ASSASSINIO DEL PAPA, COSA S’INVENTA IL FATTO QUOTIDIANO ORFANO DI BERLUSCONI

PUBBLICATO VENERDI’ UNO PSEUDO-SCOOP RIGUARDANTE UNA CLAMOROSA RIVELAZIONE DA PARTE DEL CARDINALE ROMEO, IL QUALE IN REALTA’ TRAPELA “SOLO” UNA NORMALE GUERRA INTERNA AL VATICANO
Ecco cosa succede quando si basa la propria linea editoriale e il proprio successo soprattutto su un determinato obiettivo e una specifica tipologia di notizie; ossia l’anti-berlusconismo e gli scandali giudiziari dei politici. Finiti questi o sensibilmente affievolitisi, occorre inventarsi falsi scoop. Perfino un attentato al Papa. Una notizia che suscita sempre clamore, ma che può rivelarsi una figuraccia quando si scopre che è tanto fumo con poco arrosto; una notizia col titolone ma poco altro.
E’ quanto sta accadendo a Il Fatto quotidiano, giornale in vita da circa tre anni, che, con la caduta del Governo Berlusconi e con poche notizie dal taglio giustizialista (seppur da me condivise, per carità) spara un grosso titolo: “Complotto contro Benedetto XVI, entro 12 mesi morirà”. E poi “Un appunto consegnato un mese fa dal Cardinale Castrillon, a conoscenza del pontefice, riferisce quanto detto dal cardinale Romeo, arcivescovo di Palermo, nel novembre scorso in alcuni colloqui in Cina: “I suoi interlocutori hanno pensato, con spavento, che sia in programma un attentato contro il Papa”. C’è anche il nome di Scola come possibile successore. Lombardi, portavoce della Santa Sede: “Talmente incredibile che non si può commentare””.

Leggendolo meglio però, ci si accorge troppo facilmente che si tratta della consueta “guerra” interna al Vaticano per la sua successione e quella del Segretario di Stato Bertone.

COSA CONTIENE REALMENTE – A quanto pare quel rapporto in tedesco sul viaggio in Cina del cardinale Romeo, arrivato al cardinale Dario Castrillòn Hoyos, è stato effettivamente da lui “girato” alla Santa Sede (sebbene  Il Fatto  non riproduca i timbri che autenticherebbero il testo).  Ma a rendere tutto molto confuso sono alcune cose surreali: la natura sconclusionata del documento, la singolarità del luogo e delle circostanze in cui l’arcivescovo di Palermo avrebbe fatto queste «rivelazioni» (da lui smentite, ieri), il fatto che un altro cardinale trasmetta al Papa un «sentito dire» di quinta mano (l’ascoltatore «cinese» passa ciò che ha capito da Romeo a un anonimo il quale, tramite ambienti della Chiesa tedesca, in tedesco gira quei «rumor» al cardinale Castrillòn, il quale a sua volta li gira al Papa). Infine c’è pure il pasticcio del  Fatto  che accredita un evidente malinteso sull’attentato (come vedremo).
Tuttavia, nonostante queste assurdità, dietro questa vicenda ci sono cose interessanti. Anzitutto vediamo il testo. Sfrondato di assurdità, sciocchezze e pettegolezzi, la sostanza starebbe nelle dichiarazioni che l’arcivescovo Romeo avrebbe fatto in Cina sulla morte del Papa (e che –  ripeto –  l’interessato ha smentito di aver fatto). Ebbene, nel testo del documento il cardinale non parla affatto di complotto per uccidere il papa: afferma semplicemente che il Pontefice avrebbe un anno di vita. Sono stati i suoi ascoltatori cinesi a concludere erroneamente che era la previsione di un attentato. E  Il Fatto  rilancia questa impressione trasformandola in notizia: «Complotto di morte». Pare evidente che se Romeo avesse notizie di un tale complotto non andrebbe certamente a spifferarle in Cina a destra e a manca, ma le comunicherebbe anzitutto al Santo Padre (di cui afferma di essere uno dei più stretti collaboratori) e/o agli organi competenti.
UNICA VERA NOTIZIA E’ CHE E’ USCITA FUORI DALLA SANTA SEDE – Cosa c’è allora dietro questa assurdità?
C’è probabilmente uno dei tanti boatos che da qualche mese circolano in Curia (luogo di spifferi e pettegolezzi). La voce, che era giunta anche al sottoscritto, secondo cui il Papa Ratzinger sarebbe malato di tumore e avrebbe pochi mesi di vita. Potrebbe essere questa chiacchiera – rimbalzata da una tonaca all’altra – che ha ingenerato in qualcuno l’equivoco sull’«attentato». Ma si tratta di chiacchiere (oltretutto sgradevoli).
L’unico fatto vero, che ieri è stato confermato, è il viaggio privato di cinque giorni a Pechino del cardinale Romeo, nel novembre scorso. Ma – per quanto possa apparire strano un tale viaggio (oltretutto così breve), da parte dell’arcivescovo di Palermo, a Pechino (dove è in corso una dura persecuzione dei cattolici) – sarebbe assai singolare che un prelato che viene dalla carriera diplomatica si lasciasse andare, in Cina, a tali discorsi.
È  semmai ipotizzabile che un viaggio del genere – di cui finora nessuno era a conoscenza (se non il Vaticano) – sia stato in realtà una missione diplomatica riservata. E può darsi che qualcuno abbia voluto portarlo alla luce. Anche perché è noto – specie dopo la polemica dei giorni scorsi del cardinale Zen su Asianews – che sull’atteggiamento da avere nei confronti del regime cinese e della persecuzione dei cattolici fedeli al Papa, vi siano posizioni diverse e anche molto conflittuali.
Quello che stupisce del resto è proprio lo stillicidio di documenti riservati che dalla Segreteria di Stato, ormai di continuo, filtrano all’esterno, verso i mass media. Segno di una situazione ormai fuori controllo e di una guerra aperta, mai vista prima. Anche perché, appena il 28 gennaio scorso, il Segretario di Stato Bertone aveva riunito i capi dicastero intimando a tutti il massimo riserbo e la massima sorveglianza su tutti i documenti. Come non detto…
Un vaticanista attento, Andrea Tornielli sostiene che «l’unica vera notizia sta nel fatto che un appunto – autentico, seppure così palesemente sconclusionato – inviato da un cardinale al Papa e transitato per la Segreteria di Stato poco più di un mese fa, sia a disposizione dei media. Segno che la pubblicazione delle lettere di monsignor Viganò al Papa e al cardinale Bertone, come pure gli appunti e i  «memo»  sullo Ior e altri documenti dei quali si è discusso in questi giorni, fanno parte di una strategia e s’inseriscono in una evidente lotta interna al Vaticano, dagli esiti incerti e comunque devastanti. Una lotta che ha sullo sfondo non soltanto la successione al cardinale Bertone, ma anche il conclave».
Insomma, dopo la critica di Marco Travaglio alla scelta del giornalista Lucio Magri di recarsi in Svizzera per sottoporsi all’eutanasia, ecco un’altra trovata di Padellaro e co. Quale sarà la prossima mossa di un giornale in palese crisi d’identità?
(Fonte: Libero)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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