Ecco i dettagli della sentenza contro Apple in Irlanda e come funziona il regime fiscale irlandese nei confronti delle multinazionali.
Al fine di attrarre il capitale delle multinazionali, l’Irlanda ha previsto un regime fiscale piuttosto favorevole. Non a caso, Dublino ha assunto, in alcuni quartieri della città, dei tratti molto differenti rispetto alla ridente cittadina caratteristica con cui siamo abituati ad immaginarla (e per chi ci è stato, a ricordarla).
In particolare, il quartiere chiamato Grand Canal Docks, che i dublinesi hanno ribattezzato “Google Docks”. Partendo da O’Connell Bridge e passeggiando lungo il Liffey River, si incroceranno tanti grattacieli a mo’ di New York. Indicatore della profonda trasformazione della capitale irlandese, come non bastasse la crisi dei pub (di cui abbiamo parlato qui).
Una trasformazione partita nella seconda metà anni ’90, quando l’Irlanda fu ribattezzata la Tigre celtica, avendo conosciuto una grande crescita economica spinta soprattutto dalla finanza. Ma ora tutto questo potrebbe cambiare, dopo la sentenza che ha colpito Apple, che lì ha la propria sede fiscale europea. Insieme ad altri colossi come Google e Meta, giusto per citarne altre due.
Vediamo di cosa si tratta e come funziona il regime fiscale irlandese nei confronti delle multinazionali.
Come funziona il regime fiscale in Irlanda
Come ricorda Il Primato Nazionale, l’Irlanda vanta la Corporate income tax più bassa in Europa, Nel periodo contestato dalla Commissione europea questa è passata dal 24% al 20% nel 2000, al 16% nel 2002 e al 12,5% nel 2003.
Ciò significa che in circa un quarto di secolo, Apple (oggetto della sentenza) avrebbe accumulato “solamente” 13 miliardi di tasse da pagare nell’Isola di Smeraldo, nonostante la correzione dei ruling reputati incoerenti con le regole del mercato comunitario.
Le Big Tech, ad esempio, con ricavi superiori ai 750 milioni di euro sono state costrette a corrispondere un’aliquota del 15% sui ricavi, cosa che fino a qualche anno prima era impensabile, considerando che il regime fiscale precedente portava molto spesso le aziende a corrispondere un’aliquota inferiore all’1%.
In particolare, il sistema irlandese prevede un autentico triangolo formato da
- un’azienda statunitense
- una compagnia controllata in offshore
- una compagnia con sede in Irlanda
Sentenza su Apple della Corte Ue cosa cambia
Veniamo ora alla sentenza contro Apple, che apre nuovi scenari anche per le altre Big Tech, che a questo punto potrebbero ripensare alla loro presenza fiscale in Irlanda.
Lo scorso 10 settembre, la Corte di giustizia dell’UE, ha ritenuto che la società californiana avrebbe beneficiato di due ruling fiscali in più di un ventennio che avevano ridotto sensibilmente il suo carico fiscale, arrivando addirittura nell’anno 2014 alla quota dello 0,005%.
I ruling fiscali permetterebbero a uno Stato di accordarsi con un’azienda per scegliere un regime fiscale particolare, attirandola quindi sul proprio suolo. Nel caso dell’Irlanda troviamo due tipologie di ruling diverse, una per ogni succursale di Apple di diritto irlandese: Apple Operations Europe (AOE) e Apple Sales International (ASI).
Qual è la conclusione? Che Apple deve pagare 13 miliardi di euro di tasse all’Irlanda, non corrisposte come avrebbe dovuto. Gli irlandesi dovrebbero festeggiare, ma forse, alla lunga, potrebbero invece uscirne danneggiati in caso di fuga di questi colossi.
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