Qualcuno, forse, si ricorderà ancora della app Immuni, lanciata a fine giugno per opera del Governo Conte II al fine di permettere una lotta più incisiva contro la Pandemia da Covid-19. Almeno in teoria, la app Immuni serviva per avvertire tramite smartphone della vicinanza di una persona positiva al nuovo Coronavirus.
In realtà, il flop alla base della app Immuni era annunciata già sul lato tecnico, visto che si basava sulla tecnologia Bluetooth e non GPS, al fine di salvaguardare la privacy degli utenti. Ma la prima è molto meno precisa della seconda. Poi c’era il problema dell’incrocio dei dati relativo ai positivi. Infine, la diffidenza di molte persone già esposte ad un monitoraggio costante dei propri spostamenti e delle proprie abitudini tramite telefono.
Ad onor del vero, le cose non sono andate meglio nel resto d’Europa con altre app, grosso modo per le medesime ragioni. Un flop che, almeno in Italia, fa notizia. Non fosse altro per il terrorismo mediatico che è stato fatto contro gli italiani durante il periodo pandemico. Con una coda ancora persistente tutt’oggi.
Finalmente, il Governo Meloni ha spento definitivamente la app Immuni.
App Immuni addio dal 31 dicembre
Come riporta IlSole24Ore, dal 31 dicembre sarà dismessa la Piattaforma unica nazionale per la gestione del Sistema di allerta Covid-19 e la relativa applicazione Immuni.
Secondo la circolare del Ministero della salute, non solo la app non funzionerà più ma dovrà anche sparire dagli store dove si scaricano o acquistano applicazioni di tutti i sistemi operativi.
L’App Immuni perde anche tutte le sue funzioni relative al Green pass, ormai anche esso in fase di definitiva cessazione. O, secondo i più scettici, sospensione momentanea in attesa d nuove future dittatoriali decisioni governative. Servirà solo per conservare quelli già in essere, mentre non potrà servire per acquisirne di nuovi.
App Immuni flop: i numeri
Per quanto concerne i numeri del flop della app Immuni, essi già erano eloquenti nel maggio 2021. Quindi a circa un anno dal suo lancio. Come riportò Linkiesta, infatti, gli utenti che la hanno installata sono stati quasi dieci milioni e mezzo (quindi poco più di 1 italiano su 6) e gli utenti positivi segnalati sono stati circa 18mila su 4 milioni di contagi. Mentre meno di 100mila persone hanno ricevuto un messaggio di esposizione sospetta con persona già contagiata.
Tra le ragioni dell’insuccesso, a parte lo scetticismo di sentirsi monitorati da una app, anche quelle squisitamente tecniche. Come il mancato funzionamento sugli smartphone sprovvisti di servizio Google, mentre i modelli Huawei hanno potuto impiegarla solo da febbraio 2021. Quindi 8 mesi dopo il lancio. Per non parlare dei telefoni di vecchia generazione, anche essi esclusi non prevedendo app, ancora usati da anziani e meno abbienti.
Infine, i soliti ritardi di chi di dovere, con il governo Conte II che ci ha messo ben 6 mesi per istituire un call center per aumentare l’integrazione tra il servizio e le aziende sanitarie territoriali.
Flop simili si sono registrati altrove, come detto. In Francia, Germania e Gran Bretagna similari esperimenti non hanno portato alcun frutto.
Si chiude dunque un altro capitolo, di un libro chiuso quasi 3 anni che speriamo stia raggiungendo il suo epilogo.
App Immuni quanto è costata
Come riporta Libero, tra investimenti e campagne di comunicazione (fallimentari) e stanziamenti alla bisogna abbiamo sborsato più di 700mila euro. Così divisi: 34mila euro all’inizio per promuoverla. Altri 230mila euro a marzo del 2021 per l’adesione alla convenzione Consip dei concat center. Poi altri 218mila euro per lo stesso motivo, nell’autunno dell’anno scorso; ancora 220mila euro messi dal Dipartimento per la trasformazione digitale a novembre.