinistre, i curdi, gli intellettuali dissidenti, alcuni giornalisti che denunciavano il sostegno di Ankara ai fondamentalisti – più recentemente il terrore islamista ha cominciato a colpire indiscriminatamente la popolazione turca e anche alcuni interessi strategici del paese.
Isis supportato dalla Turchia
Appare ormai evidente che il principale responsabile dell’ondata di attacchi contro la popolazione turca è proprio il regime islamo-nazionalista turco, che per anni ha coccolato, armato, finanziato e offerto riparo e rifugio a migliaia di combattenti e simpatizzanti dello Stato Islamico e di altre sigle jihadiste. Cellule dello Stato Islamico sono state lasciare agire indisturbate per anni nelle città turche, in particolare nel sud del paese, dove hanno potuto approntare numerose basi logistiche, depositi di armi ed esplosivi, campi di addestramento. Il regime ha tollerato il contrabbando del petrolio siriano e delle opere d’arte trafugate da parte dei fondamentalisti che hanno così incamerato enormi somme di denaro destinate a rafforzare la loro struttura militare.
Da anni camion pieni di armi diretti ai tagliagole del Califfato passano indisturbati la frontiera turco-siriana sotto il naso di migliaia di militari di Ankara, e i giornalisti che hanno documentato la cosa sono stati licenziati, arrestati o addirittura assassinati. Se oggi le attenzioni dello Stato Islamico si rivolgono anche contro la popolazione turca lo si deve all’irresponsabile complicità con l’Isis di Erdogan e dei suoi apparati. Ma non si esclude che sia lo stesso Erdogan a mettere in piedi una strategia della tensione come fatto in Italia tra la fine degli anni ’60 e metà anni ’80 da neofascismo e servizi segreti deviati. Il tutto, per legittimare militarmente il proprio potere.
E io maledico Erdogan e i terroristi che spalleggia! Perché vorrei visitare Istanbul e chissà quando potrò. L’attuale Presidente della repubblica turca ha riportato il Paese indietro di un ventennio, vanificando il processo di modernizzazione della Turchia avviato da tempo. Speriamo che questa strage spinga Erdogan ha collaborare con gli altri Paesi nella lotta al terrorismo. La Turchia, per la propria posizione geografica, è un partner fondamentale.