Vediamo come i Cercapersone sono stati adoperati per gli attentati e cosa non torna nella filiera che ne ha consentito l’utilizzo.
Dei Cercapersone, almeno in Italia e in generale in Occidente, non sentivamo più parlare dagli anni ’90, quando il loro utilizzo fu soppiantato dai cellulari. Eppure, in Medioriente, sono stati adoperati per uccidere 8 persone e ferire 2.750 persone tra Libano e Siria. E’ stato un attacco di Israele agli Hezbollah.
Non è la prima volta che dispositivi adoperati per la comunicazione siano utilizzati per scopi ben diversi. Nel gennaio 1986, per esempio, Yahya Ayyash, l’ingegnere responsabile di numerosi attentati kamikaze e preparatore di bombe, saltò egli stesso in aria rispondendo al cellulare dove era stata inserita una microcarica.
Andando ancora più indietro, a Parigi a un alto esponente dei palestinesi gli fu riempito di plastico il telefono di casa e fu fatto detonare a distanza quando rispose a una telefonata.
Vediamo come i Cercapersone sono stati adoperati come bombe e cosa non torna nella filiera che ne ha consentito l’utilizzo.
Come i Cercapersone sono diventati delle bombe
L’analista militare Elijah Magnier ha spiegato ad Al-jazeera:
Si tratta di un attacco molto sofisticato e, solitamente, su questa scala, “richiede la collaborazione di più entità
Un’operazione di questa portata richiede la presenza di esplosivi ad alto potenziale, anche in piccole quantità, e un tempo notevolmente lungo per sedersi a ogni singolo cercapersone e inserire manualmente da 1 a 3 grammi di materiale altamente esplosivo e tuttavia preservare la funzionalità del cercapersone, dello schermo e di tutta l’elettronica senza che tutto ciò venga compromesso
Come spiega invece l’ex contraente dell’intelligence della NSA, Edward Snowden su X, colui che anni fa aveva svelato come gli Usa spiassero i loro stessi alleati, tra cui i leader italiani:
Mentre giungono informazioni sui cercapersone esplosi in Libano, sembra più probabile che si tratti di esplosivi impiantati, non di un hackeraggio. Perché? Troppe ferite costanti e molto gravi. Se si trattasse di batterie surriscaldate che esplodono, ci si aspetterebbe molti più piccoli incendi e mancate accensioni.
Dunque, in sintesi, all’interno dei cercapersone sono stati inseriti degli esplosivi, perché una batteria al litio da sola, di quelle dimensioni, non può provocare quelle esplosioni. Si ricorderanno, per esempio, le tante esplosioni delle batterie del Samsung Galaxy Note 7, al punto da provocarne il ritiro.
Se ciò può sembrare ovvio, il vero problema è individuare la catena che ha portato a tutto ciò. E, clamorosamente, potrebbe essere implicato proprio l’Iran.
I sospetti sull’Ungheria
Come riporta Contropiano, si sono già defilate le aziende che producono i dispositivi utilizzati a mo’ di bomba, ovvero la taiwanese Hsu Chin-kuang (dove ha sede la società specializzata Gold Pollo), e la ungherese Bac Consulting Kft. Piccola azienda che produce i Cercapersone per conto della multinazionale asiatica, ma solo per alcune aree del mondo. Del resto, è difficile che dispositivi così piccoli siano stati smontati per inserirci degli ordigni in post-produzione. Sembra invece che tutto sia avvenuto durante la catena di montaggio.
Certo, il paese governato da Orban si è anche offerto di ospitare le gare casalinghe di Israele. Ma forse ciò è troppo poco per arrivare ad accusare Bac Consulting Ktf di una simile modifica.
Iran coinvolto negli attentati con Cercapersone?
Come afferma Maurizio Blondet, gli attentati con i Cercapersone eseguiti in Siria e Libano richiedono l’intervento di più servizi segreti e un’interruzione del canale di fornitura e potrebbe anche indicare la presenza di un esplosivo. Dato che tutte le esplosioni sono avvenute in più luoghi diversi in modo simultaneo.
Se l’intelligence israeliana è riuscita a compromettere i cercapersone forniti a Hezbollah, ciò non esclude che siano riusciti ad accedere alla fornitura dell’Iran, perché è l’Iran che fornisce a Hezbollah la maggior parte delle sue attrezzature.
Se si conferma che i cercapersone li ha forniti l’Iran, significa che un gruppo di traditori iraniani ben organizzato e ha operato per fare questo regalo a Israele. In odio puro verso il regime. In fondo, i tempi sono cambiati: la popolazione iraniana ha una media di 27 anni e si è persa la spinta entusiastica della rivoluzione del 1979 che cacciò i Pascià.
I giovani d’oggi iraniani, in particolar modo le donne, credono sempre meno nelle istituzioni para-religiose che governano il paese da 45 anni. Basta guardare anche la crescente astensionismo alle ultime elezioni, oltre che le proteste. Pure i candidati cosiddetti progressisti sono visti come l’altra faccia della medaglia del potere conservatore.
Frustate, impiccagioni, lapidazioni e altri metodi medioevali appaiono assurdi e ridicoli agli occhi delle nuove generazioni iraniane. E forse questi attentati potrebbero essere un primo grande segnale di questa spaccatura, forse insanabile.
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